Per la stagione 1977/78, agli ordini di Trapattoni, arrivano in bianconero Pierino Fanna dall’Atalanta, Pietro Paolo Virdis dal Cagliari e Vinicio Verza rientra dal prestito al Vicenza. Il campionato, ancora a sedici squadre, è matematicamente nostro già alla penultima, il 30 aprile, per l’uno a uno con la Roma all’Olimpico: ininfluente la vittoria del Comunale nell’ultima di campionato, un tre a due che caccia il Vicenza, secondo classificato, a ben cinque punti di distanza. I “lanieri” (un tempo, i biancorossi si chiamavano Lanerossi Vicenza) hanno tra le loro file il capocannoniere del torneo, quel Paolo Rossi cresciuto nelle giovanili bianconere e che, con un iter assai travagliato tornerà infine a vestire la nostra casacca: ne riparleremo a fine mese.
A questo diciottesimo scudetto, che bissa quello dell’anno precedente, non riusciamo ad associare la Coppa dei Campioni, in quella che sta iniziando a divenire una sorta di maledizione. A Torino, in semifinale superiamo il Bruges con quell’uno a zero che i belgi ribaltano al ritorno, belgi che andranno a poi a perdere la finale di Wembley con il Liverpool. Che Boniperti avesse messo insieme una grande squadra, lo dimostra la Nazionale di Bearzot ai Mondiali d’Argentina, che si qualifica al quarto posto, con otto-nove bianconeri in formazione. In Coppa Italia, manchiamo il primo posto nel girone di qualificazione alla finale.
L’annata è funestata da due avvenimenti: il 30 ottobre, durante Perugia-Juventus, il calciatore dei “Grifoni”, Renato Curi, si accascia e muore in pochi istanti sul terreno di gioco; il 15 novembre muore a Brescia Marcello Giustiniani, nel Comitato di Presidenza bianconero nel 1954/55. Altri due eventi abbastanza insoliti costellano l’annata: dal 29 maggio, l’allenatore in seconda, Romolo Bizzotto sostituisce Trapattoni nelle ultime due gare in cartellone per la Coppa Italia, col Trap in missione Argentina per seguire i suoi ragazzi in Azzurro ai Mondiali; il 31 maggio Virdis, mentre tenta di entrare allo stadio prima di Juve-Taranto, alla richiesta di esibire i documenti da parte delle Forze dell’Ordine, fa la voce grossa con gli agenti ed è arrestato per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale. Rilasciato in tempo, scende in campo e firma la rete del tre a uno finale sui salentini.
Dei quarantaquattro punti utilizzati per la vittoria del diciottesimo scudetto, due li dobbiamo a Marco Tardelli…. anche se non se esiste documentazione filmata, totalmente ovattata dalla nebbia. Da un bel po’ di minuti, infatti, una nebbia meneghina DOC la stava facendo da padrona a San Siro, rendendo quasi nulla la visuale di Inter-Juventus. Molto più che flou, era proprio un cercare di indovinare cosa succedesse dalla parte opposta del terreno di gioco: ecco perché, visto lo zero a zero, la scarsa visibilità, il freddo e l’umidità, in tanti si erano già alzati e avevano lasciato lo stadio. Quand’ecco, a cinque dal termine, l’urlo di gioia dei tifosi bianconeri assiepati dietro la porta nerazzurra. Pochi secondi, ma che parevano non passare mai, ed ecco Tardelli arrivare di corsa verso la propria panchina, braccia al cielo, per festeggiare con i compagni. La gioia si estende, “sulla fiducia” a tutti gli spettatori di fede bianconera: anche se non si sapeva come, ormai era certo che eravamo in vantaggio. Un gol non inquadrato dalla RAI e immaginato in seguito solo grazie alle parole dei pochi che l’avevano visto.
Era il diciotto dicembre 1977, undicesima d’andata di andata, l’arbitro era Michelotti, di Parma. Contro l’Inter di Bordon, Anastasi e Altobelli, Trap aveva mandato in campo la Juventus con: Zoff, Cuccureddu, Cabrini; Furino, Morini, Scirea; Causio, Tardelli, Virdis, Gentile e Bettega.
PS. David Hamilton (1933-2016), inglese, architetto e fotografo, diviene famoso negli anni ‘70 e ’80 per le sue fotografie di ragazze adolescenti, spesso bionde e con occhi chiari, in spesso in dèshabillè, in momenti di riposo o nell’intimità, con un uso costante della metodica flou.
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