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Attualità di M. LANCIERI del 25/08/2020 14:30:06
Il segreto del successo del Bayern Monaco

 

In un periodo storico tanto particolare, anche il calcio è impattato da cambiamenti che ci auguriamo siano temporanei, ma che al momento comportano una serie di effetti difficilmente immaginabili anche solo pochi mesi fa. E così capita di iniziare una nuova stagione poche ore dopo la finale di Champions League della precedente.
Un’edizione della ex-Coppa dei Campioni, quest’ultima, con troppe peculiarità per essere presa a metro di giudizio in tutto e per tutto, ma che ci ha comunque regalato una finale tra due formazioni oggettivamente forti ed un club campione d’Europa che andrebbe preso ad esempio per programmazione e capacità organizzativa.

Il Bayern Monaco ha alzato la coppa con undici vittorie, zero pareggi e zero sconfitte. E se le quattro partite più importanti le ha vinte dopo il lockdown, con evidenti differenze di condizione tra squadre di nazionalità differenti, anche prima aveva vinto sette incontri consecutivi, rifilando 10 gol in due partite al Tottenham nel girone e chiudendo la pratica degli ottavi contro il Chelsea già all’andata, con uno 0-3 senza storia a Londra. Poi, sicuramente il lockdown ci ha messo del suo e gli episodi non sono stati troppo favorevoli ai catalani, ma anche rifilare 8 gol in 90 minuti al Barcellona non capita tutti i giorni.
Il Bayern torna così a laurearsi campione d’Europa dopo sette anni dalla volta precedente, realizzando nuovamente il triplete e dominando in modo ancora più netto le avversarie nazionali ed internazionali.

A differenza del PSG, non ha giocatori-figurina (pur disponendo di una serie di autentici fuoriclasse, a partire dal portiere), né un multimiliardario che possa buttare nelle casse montagne di soldi ogni anno, ma ha costruito il proprio successo un passo alla volta, scegliendo ogni singola pedina in modo funzionale alle proprie esigenze.
Si pensi, ad esempio, alla serie di prestiti, acquisti e vendite avvenuti negli scorsi anni con la Juve, che si possono riassumere con il doppio scambio più o meno alla pari Vidal-Coman per Benatia-Costa. La somma delle età dei primi due è di 6 anni inferiore rispetto ai secondi, Vidal ha giocato tre stagioni a Monaco ed è stato poi ceduto per circa una ventina di milioni al Barça, mentre Coman qualche giorno fa è stato protagonista della finale di Champions League, con tanto di gol-partita. Al contrario, Benatia è stato ceduto un anno e mezzo fa ad una formazione del Qatar riuscendo ad evitare la minusvalenza (leitmotiv di gran parte delle cessioni juventine), mentre Douglas Costa è ormai solo un peso per il bilancio bianconero.

Altra storia emblematica è quella di Alphonso Davies: pescato in Canada e pagato 20 milioni, a dimostrazione che gli osservatori bavaresi sono molto attenti e senza pregiudizi riguardo nessun campionato, è stato schierato titolare in una finale di Champions League senza problemi. Dalle nostre parti, si dava per scontato che De Ligt facesse gavetta (tradotto: panchina) a Bonucci e Chiellini, perché gli mancava esperienza, nonostante pochi mesi prima ci aveva eliminato proprio in Champions League: mentalità diametralmente opposte.

Un altro elemento interessante da prendere in considerazione è la scelta dell’allenatore: dopo avere dato la squadra per tre anni in mano a Guardiola (che comunque ha lasciato in eredità una propensione al gioco di qualità sempre in evidenza) ed avere provato una serie di allenatori con il chiaro intento di vincere la Champions League (su tutti, Ancelotti, Sagnol ed Heynckes), il successo è arrivato con il “normalissimo” Flick, subentrato a Niko Kovac ad inizio novembre, a dimostrazione che l’allenatore è certamente un elemento molto importante, ma prima di lui viene sempre la capacità della società di programmare in modo attento.

Non è giusto cadere nella tentazione di prendere a modello ogni anno la squadra che vince, anche perché spesso si tratta di realtà molto distanti tra loro (segno che in vetta ci si può arrivare per molte strade diverse), ma se proprio lo dobbiamo fare, il Bayern Monaco è probabilmente uno degli esempi migliori (se non il migliore in assoluto) di capacità manageriale che si possa trovare al mondo.
Ad ogni modo, è doveroso complimentarsi con questo super-Bayern e in particolare con il "nostro" Brazzo Salihamidzic, che ne è direttore sportivo... e magari prendere qualche spunto per migliorarci.

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