Centoventi anni e non li dimostra. La Juventus non dimostra la sua età perché è un highlander e non perché si fa le plastiche o s’inietta botulino. Perché è rimasta con la mentalità che le dette il suo primo “presidente Fiat”, Edoardo Agnelli, che il 24 luglio 1923, durante il discorso che seguì la sua elezione al vertice bianconero, dichiarò: «
Dobbiamo impegnarci a far bene, ma ricordandoci che una cosa fatta bene può essere sempre fatta meglio». Ecco, amo la Juventus perché ha mantenuto l’impegno indicato dal figlio del Senatore Giovanni, e con questa mentalità, in centoventi anni di storia, come me ha fatto innamorare altri milioni di persone. E non solo perché, contando solo le affermazioni della prima squadra, in competizioni ufficiali ha vinto sessantanove titoli, più di uno ogni due anni, trofei che avrebbero potuto essere ancora di più senza il black-out che seguì il proditorio episodio di Calciopoli, bollato dal grande Enzo Biagi come «
Una sentenza pazzesca perché costruita sul nulla».
Amo la Juventus perché durante il “ventennio”, per merito del suo presidente “in pectore”, il Conte Giovanni Mazzonis, non si omologò al Regime, rifiutando di indossare la “cimice fascista”. La amo perché, con il suo nome così ecumenico, mi evita di fare il tifo per una città che non è la mia, e la amo anche per quella sua particolare, e storica divisa. Amo la Juventus perché non si arrende mai, perché sa vincere anche quando non te lo aspetti. Perché non si siede sugli allori, visto che la vittoria più importante è sempre la prossima. Perché quando perde, e può succedere, prima fa autocritica e solo dopo cerca cause esterne. Perché è lotta e costanza, grinta, fiducia, speranza e coraggio, come quelli che vogliono riuscire nella vita. Perché quando ho cominciato ad apprezzare il calcio, nella Juve c’era Sivori. Perché sussulto ogni volta che ne sento il nome o vedo insieme il bianco e il nero. Perché in tanti, per far finta di non invidiarci a causa dei risultati sportivi, dicono di disprezzarci per inesistenti favori che riceviamo. E poi, sono anche così stupidi da crederci. E rosicano quando vinciamo, magari godendo quando perdiamo l’ennesima finale di Champions, dimenticando che loro sono anni che non vincono un bel niente e, nello stesso periodo, brancolano per i bassifondi della classifica. La amo perché quando la vado a vedere per l’Italia, è sempre come se giocassimo in casa, tanti siamo. Anche questo fatto di essere in tanti è fonte di orgoglio: abbiamo ragione noi, in tanti, a essere bianconeri, o quello sparuto gruppo d’incazzosi a far tifo per il viola? Avremo ragione noi a tifare per la squadra che fu di “Le Roy” Platini, o quella piccola masnada bauscia a tifare per la squadra di “Veleno” Lorenzi? Noi ad amare la squadra del “Gigante buono” o quei quattro gatti a sbavare per la squadra del “Pompiere”?
E poi: volete mettere la soddisfazione di vedere le squadre di quegli arraffoni, egoisti ed accentratori degli abitanti dei capoluoghi regionali, che perdono regolarmente contro la mia Juventus? Questo è un altro bel motivo che sostiene ulteriormente noi bianconeri nel nostro tifo irriducibile. Noi, che siamo nati bianconeri e bianconeri moriremo: il tifo calcistico ci è nato dall’emulazione, dalle gesta di atleti-eroi che hanno rapito il nostro cuore in tenera età, ed è una scelta pura, che si fa da bambini. E quando sei per una squadra, per quella resti tutta la vita, non fai come i Berlusconi, i Fede e i Galliani.
Amo la Juve perché solo lei poteva essere mandata in Serie B dopo aver vinto uno scudetto che la stessa Magistratura ha giudicato regolare (la Magistratura “vera”, non quella caricatura che è la giustizia sportiva), subito dopo aver giocato, quasi in famiglia, la finale del Mondiale di Germania. Perché Sir Alex Ferguson «
… faceva vedere ai suoi giocatori le videocassette della squadra di Lippi e diceva: non guardate la tattica o la tecnica, quella l’abbiamo anche noi, voi dovete imparare ad avere quella voglia di vincere». Perché, come diceva Conte «
Chi affronta la Juve fa sempre la partita della vita. Per noi è normale amministrazione». Perché quando Palmiro Togliatti chiedeva a Pietro Secchia «
Cos’ha fatto ieri la Juve?» e Secchia tergiversava, il primp proseguiva con «
E tu pretendi di fare la Rivoluzione senza sapere i risultati della Juve?. Infine, perché, come diceva Giampiero Boniperti, per la Juve «
Vincere non è importante, ma è l’unica cosa che conta». Specie se tutti gli altri rosicano.
E in questo tuo centoventesimo compleanno, ti ricordo cosa dice sempre una mia amica:
la frase più bella da dedicare alla Juve non è «Juve ti amo», ma «Juve in vantaggio!». Buon compleanno, o mia amatissima, continua così.
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