Il ritorno in campo della Famiglia Agnelli, nella persona del suo giovanissimo Presidente, Umberto, desideroso di non ripetere gli stenti sportivi degli ultimi due anni e soprattutto di riportare la Juventus ai fasti di cui era stata abituale frequentatrice, fece sì che la profonda azione di rinnovamento tecnico e del parco giocatori portasse immediatamente la squadra al nuovo trionfo in campionato.
All’inizio erano pochi a prevedere il successo finale dei bianconeri, accreditando di maggiori possibilità la Fiorentina, ma presto il Trio Magico iniziò a carburare alla grande e, gradualmente, la Juventus si scrollò di dosso tutte le contendenti. L’ultima a cedere fu proprio la Fiorentina, che alla trentunesima giornata, a Torino, non riuscì a modificare lo zero a zero di partenza. Era il 4 maggio, e il pareggio ottenuto portava i bianconeri a quarantasette punti, con la certezza matematica del titolo: con tre partire d’anticipo, la Juventus aveva conquistato il suo decimo Scudetto.
Il giovane Presidente, prima della gara, era sceso negli spogliatoi:
“Ragazzi, se vinciamo oggi, siamo Campioni d’Italia”. Lui era sicuro del buono che aveva seminato, e come la Storia dimostrerà, era proprio lui, il fratello “meno appariscente” e osannato, che faceva risorgere la squadra da momenti bui, inaugurando periodi fecondi di vittorie. Forse non c’era bisogno del suo invito: la squadra era composta di volpi, se non vecchie, già astute e certamente abilissime col pallone tra i piedi. E per uno Stivanello un po’ intimorito davanti all’impresa, c’era sempre un Sivori a rincuorarlo. Sentite Giorgio Stivanello
“Mi venne una tremarella così forte in campo che non riuscivo nemmeno a stoppare un pallone (…) Omar si accorse del mio stato, mi venne vicino e mi disse: tranquillo, Giorgio, ti sto vicino io. Appena mi trovavo il pallone tra i piedi lo passavo a lui, e un po’ alla volta quella paura di vincere passò”. Nel titolo, però, si parla di notturne: eccoci al nocciolo della questione.
E’ il 24 maggio 1958, trentaquattresima e ultima giornata di campionato. Agli ordini dell’arbitro Grignani di Milano, a Torino sono di scena la Roma di Losi, Ghiggia, Da Costa e Lojodice contro i bianconeri, che Brocic manda in campo in formazione quasi titolare: Mattrel, Corradi, Garzena; Emoli, Ferrario, Montico; Nicolè, Boniperti, Charles, Sivori e Stivanello, con Montico e Stivanello a sostituire Umberto Colombo e Stacchini. A salutare il pubblico, l’ultima impresa del Trio Magico: Sivori (6° minuto) e Charles (rigore al 41° minuto) mettevano il risultato in cassaforte già nel primo tempo; a ribadire la superiorità bianconera, al terzo della ripresa, la rete di Boniperti. Sono questi, tra l’altro, gli stessi tre marcatori che avevano dato il via alla meravigliosa cavalcata dello Scudetto della Stella, col tre a due esterno inflitto al Verona nella gara iniziale del campionato. Risultati del tutto in linea con la stagione appena conclusa, in cui la Juventus, in trentaquattro gare aveva segnato ben settantasette reti (con trentatré di differenza reti), con una quaterna di Sivori e tre triplette di Charles.
La cosa inconsueta di quella gara è che si giocò in anticipo, di sabato, ma soprattutto in notturna, grazie al risultato già acquisito per quanto riguarda l'assegnazione dello Scudetto e grazie al fatto che la Juventus era stata la prima Società di calcio italiana a installare l’impianto d’illuminazione artificiale sul proprio terreno di gioco. Come detto, quella serata speciale, che configurava dell’
ennesimo primato italiano della Juventus, è stata griffata dai suoi tre giocatori più rappresentativi. La novità della gara in notturna, però, non parve essere molto apprezzata dal pubblico di casa: per quell’inaugurazione, con orario d’inizio alle 21.15, il pubblico che andò a festeggiare la squadra non fu molto numeroso: solo ventunomila paganti, per un incasso di quindici milioni di lire. I tifosi dovevano ancora abituarsi ai trionfi conquistati sotto la luce artificiale.
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