Morto un papa, se ne fa sempre un altro. Il vecchio adagio ben si adatta al ruolo di allenatore, soprattutto quando si parla di squadre abituate a galleggiare nella parte medio-bassa della classifica, come il Palermo, e dirigenti umorali, come Zamparini. Da tre anni e mezzo, il motto vale anche per la ex-Juve, ora
New Holland, che in meno di quattro stagioni è riuscita a schierare la bellezza (bruttezza?) di cinque allenatori. Tanto per fare un confronto impietoso, la vecchia dirigenza si avvalse in 12 anni solamente di Lippi, Ancelotti e Capello. Vale la pena di ricordare, inoltre, che
nelle ultime quattro stagioni per tre volte chi si è seduto sulla panchina della Juve alla prima giornata non è poi arrivato all’ultima: Deschamps si dimise nel 2007 a due giornate dal termine, Ranieri fu esonerato nel 2009 a due giornate dal termine e Ferrara ora viene “lasciato andare” poco dopo la metà del campionato. Un ruolino del genere non ha precedenti neanche nella scalcagnata formazione nerazzurra pre-farsopoli!
Dunque, passati Deschamps e Ranieri, che dovevano guidare la New Holland per un progetto quinquennale, ma hanno chiuso anzitempo la loro avventura in meno di due stagioni, ora tocca anche a Ciro Ferrara preparare le valigie, dopo avere bruciato in pochi mesi una credibilità costruita attraverso vent’anni di successi a Napoli e a Torino, dove ha vinto come giocatore praticamente tutto ciò che c’era da vincere.
Il povero Ciro ha goduto dei favori di tifosi e mass-media per molti mesi: tutti gli hanno perdonato la completa assenza di gioco ed idee della sua squadra, sostenendo che un nuovo modulo e nuovi giocatori avevano bisogno di tempo per esprimersi al meglio. Ma poi, mentre la vetta della classifica si allontanava rapidamente e tutti gli obiettivi svanivano, anche quelli che all’inizio sembravano più entusiasti gli hanno girato le spalle.
Come al solito, l’assoluta disorganizzazione societaria ed il vergognoso disinteresse dimostrato in questi anni dalla proprietà hanno trovato una vittima sacrificale nell’allenatore.
È inutile ripetersi riguardo l’inutilità di questa girandola di allenatori, quando è ormai evidente che il problema sta alla radice, molto più in profondità.
Dispiace solo che le scelte scellerate di John Elkann abbiano distrutto, oltre alla Juve, anche molte vecchie bandiere, che non meritavano una sorte tanto ingrata. L’ultimo della serie è Ciro Ferrara, che ogni juventino preferirà ricordare con la maglia della vera Juve, piuttosto che con il giaccone da allenatore della New Holland.
Ciro chiude la sua poco invidiabile carriera da allenatore dei bianconeri con 15 vittorie, 5 pareggi e 11 sconfitte, la maggior parte delle quali rimediate negli ultimi due mesi. Insomma, una caporetto che ha spinto qualche disperato juventino a rimpiangere addirittura il vituperato Ranieri.
Che la New Holland targata Ferrara non funzionasse, si era capito già in ottobre, quando i risultati nascondevano lacune imbarazzanti. In novembre, era quasi scontato che l’avventura del tecnico napoletano avesse i giorni contati.
Questi due mesi e mezzo sono serviti a Blanc e soci per diffondere nomi altisonanti (su tutti Hiddink e Benitez), così da illudere qualche anima candida bianconera ed edulcorare l’amara pillola in arrivo. Un po’ alla volta, ai nomi illustri, si è affiancata l’ipotesi di un traghettatore, con la strada già segnata: comunque vadano le cose, a giugno c’è da liberare il posto per un nuovo progetto. Anzi, un nuovo projectò. Chi poteva accettare una proposta tanto indecente? Uno alla volta, Zoff, Gentile (manca Cabrini…), Trapattoni, Vialli e qualche altro candidato più o meno virtuale, si sono auto-esclusi. Raschiando il fondo del barile è rimasto solamente Zaccheroni, che alle prime avvisaglie di benservito a Ferrara si era detto immediatamente pronto a raccoglierne l’eredità. E il motivo del suo entusiasmo è facilmente spiegabile. Dopo i fasti di Udinese e Milan (avventure risalenti a più di dieci anni fa), dove Zaccheroni riuscì addirittura a vincere uno Scudetto (più volte ricordato come il più fortunoso della storia), il mister di Cesenatico ha combinato ben poco. Lo ricordiamo affettuosamente per avere contribuito, sedendo sulla panchina della Lazio, ad una delle giornate più belle della storia del calcio, il
5 maggio 2002. In quell’occasione, Zac centrò il piazzamento in zona Uefa, per essere poi scaricato da Cragnotti (forse come “premio” per avere sconfitto l’Inter?). Poi fu la volta dei nerazzurri. Anche in quel caso, Zac subentrò a stagione in corso ed in effetti fece un buon lavoro, piazzandosi quarto (ottimo risultato, per quell’Inter), ma ancora una volta venne sacrificato per far posto a Mancini. Infine, giunse il turno del Torino di Cairo: finalmente una panchina dalla prima di campionato. Peccato solo che non sia riuscito ad arrivare a fine stagione, in quanto esonerato a metà della corsa dopo una serie impressionante di sconfitte.
E ora tocca alla New Holland. Cosa dire? Stando ai risultati, in giro c’è di meglio, ma anche di peggio. Insomma,
siamo di fronte ad un allenatore mediocre, che dà il meglio di sé quando subentra in situazioni complicate. Tutto sommato, considerando lo stato attuale dei bianconeri, appare la scelta più logica.
Cirdan mi perdonerà se gli rubo un commento, ma credo che calzi a pennello. Zaccheroni non dovrà traghettare un moderno transatlantico: “Qui stiamo parlando di una chiatta che non affonda solo per il nome. Zaccheroni è il degno Caronte”.
E allora il benvenuto lo diamo così: “Avanti un altro! In attesa del prossimo…”
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