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Eventi di S. BIANCHI del 11/02/2018 15:27:53
11.02.1938: nasce Dell’Omodarme

 

Carlo Dell’Omodarme nasce l’11 febbraio 1938 a La Spezia, ma presto si trasferisce con la famiglia a Torino. Per quel bambino abile col pallone tra i piedi, tutto destro, veloce e dal dribbling facile, si apre la strada delle giovanili bianconere, che percorre interamente fino a passare nella rosa della prima squadra, come ala destra, nell’annata 1956/57. L’esordio, che è anche l’unica gara di Dell’Omodarme per quel campionato, è del 10 marzo 1957, a Udine: un maleaugurante e secco tre a zero per i padroni di casa. Era il secondo anno di Puppo, da lì a breve sostituito Depetrini, l’anno in cui Umberto  Agnelli prese in mano le sorti della squadra. La Fiat veniva prima, e il necessario allontanamento di Gianni Agnelli aveva portato al periodo dei “Puppanti”, una squadra di volenterosi giovani, con qualche emergente, guidati da Sandro Puppo. In quell’anno di transizione, Umberto si guardò intorno e pose le basi logiche della sua prima rivoluzione bianconera, quella che avrebbe portato alle imprese del “Trio Magico”. Il nostro volenteroso Dell’Omodarme, brillante ma dribblomane, subì l’epurazione, anche perché avrebbe avuto poco spazio nel ruolo, destinato a Bruno Nicolè.

Non è che la Juventus non creda più in lui, tanto che non lo cede a titolo definitivo, ma lo manda in prestito: al Parma in Serie B, poi all’Alessandria in Serie A, infine per tre anni al Como, ancora in serie cadetta, dove, l’8 maggio 1960 stabilisce un record con la storica cinquina rifilata al Cagliari. Nel 1961 la SPAL acquista metà del suo cartellino, ma nel 1963 Dell’Omodarme torna a Torino nell’ambito dell’operazione di mercato che porta Bozzao a Ferrara. Non è più la Juve del “Trio Magico”, di cui resta il solo Sivori, anche Umberto Agnelli ha lasciato, e Dell’Omodarme si trova in una società che ha intrapreso una politica di risparmio, peraltro condotta con poco criterio. Nel corso della stagione c’è anche un cambio di allenatore, nella speranza che un certo lassismo degli atleti lasci ancora il posto a una maggior professionalità e senso di squadra. Il passaggio di consegne da Amaral a Monzeglio, non determina gli effetti sperati. In quest’annata deludente, comunque, Dell’Omodarme dà il suo contributo, che consiste in ventuno gare condite da tre reti.

Per la stagione 1964/65, a dare ordine in campo, nello spogliatoio e nella vita privata dei giocatori bianconeri, è scelto un allenatore che arriva a Torino col soprannome di “Sergente di Ferro”: è il paraguaiano Heriberto Herrera, che ha dato buon segno di sé in Spagna e che, per motivi di precedenza con l’Herrera interista, è presto soprannominato “HH2”. Il “Movimiento” di Heriberto, che imponeva alla squadra un gioco corale in cui tutti dovevano saper fare tutto e praticare il pressing difensivo per catturare il pallone e iniziare la ripartenza, imponeva anche allenamenti più severi… e una vita privata “da atleti”. La novità portò la squadra fino alla finale di Coppa delle Fiere, persa col Ferencvaros, e soprattutto alla finale di Coppa Italia. A Roma, il 29 agosto, la formazione bianconera per la finale contro l’Inter era disegnata con Anzolin, Adolfo Gori, Leoncini; Bercellino I°, Castano, Salvadore; Dell’Omodarme, Del Sol, Traspedini, Cinesinho, Menichelli: la rete dell’uno a zero finale era proprio di Menichelli, siglata al quindicesimo del primo tempo. Questo è l’unico alloro di Dell’Omodarme in carriera, se si eccettua lo scudetto con la squadra De Martino della SPAL. In questa stagione il contributo dello spezzino fu minore, sia per maglie indossate, tredici, che per reti segnate, solo una.

Nella stagione seguente, l’ultima di Dell’Omodarme in bianconero, con la squadra oltretutto orfana di Sivori, il nostro offre il suo usuale contributo (ventisei gare e una rete) ma nessun titolo è conquistato al termine di una stagione da dimenticare a livello di squadra. Dal 1966/67 torna a Ferrara, dove resta fino al '69, poi va alla Sarzanese, alla Cuoiopelli, fino a tentare l’avventura nel soccer americano, disputando una stagione con i Rochester Lancers.

Quest’atleta dotato di estro e fantasia, non alto ma solido, tutto destro, generoso e forse un po’ egoista, non ha avuto fortuna alla Juventus, perché c’è arrivato in due periodi sfavorevoli per le condizioni della squadra. Nel primo, lo sventurato periodo dei “Puppanti”, che proprio perché in maggioranza giovani e volenterosi, con queste sole caratteristiche non potevano andare molto avanti; nel secondo periodo, dopo il distacco di Umberto Agnelli, si era passati a una gestione societaria in economia, ma anche d’imperizia sul mercato, con una squadra che non era nemmeno l’ombra di quella a cavallo tra gi anni ‘50 e ’60. Se Dell’Omodarme avesse potuto inserirsi in una Juve “più normale”, la sua pagina di Wikipedia sarebbe stata molto più lunga, e molto più piccolo sarebbe stato il numero di squadre di cui Dell’Omodarme ha indossato la casacca. Però, un po’ ci ha messo del suo: il suo dribbling era spettacolare, tanto che il suo marcatore, al novantesimo, aveva mal di testa, ma con quel nome più da capitano di ventura che da calciatore, se qualche volta non avesse rallentato il gioco, forse la sua carriera sarebbe stata migliore.
Nota: alcuni siti indicano la data di nascita al 12 febbraio, mentre i testi stampati riportano prevalentemente l’11 febbraio.

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