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Sabato 14.09.2024 ore 18.00
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Attualità di P. CICCONOFRI del 22/10/2020 07:53:40
Informare o chiacchierare come al bar?

 

In questi anni, troppo spesso, ci siamo interrogati sul perché in Italia non esista una corretta cultura sportiva, senza mai arrivare ad una risposta che non faccia tristezza.

Mi sono soffermata qualche minuto nel prepartita Sky di Crotone-Juventus, ascoltando le parole dei present,i in particole di Condò: «Io sono disturbato per il punto di penalizzazione al Napoli, come sono disturbato dal punto che è stato tolto alla Roma perché Diawara è stato inserito in una lista diversa. Per me la classifica conquistata sul campo è sacra, ci sono le multe quando c’è un comportamento negativo di qualche tesserato, ma non i punti di penalizzazioni. Come sono certo che Gattuso e i giocatori avrebbero voluto giocare contro la Juventus, essenzialmente è stato il patron De Laurentiis a volere che la partita contro i bianconeri non venisse giocata. Allo stesso modo penso ad Andrea Agnelli, quando ha detto che tutti stanno aspettando due sconfitte di Pirlo. Ci sono altre diciannove squadre che non vedono uno scudetto da nove anni, tutti vogliono battere la Juventus. La questione di Calciopoli? Esisterà mai un punto dove si dice “ok, basta"? Perché impedisce al calcio italiano di aver una memoria del tutto condivisa».

Se realmente i media e i professionisti dell'informazione rispettassero il compito di condividere fatti e notizie, questo modo di pensare sarebbe respinto.

Chi non rispetta le regole deve pagare quanto previsto senza se e senza ma. Per cui De Laurentiis non ha rispettato il protocollo, il Napoli non si è presentato a Torino, sono giuste le conclusioni del giudice sportivo. Il fatto che comunque si continui ad orientare l’opinione dei telespettatori con affermazioni del tipo “andrebbe giocata”, “è una bella sfida di cui è brutto privarsi”, “io vorrei che fosse giocata”, non solo non rappresenta i fatti e le conseguenze già previste dalle norme, ma dà una giustificazione a chi ha fatto una scemenza. In questo modo il tifoso viene fuorviato, si sente penalizzato ingiustamente e certi atteggiamenti, in certi ambienti del tifo, possono essere anche pericolosi.

Quando poi si parla di Juventus, il comune sentimento popolare che Condò ha ben interpretato, cambia nettamente. Se il risultato del campo è sacro e si rifiuta l’idea di una vittoria a tavolino, come si può chiedere di mettere fine a calciopoli che ha riscritto due campionati? E soprattutto, per quale motivo il Napoli può e deve presentare ricorso avverso la decisione del giudice sportivo basata su regole certe e condivise e la Juventus dovrebbe mettere un punto sui suoi ricorsi per una condanna che nacque anche dallo stravolgimento mirato di regole e procedure?

Sarebbe ora, proprio per permettere al calcio di avere una memoria condivisa, che i professionisti scelti per arrivare al grande pubblico, abbiamo un’adeguata preparazione sugli argomenti che vanno a trattare, che lo facciano in modo imparziale e soprattutto che invitino tutti al rispetto delle regole senza creare favoritismi legati al tifo.

C’è inoltre sempre questo richiamo ai nove scudetti conquistati dalla Juventus, anche questi sul campo che, in base al discorso iniziale di Condò dovrebbero essere sacrosanti, ma che comunque giustificano chi non vede l’ora di vederla soccombere. L’invito per noi, sportivamente parlando, deve essere un altro: attrezzatevi per arrivare al livello della Juve e non sperate che la squadra più rappresentativa d’Italia regredisca per permettere a qualche altra realtà di vincere…

La storia, comunque la vogliamo vedere, è sempre quella: la Juve subisce un trattamento mediatico diverso rispetto gli altri. Vi sembra corretto ed educato?

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