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Eventi di F. DEL RE del 08/11/2017 09:33:48
Grazie Maestro

 

Maestro lo chiamano. Da anni, ormai. Perché ha insegnato calcio, ha disegnato calcio, ha inventato calcio. Come tutti i grandissimi nella storia del football, Andrea Pirlo è unico, è caratteristico, non se ne sono visti prima, né se ne vedranno altri uguali a lui, dopo di lui.
E' un giocatore che se vestisse una muta anonima e se indossasse una maschera a coprirgli il volto sarebbe comunque riconoscibile per il suo incedere lento, ma sicuro, calmo, ma efficace, elegante, ma deciso.

E per questo grazie. Grazie per essere stato un modello, un riferimento, un calciatore di talento straordinariamente superiore, nel carezzare il pallone coi piedi, nel narrare poesia, filosofia, arte e geometria coi piedi che obbedivano alla testa, ad un cervello pari al talento, ovvero superiore, e di gran lunga, alla media. Pirlo gioca come se i suoi occhi fossero sugli spalti e non sul campo; Pirlo vede i movimenti degli altri 21 attori in campo, Pirlo conosce tempi, velocità e qualità dei suoi compagni ed in tempo reale trasforma ogni sua giocata nel passaggio ideale, nella traiettoria perfetta. Pirlo dà "del tu" alla palla, che lo omaggia compiendo traiettorie impossibili, potenti, veloci, eleganti: calci di punizione divini, passati alla storia. Pirlo è il piacere del gioco, è l'antitesi di un calcio fatto di calci, di un football di corsa e di muscoli e di poco altro. Pirlo è colui che andrà per forza insegnato nelle scuole calcio affinché il gioco rimanga quello stupendo esercizio di filosofia, cultura, arte e geometria applicate allo sport.

Ma Pirlo non sarebbe stato Pirlo se un Maestro non gli avesse insegnato a fare il maestro. Parlo del Sor Carletto Mazzone, che un giorno qualsiasi nella provincia bresciana prese un giovane trequartista di talento, uno dei tanti che c'erano in Italia in quel periodo, e lo spostò venti metri dietro, sulla linea di ruvidi mediani di categoria, per lanciare e disegnare calcio in favore di altri due splendidi campioni: Toni e soprattutto il Divino Roberto Baggio, agli sgoccioli di una carriera irripetibile.

Perché Pirlo non aveva l'istinto da serial killer del trequartista talentuoso; non aveva la rapidità di esecuzione nel breve. Aveva tutt'altro e di più. E Mazzone lo capì, in quanto Maestro di calcio, di quelli veri, di quelli che ti insegnano un mestiere nel mentre ti spiegano come si sta al mondo. Pirlo non giocherà più al calcio e questa è una tragedia per il calcio, una delle tante, quando smette un talento assoluto. E quindi semplicemente lo ringraziamo per tutto.

Grazie Maestro. Grazie Maestri.

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