"La Juventus deve rispettare le regole" . Così Gravina appena qualche giorno fa, a smorzare gli "entusiasmi" di chi aveva ipotizzato un intervento diplomatico della Figc nella querelle Superlega / Uefa.
Per carità, dal punto di vista prettamente istituzionale la frase aveva anche un senso.
Ed ancora:
"L'iscrizione al campionato di Serie A è una deadline a cui non si può derogare. Chi si iscrive accetta lo statuto e lo sottoscrive" . Deadline: bello. Un anglicismo che fa sempre figo e rende l'idea. I termini sono stabiliti per essere rispettati. Sono punti fissi che non possono essere spostati avanti e indietro come paletti mobili.
Un po' come i
termini per il pagamento degli stipendi di marzo, che il Consiglio Federale ha stabilito, su espressa richiesta di sei club, di posticipare da fine maggio a fine giugno.
O come il termine perentorio (mi raccomando)
di trenta giorni per la cessione di un club in caso di promozione nella stessa serie di un altro appartenente o riconducibile alla stessa proprietà: termine che proprio il consiglio FIGC ha stabilito di "spostare" di 15 giorni, per permettere di fare le cose con calma.
In tutto questo ci si chiede dove fosse Gravina e il suo "bisogna rispettare le regole".
Come ha fatto correttamente notare qualcuno, "rispettare le regole" non significa che le regole non possano essere cambiate di volta in volta in base alle necessità dei soliti noti.
In questo, almeno, notiamo una certa coerenza.
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