E’ roba da vecchietti come me: se parli di Magnusson a giovani tifosi bianconeri, molto probabilmente questi cadranno dalle nuvole, non ricordando il biondo svedese che aiutò Heriberto Herrera a fare quel quasi miracolo nella Coppa dei Campioni 1967/68.
E’ la stagione 1967/68, col ritorno del campionato a sedici squadre. Il campionato lo vince il Milan, quel Milan che tra le sue fila schiera Kurt Hamrin, soprannominato “Uccellino”, alla Juventus con scarsa fortuna nella stagione 1956/57. Una stagione travagliata, quella in bianconero, costellata d’infortuni, tanto che il folletto svedese, l’anno dopo è stato venduto per far posto a Sivori e Charles: non si potevano tesserare più di due giocatori stranieri. Ma ora le frontiere sono chiuse: impossibile per la Juventus trovare forze fresche all’estero per prepararsi a giocare la Coppa dei Campioni, cui aveva diritto per la vittoria dello Scudetto nell’anno precedente. In effetti, una buona dose di ricostituenti la Juve l’aveva trovata con l’acquisto di Gigi Meroni, ma la rivolta del popolo granata convinse Gianni Agnelli e Orfeo Pianelli a non depositare il contratto in Lega. Mentre dal vivaio si affacciava in prima squadra Franco Causio, ci si accontentò di un altro granata, Simoni, ma non era proprio la stessa cosa. In compenso, ma solo per le partite di Coppa dei Campioni, la Juventus fa rientrare dal Colonia, cui l’aveva dato in prestito, un altro svedese, l’attaccante esterno Roger Magnusson. Nato il 20 marzo 1945 a Montsteras, vicino a Kalmar, si era affermato nell’Atvidaberg, dove aveva giocato cinque anni. Schierato in coppa, lo svedese aiutò Hertiberto Herrera a fare uno dei suoi capolavori: arrivare in semifinale, cosa mai riuscita alla squadra di Charles e Sivori.
Sono sei, le gare che lo svedese gioca in coppa con i colori bianconeri. I sedicesimi di finale iniziano senza di lui, con la squadra che supera l’Olimpakos per lo zero a zero di Atene e il due a zero di Torino, siglato da Zigoni e Menichelli. Il 29 novembre esordisce a Torino, nell’andata degli ottavi di finale contro il Rapid Bucarest. Tosti e ordinati questi romeni: il primo tempo termina senza particolari occasioni per passare in vantaggio. Nel secondo tempo, però, la prevalenza bianconera si fa sentire sempre più e il gol è nell’aria. Al 58° Sacco crossa dall’ala e nessuno dei tanti che salta riesce a deviare di testa: la palla arriva a Magnusson che si coordina e lascia partire un gran tiro al volo, con il pallone che schizza sul palo interno e quindi in rete. E’ il gol della vittoria per uno a zero, non replicato nonostante le numerose azioni da rete della nostra Juve: bella partita e ottimo esordio per lo svedese. Vale la pena di ricordare quella formazione: Anzolin, Salvadore, Leoncini; Bercellino 1°, Castano, Sacco; Magnusson, Del Sol, Zigoni, Cinesinho, Menichelli.
La rete di vantaggio è poi difesa con i denti nel ritorno, dove i romeni dimostrano di essere più bravi a difendere che ad attaccare e il Nostro raccoglie il secondo gettone di presenza. Più movimentata, almeno nel punteggio, la doppia sfida nei quarti con l’Eintracht Braunschweig. In Germania, assente Magnusson, all’inizio fa tutto Kaack: ci porta in vantaggio con un’autorete e poi pareggia; Dulz e Berg portano il risultato sul tre a uno, prima che Sacco accorci le distanze. A Torino, per la regola delle reti in trasferta, basterebbe vincere uno a zero per passare il turno, ma questa regola non è ancora in uso: stavolta Magnusson non riesce a segnare ed è la rete di Bercellino 1° per l’uno a zero, all’88°, su rigore, che ci consente di andare allo spareggio di Berna. Qui, è proprio il nostro Magnusson che al 55° sigla la rete che vale le semifinali. Se nella Coppa del 1961/62 trovammo l’insuperabile muro del Real Madrid, anche la stavolta la sorte ci impone un ostacolo troppo grosso per noi, il Benfica di Eusebio e Torres: l’iniezione di classe determinata dalla presenza di Magnusson nel doppio confronto, non basta a superare il turno. Sono proprio i due campioni ricordati che siglano il due a zero di Torino, con Eusebio che, con un’altra rete, sancisce l’uno a zero per i lusitani nella gara di ritorno. E il nostro Roger, se colleziona meno presenze di altri compagni, con le due reti segnate è il nostro top scorer di coppa.
Perdurando il blocco per l’acquisto di calciatori stranieri e non potendo disputare la Coppa dei Campioni della stagione seguente, la Juventus cede Magnusson all’Olympique Marsiglia, ove finalmente otterrà i trionfi sportivi che meritava e si confermerà per quell’ottimo atleta che aveva fatto vedere a Torino: con i transalpini vincerà due campionati, due coppe nazionali e una supercoppa di Lega. Il suo apporto e i suoi dribbling furono così apprezzati, che i tifosi biancocelesti lo soprannominarono il “Garrincha svedese”. Un peccato che criteri autarchici e oscurantisti ci abbiano impedito di gioire per le gesta di Magnusson anche in campionato
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