Ieri pomeriggio è scoppiata la tempesta Super Lega. Dapprima L'UEFA insieme ad altre federazioni e leghe nazionali ha diramato un comunicato carico di minacce, poi l'ECA risponde con toni conciliatori affermando di voler cooperare con FIFA e UEFA per riorganizzare le competizioni dal 2024, infine i comunicati congiunti dei dodici club protagonisti dello scisma, per l'Italia cci sono Juventus, Milan e Inter.
Le minacce e gli appelli – «
Prenderemo in considerazione tutte le misure a nostra disposizione, a tutti i livelli, sia giudiziari che sportivi, ..., ai club interessati sarà vietato giocare in qualsiasi altra competizione a livello nazionale, europeo o mondiale, e ai loro giocatori potrebbe essere negata l'opportunità di rappresentare le loro squadre nazionali». Così rispondono le istituzioni calcistiche europee. Il commento vien da sé considerati club in questione e i giocatori interessati, le leghe nazionali possono permettersi di fare a meno di Juventus, Barcellona Real, United, City, eccetera? Quanto varrano in diritti televisivi dei campionati nazionali e quanto sarà affascinante una Champions League senza quelle dodici e qualche altra che sicuramente si aggiungerà?
Minacciare i giocatoriha un senso, visto che non hanno praticamente partecipato al processo decisionale dei club "ribelli"? Per professionisti che all'occorrenza vanno a giocare anche in Cina o Emirati Arabi per un ingaggio migliore è un minus non partecipare all'Europeo? Le federazioni non immaginano di dover richiedere un Ronaldo o un De Bruyne ai club della Super League. Non saranno più convocati i Messi e i Pogba, e anche qui: chi ci perde?
C'è un altro passaggio che suscita qualche perplessità, questo :«
Chiediamo a tutti gli amanti del calcio, tifosi e politici, di unirsi a noi nella lotta contro un progetto del genere». Se la guardo dal lato del tifoso juventino mi domando come può la FIGC chiederci di non tifare più per la Juve e in questa contesa parteggiare per chi da 2006 non ha fatto altro che offenderci con calciopoli, con Palazzi, con Sandulli, con Pecoraro, con I De Laurentis e i Lotito del caso. Come può? E queste istituzioni sportive, come possono arrogantemente vestirsi dell'autonomia e specificità dello sport e ora chiedere l'intervento a sostegno della politica? Sarò ripetitivo, ma: quel Malagò che
reclamava autonomia dalla politica per non veder escludere il tricolore dalle Olimpiadi, non sente nessun fastidioso prurito a leggere che si invoca proprio quella politica che a suo dire deve restare fuori?
La frattura in seno all'ECA – nella serata di ieri al primo comunicato dell'UEFA è seguito quello dell'ECA. La cosiddetta confindustria europea del calcio ha voluto smentire la Super Lega ma è tornata a chiedere un confronto con FIFA e UEFA per ridefinire i format delle competizioni continentali ed internazionali. Non ci era sfuggito tuttavia l'ultimo capoverso di quella nota: «
Il board dell'ECA nei prossimi giorni prenderà appropriate decisioni alla luce di ogni ulteriore sviluppo», un sintomi che la situazione era in divenire. E difatti si è poi appreso che Andrea Agnelli si era dimesso da presidente e aveva lasciato tutte la cariche negli organismi europei e si è scoperto che
i dodici club fondatori si erano già smarcati dalla stessa ECA.
I tentennanti – al momento in cui scriviamo rimane ancora ferma la non partecipazione di squadre tedesche e francesi, ma i tre posti da club fondatori lasciati liberi da Florentino Perez e Agnelli hanno già il cartello "riservati a Bayern Monaco, Borussia Dortmund, PSG", difficile immaginare che restino fuori e con loro potrebbero entrare società come Ajax o Porto.
I comunicati dei club fondatori – poco dopo la mezzanotte le società promotrici della Super Lega hanno diramato i comunicati dai propri profili ufficiali. Concentrandoci su quello della Juventus ci sono un paio di passaggi da evidenziare, passaggi che possono essere letti anche come una provocazione. Il primo: «
I club fondatori continueranno a partecipare alle rispettive competizioni nazionali e, fino all’avvio effettivo della Super League, Juventus ritiene di partecipare alle competizioni europee alle quali ha titolo di accedere». A Torino non lasciano, anzi raddoppiano. Come ciò si concilia con le minace dell'UEFA è da vedere. Su questo aspetto il comunicato bianconero afferma che «
la società costituita per la Super League potrebbe anche agire in via giudiziale al fine di tutelare i propri diritti». Magari questa volta Agnelli fa sul serio, non come in occasione dei tardivi ricorsi per calciopoli.
Nel comunicato della Juve scorgiamo anche un momento di debolezza. «
Tuttavia, la Società non può al momento assicurare che il progetto sarà effettivamente realizzato né prevedere in modo preciso la relativa tempistica». Detta così sembra la promessa del ponte sullo stretto di Messina. Si fa o non si fa?
I rischi – inutile negare che un evento del gene sia pregno di rischi. Innanzitutto sportivo per i club secessionisti; le condivisibili leve del romanticismo sportivo, del merito, delle favole sportive saranno utilizzate in modo massivo per screditarli agli occhi degli sportivi, soprattutto di quelli delle squadre escluse. Inoltre, se la creazione di questa nuova competizione dovesse arenarsi o si rivelasse non remunerativa come credono Florentino e soci, i club fondatori difficilemente potrebbero rientrare all'ovile. Nel caso solo chi ha un certo potere domestico saprebbe sopportare le conseguenze (immaginatevi la Juve che deve tornare col capo chino sotto la FIGC, sarebbe un fatale patibolo).
Si possono prevedere azioni di ostracismo istituzionale. In quest'ottica leggiamo l'appello dell'UEFA alla politica. Facciamo un esempio: in epoca covid la Super League incontrerebbe restrizioni maggiori rispetto alle competizioni sotto egida UEFA. I regimi fiscali potrebbero essere differenti, l'accesso ai canali di diffusione del prodotto potrebbero essere preclusi (radio e TV pubbliche non darebbero visibilità ai prodotti non federali). Vediamo poi leggermente svantaggiate Inter e Milan, che ai soggetti pubblici dovrebbero chiedere lo stadio per giocare... Rischi tutti calcolati, ma che ci sono.
Non da meno sarebbero i pericoli gravanti su superstiti delle competizioni tradizionali. Restando al solo appeal commerciale, i campionati e le coppe europee avrebbero un bacino d'utenza molto inferiore e una conseguente diminuzione di valore e di incassi. E al riparo da questa perdita non sono neanche i diritti già assegnati. Secondo voi DAZN che si è appena aggiudicata i diritti per i prossimi campionati di Serie A vorrà ancora corrispondere lo stesso compenso per un prodotto notevolmente inferiore (quasi nullo)? Lo stesso dicasi per Sky con l'acquisizione dei diritti per la CL fino al 2024.
Il rispetto e il pregiudizio – sono ore in cui si levano molti sdegnati cori verso quei club che "mossi solo dalla cupidigia si stanno organizzando una competizione chiusa, senza tener conto degli aspetti solidaristici", è una opinione legittima, un pensiero che potrebbe attecchire anche tra i tifosi delle squadre accusate. L'opinione non è più legittima se a propagarla è l'UEFA che
per motivi politici e commerciali ha abbandonato la vecchia Coppa dei Campioni in favore della Champions League. Il grido non è accettabile da chi si è fatto riempire di tangenti per organizzare i Mondiali in Qatar. La morale non ammessa per chi negli ultimi quindici anni, da calciopoli in avanti, ha
offeso il senso della giustizia sportiva agendo per mano di discutibili procuratori federali e giudici sportivi avallati da una stampa compiacente.
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