L'avv. Morescanti è stata bravissima a mettere alle corde il m.llo Di Laroni il 13 novembre scorso. Se possibile lo è stata ancora di più nel farlo
con alcune affermazioni errate. Ricordiamo che Di Laroni si era presentato come una figura qualificata con esperienza ventennale e che, in entrambe le udienze a cui ha partecipato, non ha lesinato di ripetere che tutto il lavoro svolto sulle sim straniere deriva proprio da questa sua grande esperienza. Eppure, alle disquisizioni tecniche dell'avv. Morescanti non ha risposto da esperto del settore, non l'ha corretta, anzi sono venuti fuori dei “si, è possibile”. A destare maggior scalpore, in chi ha una elementare conoscenza del funzionamento di una rete, è questa parte di controesame:
Morescanti «Lei ha controllato se la cella, che voi asseritamente dite è stata quella più agganciata dal telefonino usato dal Fabiani ... è una SRB oppure è una MSC?»
Di Laroni «No, non l'abbiamo controllato»
M «Quindi può darsi che una cella agganciata dall'utenza 751 finale o 584 finale, addebitata al Fabiani, abbia agganciato una MSC piuttosto che una SRB? È possibile?»
DL «Ma è sempre una deduzione, però...»
M «No!»
Casoria «In astratto è possibile?»
DL «In astratto si» (!!!)
L'avv. Morescanti spiega anche al giudice: «Questa SRB da' esattamente l'indicazione di dove si trova il mio terminale. L'MSC è un'ulteriore cella che serve da aggancio per le altre SRB. Voglio dire, se io chiamo con la mia utenza e la mia utenza si aggancia a questa MSC, noi non possiamo proprio capire dove sono io. Perché l'MSC può agganciare tutte le SRB che sono intorno! Capito il senso? Allora io chiedo: le celle agganciate dal terminale verosimilmente in uso al Fabiani, hanno agganciato sempre SRB oppure hanno agganciato anche MSC?»
DL «Io non l'ho verificato, non sono in grado di risponder
gli» (!!!), ma non finisce qui, «Per risponder
gli dovrei rianalizzare i tabulati. Dovrei aprire i tabulati originali e sicuramente troverò la risposta».
Per capire meglio di cosa stiamo parlando, questo è lo schema di sintesi del funzionamento di una rete GSM:
Cosa accade quando effettuiamo una chiamata? Il cellulare converte la voce in dati ed invia il segnale alla Stazione Radio Base (BTS) più vicina, cioè a ricetrasmettitori e apparati di sostegno. Le BTS sono poi gestite da dei BSC (Base Station Controller) che si occupano dell'assegnazione dei canali radio e degli handover. Quindi arriviamo finalmente ai famosi centri di commutazione, i
Mobile Switching Center, chiamati a gestire l'instradamento delle chiamate, coordinare gli handover tra BSC o tra se stesso ed un altro MSC, connettersi ad altri sistemi e registri come l'HLR, il VLR etc.
Per rendere meglio l'idea di come sia
improponibile pensare che un telefonino possa connettersi con una centrale di commutazione, eccola in foto:
Nulla di quanto detto è tremendamente complesso da non poter essere assorbito da chi dovrebbe avere un'infarinatura generale della materia legata al suo mestiere. Soprattutto tenendo conto del tempo che poteva impiegare per assorbire tutto ciò: “vent'anni”. Purtroppo - per il maresciallo - questa è solo l'incongruenza più grossa, non l'unica.
Morescanti «Questo gestore svizzero, aveva un roaming preferenziale con un gestore italiano? L'avete controllato?»
Di Laroni «Bisognava... cioè na rogatoria ... dovevamo interpellare Sunrise, non l'abbiamo controllato»
Rogatoria? Interpellare il gestore straniero? Perché non chiederlo ai gestori italiani o, ancora più semplicemente, perché non fare una ricerca tra i comunicati stampa? Questi sono accordi che vengono annunciati pubblicamente.
Un incredibile buco nell'indagine emerge poi da mancate semplici verifiche sulle zone in cui erano situate le celle agganciate dalle utenze straniere:
M «Avete verificato se, queste celle agganciate nella città di Messina, erano vicine allo stadio?»
DL «Mah... qualcuna sicuramente si, però non sono in grado di dirlo, non lo ricordo! Non lo ricordo! Non lo ricordo!»
Con la solita “calma”, il teste afferma inoltre di non aver verificato il nome/luogo dell'albergo in cui si trovava Fabiani, così come non è stato verificato neppure se a Roma venivano mai agganciate le celle situate nei pressi dell'abitazione dello stesso. Cioè, «per astratto», il telefonino con la sim straniera poteva trovarsi pure in caserma a Roma, dopotutto non hanno mica verificato! Così come non hanno verificato se Fabiani si trovasse nella propria abitazione quando quella sim si attivava (pedinamenti, intercettazioni, riprese a tutto spiano e non una verifica come questa?) o approfondito la conoscenza delle utenze italiane che chiamavano quei numeri:
M «Voi avete detto: c'è uno 06... Loria Armando, c'è un 333... non ho fatto in tempo ad annotare il nome, c'è un Apostolico, c'è un altro numero che riguarda un certo Piccolo Ludovico Antonio, chi sono queste persone?»
DL «Non lo sappiamo»
M «Hanno contatti col Fabiani?»
DL «Con la scheda
verosimilmente ricondotta al Fabiani, poi...»
Parliamo di associazione a delinquere, c'è gente che contatta un presunto associato vicinissimo al “boss”, ne individui i nominativi, li riporti nell'informativa e non sai chi sono?
Non comprendiamo perché un maresciallo dell'Arma dovrebbe essere teso durante una normale deposizione in aula, praticamente è routine, forse è l'orgoglio ferito nel vedersi contestare lavoro e credibilità, va bene... Forse questa ferita non gli permette quella lucidità per controbattere al volo, per correggere l'avvocato, per mostrare quello che vale. Allora la Morescanti questa volta gli sottopone un semplice tabulato, un qualcosa che in “vent'anni d'esperienza” deve aver visto migliaia di volte. Anche in questo caso il maresciallo si perde in dei vuoti di memoria, dicendo di non poter ricordare tutti i codici delle celle e le loro posizioni. Daccordo non ricordare la posizione esatta di una cella (cosa che non hanno nemmeno mai verificato) ma come si fa a non riconoscere l'identificativo della centrale o gli altri dati “ripetitivi” del tabulato? E, sempre per restare nei tabulati, come si fa - in due udienze, non una - a non venire a capo del gran pasticcio delle centinaia di presunte telefonate che forse sono cinque, o tre, o una del tutto? Come non distinguere una telefonata dall'handover tra le celle? Come cercare di giustificare questa grave lacuna dicendo che ogni operatore ha un timestamp diverso?
Non esiste la possibilità di agganciarsi a quattro operatori differenti nello stesso momento, anche per una logica e semplice questione legata alla fatturazione della chiamata stessa!
Dulcis in fundo la confusione tra “black list” e “warrant list”. L'altro buco delle verifiche sulle celle delle utenze italiane: sono le stesse di quelle straniere? Il non aver mai esternato se stiamo parlando di rete GSM o UMTS, fondamentale per la teoria de “l'aggancio a più celle” oltre che per la dimensione delle stesse ed una serie di altri discorsi che evitiamo di fare in questa sede.
Capirete dunque che noi non ce l'abbiamo con l'Arma, né col povero Di Laroni, anche se la prima domanda che ci siamo posti è: negli ultimi vent'anni, quanti processi potrebbero essere stati influenzati da questa “esperienza”? Qui non torna nulla e non possiamo far altro che prenderne atto. Allora con chi prendersela? Ovviamente con chi ha esaminato, prima di noi, prima delle difese e prima della stampa (sic!) tutto questo materiale:
i pubblici ministeri Beatrice e Narducci.
Se di tutti questi teoremi non riescono a fornire una spiegazione plausibile nemmeno gli agenti che hanno firmato le informative,
come hanno fatto a darsi una spiegazione i PM? I ROS di Roma sembrano soliti fornire delle informative un po' confusionarie (confusionarie per chi non è un ROS, per carità, non sviliamo nulla) quando si parla di tabulati e di intercettazioni, è per questo motivo che esistono decine di consulenti che hanno il compito di riordinare i dati forniti dalla polizia giudiziaria per formare una perizia utile ai PM che conducono l'indagine. Perché Beatrice e Narducci non hanno richiesto una perizia chiarificatrice? Perché non l'ha fatto nemmeno De Gregorio?
C'era da forzare la mano su un'indagine che non riesce a reggersi nemmeno sugli indizi che ha generato o è semplice superficialità? Chissà se oggi il maggiore, pardon...
colonnello Attilio Auricchio, che fornisce lezioni sulla tutela del segreto istruttorio all'università di Napoli (e qui ci sarebbe da aprire una lunga parentesi), riuscirà a sbrogliare questa matassa ed a fornirci una risposta.
10 Novembre 2009, Tribunale di NapoliAvv. Messeri «La sua esperienza deriva da titoli di studi particolari, esperienza fatta sul campo?»
Di Laroni: «Esperienza sul campo, ventennale, iniziando dai radio base degli anni 90 con i primi cellulari»
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