Tranne quelli che ancora sperano di farne parte. Non si può spiegare diversamente il silenzio dei presidenti delle società, soprattutto di quelle italiane. In fondo non stona il silenzio di De Laurentiis, Lotito o Friedkin. Perché?
Perché hanno capito che attualmente solo la Juve può redistribuire in Italia i proventi europei (chiedere ad ADL per la clausola di Higuain o a Commisso per Chiesa) e che nel prossimo futuro alla redistribuzione dei milioni della Super Lega possono concorrere anche Milan e Inter. Volenti o nolenti le tre secessioniste italiane sono tre galline dalle uova d'oro per le altre società italiane e a cascata per tutto il movimento. Le tre "separatiste" hanno ben evidenziato questo aspetto nella assemblea di ieri della Lega di A, tant'è che già non si parla più di escluderle dal campionato.
Il silenzio è d'oro, ma in questo caso è anche un po' codardo: non ci si esprime in prima persona per non cadere in temibili liste di proscrizione, ma si mandano avanti giornalisti e opinionisti a pseudo-VIP. Di più non possono. Ma anche questo sistema di alimentare il comune sentimento popolare deve morire, perché è una delle cause della svalutazione del prodotto italiano.
Quanto ci metterebbero gli organizzatori della Super League ad escludere la squadra di una città che aggredisce i tifosi ospiti e prende a uova e sassate il pullman delle squadre avversarie? Non deve essere piacevole per i presidenti di Serie A avere la consapevolezza di esser ormai ostaggio di una situazione che certo non auspicavano. Anzi devono anche essere grati del fatto che Juve, Milan e Inter vogliano ancora giocare il campionato. Una condanna. Remunerativa forse, ma pur sempre una condanna.
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