Scandalo a Roma, sponda Lazio.
O, almeno, di quegli scandali che ultimamente tanto piacciono al direttore del principale quotidiano sportivo romano.
Ormai è certo: la Lazio metterà in soffitta per la prossima stagione la sua classica maglia biancoceleste, sostituendola con un dissacrante verde (si arriva ad azzardare addirittura un verde acqua), con l'ormai inevitabile corollario dei "social in rivolta", che non mancano mai.

Ecco, anche l'ultimo tabù è caduto: dopo i ripetuti cambi di logo con scarabocchi che sembrano disegnati da bambini neanche tanto bravi, la sostituzione del nome degli stadi con quello degli sponsor di turno (che si tratti di assicurazioni, compagnie aeree o bibite, poco importa) e la corsa all'inno più brutto da sparare a tutto volume allo stadio prima e dopo le partite, è arrivata anche la violenza ai colori sociali; e non della seconda o terza maglia (ci siamo abituati, con porcherie varie tigrate, maculate, mimetiche o color vomito), ma addirittura della prima!

Qualche dubbio? Non vi fidate? Il solerte CdS ci piega che si tratta di "Indiscrezioni non smentite dalla società e dalla Macron, sponsor tecnico della società di Lotito".
Allora vuol dire che è sicuramente vero: d'altra parte, le regole del buon giornalismo vogliono che quando si ha una notizia clamorosa il controllo della stessa si basi sull'attendere seduti l'arrivo di una smentita...

Anche lo slogan scelto per il lancio conferma tutto: "Cuore biancoceleste, anima GREEN": Ovviamente il cuore non si vede e, quindi, può rimanere dei colori originari, mentre "green" vuol dire "verde" (usare l'inglese anche quando non serve fa figo, quindi, niente di strano): tutto torna.

Peccato che GREEN, come ormai sanno anche i sassi, da almeno quarant'anni non indichi letteralmente il colore verde, ma semplicemente il fatto che la maglia sarà ecosostenibile, in quanto ricavata dal riciclo della plastica.
E che la maglia laziale sarà del "solito" colore.
Un'altra "perla" nell'ormai lunga collezione.

Speriamo a questo punto in una svolta "green" del quotidiano sportivo: non nel senso di una edizione in carta verdina, come la "Rosea" o la "Marrone" di Gianduia Vettorello, ma nell'eliminazione quantomeno della versione stampata, risparmiando ai poveri alberi di fare una così brutta fine.
Sarebbe quantomeno un inizio.

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