Nel vocabolario, la stella è un corpo celeste dotato di luce propria mentre, in araldica, la stella significa l’aspirazione a cose superiori. Nel calcio può avere un significato mutuato dall’araldica, come avviene nello stemma del Peñarol, che esibisce undici stelle a indicare gli undici campioni che scendono in campo, oppure rispondere a un concetto puramente decorativo, come quella che appare nello stemma del Manchester City. In altri casi la stella, non nello stemma, bensì cucita sulla casacca, indica i risultati raggiunti.
La prima squadra al mondo a poter applicare sulle maglie di gioco un segno distintivo che segnalasse la vittoria di dieci campionati nazionali è stata la Juventus, e il fatto avvenne per la richiesta in tal senso che il nostro Presidente, Umberto Agnelli, inoltrò alla Lega Nazionale Professionisti. La Lega trasmise la richiesta al Consiglio Federale della FIGC, che, il 3 maggio 1958
“… delibera l'istituzione di un particolare distintivo di cui possono e potranno fregiarsi le società che abbiano vinto 10 campionati di Divisione Nazionale Serie A”. Il 10 luglio, il Direttivo della Lega decise anche come dovesse essere tale distintivo:
“Per la conquista di 10 campionati di Serie A viene istituito uno speciale distintivo costituito da una stella d'oro a cinque punte. È stato espresso al Consiglio Federale il parere che la Juventus, fregiatasi appunto di 10 scudetti, applichi sulle proprie maglie anche tale distintivo”. Ecco perché, che nelle foto e nei filmati Youtube della stagione seguente, i nostri eroi appaiono con la stella d’oro sul petto.
Anche in quello precorremmo i tempi: la moda della stella in filo d’oro cucita sulle maglie ha avuto dei seguaci. La Juventus, che nel frattempo, nonostante Guido Rossi, di stelle sul petto ha diritto a esibirne tre, è affiancata in ciò dal Rapid Vienna, dall’Anderlecht, dall’Ajax e dal Benfica, mentre quattro ne può esibire l’Olympiacos, in ragione dei quarantaquattro campionati greci conquistati. Anche il Bayern Monaco esibisce quattro stelle sulla casacca, ma c’è un trucco: i ventotto campionati vinti gli valgono le quattro stelle per la direttiva del 2004 della Deutsche Fussball Liga, che concedeva una, due, tre o quattro stelle a quelle squadre che avessero vinto, rispettivamente tre, cinque, dieci o venti campionati nazionali.
Fate attenzione: non so altrove, ma in Italia, nonostante l’iter descritto in precedenza, l’utilizzo della stella d’oro sulle maglie non è normato in alcun modo se non, indirettamente, nel “Regolamento delle divise da gioco”, che nell’articolo dieci prevede come le maglie delle squadre debbano avere l’approvazione preventiva da parte della Lega Calcio.
Due parole sugli eventi che portarono alla Stella. Umberto Agnelli, dopo il rischio della retrocessione nel precedente campionato, decise per un profondo restyling della parte tecnica: Brocic sostituì Puppo in panchina, e accanto ai “sopravvissuti” Stacchini e Boniperti rientrarono il portiere Mattrel, lo stopper Ferrario e arrivarono i nuovi attaccanti Nicolè, Sivori e Charles. Per far posto al possente centravanti gallese Boniperti, pur senza rinunciare alla via della rete, arretrò la propria posizione iniziando una nuova giovinezza, trasformandosi da grande centravanti in grandissimo rifinitore.
Qualche ovvia lacuna, determinata da quell’imponente turnover, fu brillantemente superata da quando, molto presto, nel “Trio delle Meraviglie” o “Trio Magico” iniziò a carburare l’intesa e Charles, Sivori e Boniperti iniziarono a confezionare gol a grappoli. Per inciso, fosse ancora disponibile, vi consiglierei, al riguardo, la lettura del libro di Bernardi & Novelli “Tre Re per la Signora” (Graphot). Quella macchina da guerra bianconera, che manterrà per anni la supremazia nel calcio italiano, aveva già compiuto il rodaggio in quella sua prima stagione e il 4 maggio 1958 conquistò lo Scudetto, il decimo, con ben tre giornate di anticipo. Riparleremo di questo torneo trionfale il 24 maggio, in occasione di un nuovo capitolo della storia bianconera.
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