Fabio Paratici indagato dalla Procura di Perugia per false dichiarazioni ai PM che investigavano sulle facili certificazioni di conoscenza della lingua per ottenere la cittadinanza italiana. Questa storia sarà il regalo di Natale all'Italia antijuventina.
Paratici è stato a dir poco inopportuno; una leggerezza che coinvolge mediaticamente l'immagine della Juventus. Inopportuno perché storia recente dovrebbe insegnare non solo ad essere, ma anche a sembrare inappuntabili. E si fanno anche figure barbine, come il chiamare il rettore di un'Università anziché quelli di un'altra.
Il dirigente bianconero con buona probabilità non ha commesso nulla di penalmente rilevante, ma si è dimostrato alquanto maldestro. Sarà forse stato il desiderio di accreditarsi a livello internazionale, sarà stata una disinteressata e cortese disponibilità verso un noto calciatore, rimane che il suo spendersi per Suarez ha come risultato quello di mettere di nuovo la Juve sotto il cattivo e pruriginoso faro dell'Italia antijuventina.
In tempi di covid-19 torna utile dare all'uomo comune un elemento "condiviso", e non c'è nulla di più unificante che il "dagli addosso alla Juve". Va così nel Paese che dovrebbe avere altre priorità.
Non sembra essere prioritario far chiarezza su quelle società e su quei dirigenti che in tempi di coronavirus potrebbero aver assunto comportamenti da "untori consapevoli". La magistratura ha accostato la tutela della salute pubblica al calcio solo quando ha voluto guardare nell'armadietto delle pomate della Juve (Guariniello), oggi pare stia trascurando qualche possibile tampone fraudolento. Su questi ad oggi non si sa più nulla per eventi colposi o dolosi. Il Paese ha le sue priorità: il comune sentire popolare.
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