Era il 3 maggio 2014 quando sotto gli occhi di tutte le più alte cariche dello Stato, Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio, Presidente del Senato, affiancati dai massimi esponenti sportivi quali il Presidente del CONI e della FIGC si consumava il più sonoro schiaffo della criminalità al mondo dello sport. Genny 'a carogna, dopo una plateale trattativa con le forze dell'ordine autorizzava a giocare. Sì, autorizzava, quel «
si può giocare» fu la resa dello Stato e dello sport. E tralasciamo la sovrabbondanza di tifosi napoletani presenti in quella curva rispetto alla capienza. La stesso sovraffollamento che si vedeva durante il recente Napoli-Real. "Motivi di ordine pubblico" e sociale...
Allora si decise di chiudere gli occhi e fare come il presidente del Consiglio: girarsi e andare via. Nessuna commissione parlamentare si fece domande sulle influenze della criminalità nel mondo del calcio. E vabbé, per rispondere a Genny 'a carogna: "
facitece stà quieti".
Ora da un'inchiesta della Procura di Torino sulle infiltrazioni criminali al nord è emerso che un capotifoso si vanterebbe di avere un ruolo di massima influenza presso la tifoseria, cosa che ne avrebbe fatto un interlocutore della security della Juventus. Il capotifoso in questione è figlio di un affiliato o addirittura di un boss di una cosca ndranghetista della Calabria.
L'ipotesi investigativa è che la Juventus avrebbe ceduto biglietti a queste rappresentanze di tifosi per garantire l'ordine in curva. Società bianconera vittima o complice? Per la Procura torinese sarebbe vittima di un ricatto ben organizzato. A quanto è dato riscontrare, non è la stessa cosa per la Commissione parlamentare Antimafia.
Il presidente della Commissione così si è rivolta all'avvocato Chiappero durante la sua audizione: «
Il fatto che anche senza Rocco Dominello le cose continuavano ad andare avanti, dimostra che la 'ndrangheta c'è. Ci sono intercettazioni in cui si parla di Rosarno, di capi ndranghetisti potentissimi. Cosa avete intenzione di fare? Sono contenta che non ci siano responsabilità penali, ma il fenomeno esiste». Il presidente dell'Antimafia chiede alla Juve cosa ha intenzione di fare?!! Assistiamo a un Kenedismo dei castelli romani? "Non chiediamoci cosa noi istituzioni dobbiamo fare per le persone (anche quelle giuridiche), quanto piuttosto queste cosa devono fare per deresponsabilizzarci"?
Si chiede alla Juventus di assumersi non solo l'onore, ma anche l'onere della lotta alle mafie e rispondere poi di un eventuale insuccesso? Ce lo chiediamo perché ci pare di assistere, undici anni dopo calciopoli, a un'inversione dell'onere dei ruoli. Non solo, si sta attuando la stessa spettacolarizzazione: "
vogliamo sentire Andrea Agnelli". E nel mezzo a rimanere schiacciata è la Juventus.
Uno dei membri della commissione parlamentare, Marco Di Lello, concedendosi ai giornalisti ha affermato: «
Non possiamo tollerare che le società si affidino alla criminalità organizzata per pacificare le curve». Forse non si è accorto che la criminalità non nasce intorno al mondo del calcio, ma vi si avvicina perché non è stata adeguatamente combattuta e fermata a monte.
Chi accusa la Juventus di aver cercato di calmierare la tifoseria, ignora che ci sono norme federali che addebitano alle società le responsabilità di uno striscione o di un qualsiasi coro come ad esempio "merda" gridato dai bambini. Si ignora che la lotta alla criminalità persa fuori dagli stadi da procure e forze dell'ordine, non può essere vinta in tribuna col dispiegamento degli stewards. Né, come opportunamente fatto notare dall'avvocato Chiappero, si può chedere alla Juventus di accertarsi della fedina penale di qualcuno che ti avvicina quando quella stessa persona non è sta segnalata dalla Digos come persona in odore si criminalità.
Qui se ci sono dei colpevoli sono la FIGC (incaricata di pubblico servizio) che con norme bizzarre addebita alle società le gesta anche di un singolo tifoso (ma solo se si deve colpire la Juve); e quegli stessi politici che pretendono nascondere le proprie incapacità in tema di ordine pubblico sia negli impianti che fuori. Sui politici infine stendiamo il classico velo pietoso, assistere a lezioni di etica e morale da alcuni di loro è ridicolo.
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