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Eventi di S. BIANCHI del 23/06/2018 13:54:32
Auguri a Pietro Fanna

 

Fanna arriva in bianconero nel 1977, a consolidare il buon rapporto della Juventus con quella società orobica, in cui Pietro ha messo in luce un buon talento. E’ un’ala destra, ma sa svariare anche dal lato opposto, è veloce ed è dotato sia di fantasia tattica, sia di tecnica individuale, ma, all’occorrenza, Trapattoni lo utilizza anche come seconda punta con Bettega o Virdis. Quando arriva alla Juve è ancora molto giovane, e nel ruolo, davanti a sé ha quel mostro sacro di Causio, parco di parole, ma da cui, per imparare, basta guardarlo.

Il Trap lo getta nella mischia alla fine del girone d’andata della stagione 1977/78, a Pescara e in casa con la Roma. Sono due vittorie (due a uno e due a zero), e in entrambi i casi il tabellino riporta Fanna tra i marcatori. Anche nella notte di Bruges, pur eliminati grazie a un arbitro non all’altezza, tutti possono ammirare un Fanna in grande spolvero. Il giovanotto non ha molto altro spazio in quel campionato, oltretutto, quasi sempre utilizzato fuori ruolo: più importante sarà il suo contributo agli scudetti 1981 e 1982.

Sentite cosa scriveva Caminiti: «Per Trapattoni, che riusciva a trovare difetti perfino in Causio, (Fanna, N.d.R.) deve rispondere a certe esigenze, chiudere, coprire, aderire alla fascia di competenza, insomma sono continui rabbuffi». Insomma, i due non vanno d’accordo. Anche per questo, probabilmente Fanna avverte eccessivamente il peso della responsabilità di giocare in una grande squadra: «Sapeste quanto mi carico al pensiero che qualcuno creda in me! Ho superato in questo modo le perplessità che mi hanno assalito nel vestire la maglia bianconera. Si arriva a Torino e si prova l’impressione di toccare il cielo con un dito, poi si rimane come schiacciati dal peso di tanta responsabilità».

Nel tempo, i dubbi su di lui non diminuiscono, ed anche i tifosi, dopo i primi tempi d’innamoramento per questo talento giovanissimo, non credono più tanto in lui, a iniziare da chi scrive. Giornalisti, tifosi (e Trap?) iniziano a mugugnare. Il ragazzo non cresce: lo si aspetta per ben cinque stagioni, maturerà. I gol che fa sono pochi, ma spesso sono veramente belli. In seguito subisce la concorrenza di “Nanu” Galderisi, più giovane di età ma più determinato, e soprattutto di Marocchino, certamente meno estroso di Fanna ma più potente e comunque, più utile alla squadra di quanto non riesca a esserlo Pierino. Ecco perché si arriva alla cessione, anche se Causio, il “Barone”, nel frattempo era passato all’Udinese.

Nell’estate 1982, Fanna passa al Verona. I gialloblù lo pagano caro, poiché, al tempo, un miliardo e mezzo è ancora molto. Nella città di Romeo e Giulietta, scaricato di attese insostenibili per un carattere fragile come il suo, finalmente esplode, definitivamente strepitoso. Strepitoso come l’inaspettato scudetto veneto, costruito su un assemblaggio di “scarti” delle varie squadre da parte dell’astuto Bagnoli, con un gioco all’italiana che in tanti pensano di arginare, ma che invece li vede sconfitti. Eccellente nell’Atalanta, deludente alla Juventus, strabiliante nel Verona, ancora deludente all’Inter, dopo il nuovo trasferimento. Insomma, non riesce a essere uno dei tanti: deve essere coccolato, considerato, ha bisogno di continue pacche sulle spalle. All’Inter pensavano che lo staff bianconero non avesse saputo valorizzare il giovanotto, nel frattempo diventato adulto, ma dimostrarono ancora una volta poca saggezza calcistica.

Resta che le irresistibili progressioni palla al piede, le galoppate sulle fasce, culminate con taglienti cross al bacio per il colpo si testa del centravanti appostato sul secondo palo, rimangono ricordi episodici del Fanna che vestì la nostra casacca: di quello che avrebbe potuto essere, resterà il rimpianto di averlo potuto ammirare nella maglia nerazzurra dei bergamaschi e in quella gialloblù del Verona. Peccato, ci avevamo fatto la bocca. Anche in Nazionale risente dei problemi che ha evidenziato in bianconero, tanto da giocarci solo quattordici volte e comunque solo dopo la sua partenza da Torino, dove, in cinque stagioni dal 1977 al 1982, ha disputato centoquarantasette gare e segnato venti reti.

Il suo palmares parla prevalentemente bianconero, con gli scudetti del 1978, 1981, 1982 e la Coppa Italia del 1979: con i campionati vinti a Verona (1985) e con l’Inter (1989) s’iscrive di diritto al club dei cinque calciatori italiani ad aver vinto scudetti con tre diverse squadre. Eccoli, tutti con militanza bianconera: Giovanni Ferrari, otto scudetti con la Juventus (cinque e una Coppa Italia), l’Ambrosiana-Inter (2) e il Bologna (1); Sergio Gori, quattro scudetti con la Juventus (uno e una Coppa UEFA), l’Inter (2) e il Cagliari (1); Aldo Serena, quattro scudetti con la Juventus (1, più una Coppa Intercontinentale), il Milan (2) e l’Inter (1); Attilio Lombardo, tre scudetti con la Juventus (1, più Supercoppa di Lega, Champions League, Coppa Intercontinentale e Supercoppa UEFA), la Sampdoria (1) e la Lazio (1).

Pierino Fanna nasceva il 23 giugno 1958 a Moimacco, in provincia di Udine. Auguri per i tuoi sessant’anni, amico mio: ora che fai l’allenatore di calcio, a parte una vita ancora lunga e felice, ti auguro possa scoprire tanti talenti tra i giovani che alleni, e che con la tua esperienza possa aiutarli a diventare campioni.


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