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Eventi di N. REDAZIONE del 25/05/2018 08:55:48
La prima Coppa Italia della Juventus

 

di A. Pavanello

Nel mese in cui si evoca la conquista della tredicesima Coppa Italia da parte della Juventus, è il caso di ricordare un episodio forse dimenticato dai più: la prima coppa nazionale vinta dai bianconeri.

E’ vero che, rispetto a competizioni nazionali di altri Paesi, in Italia quella che a volte è stata soprannominata “la coppetta” non ha mai goduto di una grande stima. Forse una delle cause sta nel fatto che la prima edizione si svolse nel 1921/22, quando si creò la scissione tra FIGC e CCI (Confederazione Calcistica Italiana): il vincitore del trofeo fu il Vado. Ma il torneo poi non venne più disputato, fino alla stagione 1935/36.
Nella stagione 1937/38, la Juventus era meno lucente rispetto a quella del recente Quinquennio, dove alcuni dei protagonisti dell’epopea come Varglien, Monti e “farfallino” Borel giocavano ancora e dove si fecero notare future stelle come Foni, Rava e Gabetto (che però brillerà col Torino, prima di conoscerne il tragico destino). L’allenatore è Virginio Rosetta, che fece parte del famoso trio bianconero “Combi-Rosetta-Caligaris” del Quinquennio.
Secondo le regole vigenti in quel periodo, il torneo iniziò nel settembre 1937 con le qualificazioni delle squadre partecipanti alla serie C dell’epoca, seguite da tre giornate eliminatorie tra i club rimasti in gara. I club di Serie A entrarono in gioco a partire dai sedicesimi di finale.
Il sorteggio della Coppa Italia abbinò la Juventus all’Aquila. Rosetta fece scendere in campo una squadra senza i vari titolari e così la squadra abruzzese ne approfittò per andare in vantaggio nel primo tempo. Ma nella ripresa la musica cambiò e i bianconeri ribaltarono il vantaggio degli ospiti con Borel II per due volte e poi Monti e Dante chiusero il conto.
Il turno successivo (ottavi di finale) vide uno scontro “tutto piemontese” tra la Juventus e Alessandria, ancora una volta si tratta di una partita unica che si svolse, come raccontano le cronache dell’epoca, su un terreno di gioco molto difficile. La Juve vinse di misura con un gol di Tomasi.
Il 6 gennaio 1938 si disputarono i quarti di finale: gli accoppiamenti misero di fronte Juventus e Atalanta. Ancora una volta partita unica e ancora una volta, per sorteggio, si giocò in casa. Per la squadra bergamasca fu un supplizio, infatti Felice Borel, in giornata positiva, segnò due gol, suo fratello Aldo e Varglien II ne segnarono altri due, senza dimenticare la doppietta di De Filippis.
Il 21 aprile si disputò la semifinale tra Juventus e Ambrosiana Inter: i nerazzurri si erano laureati Campioni d’Italia appena tre giorni prima, con due punti di vantaggio proprio sulla Juventus. La squadra milanese si presentò senza sette titolari al Comunale (il sorteggio aveva, ancora una volta, designato il Comunale come terreno): la partita fu praticamente a senso unico, anche perché la Juventus si impegnò e con le reti di Tomasi e Foni (su rigore), la Juventus accedette, per la prima volta nella sua storia, alla finale.

La finale fu disputata con partite di andata e ritorno; i bianconeri si ritrovarono di fronte i “cugini” del Torino, che eliminarono il Milan in una doppia semifinale (il primo incontro tra granata e rossoneri era finito in parità e il secondo incontro venne vinto dal Torino solo dopo i tempi supplementari).
L’andata si giocò al Filadelfia e la squadra di Rosetta sfruttò la maggior freschezza atletica, venendo fuori alla distanza. Bellini portò in vantaggio i bianconeri e dopo il pareggio ad opera di D’Odorico nel primo tempo, De Filippis e ancora Bellini, nel secondo tempo, chiusero l’incontro.
Il ritorno si disputò al Comunale sette giorni dopo, l’8 maggio. Fu il Torino a passare in vantaggio con Baldi, poi però l’incalzare degli attacchi bianconeri permisero dapprima il pareggio con Gabetto e poi il vantaggio, sempre con lo stesso Gabetto. Il risultato così ottenuto alla fine del primo tempo, non cambiò nella ripresa.

La squadra bianconera aggiunge dunque un altro trofeo a quelli già in bacheca...

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