«Non posso dire che cosa succederà tra venti, trenta o quarant'anni, ma di sicuro nei prossimi dieci anni non ci potrà essere alcuna Superlega, perché nessuno la vuole tranne chi pensa che il calcio sia solo questione di soldi». Parole, opere e omissioni di Ceferin.
Probabilmente il presidente dell'Uefa è convinto di rivolgersi a un pubblico di sportivi stupidi. Non si spiegherebbe altrimenti questa affermazione in riferimento alla Superlega. Gli conviene ancora inscenare questi teatrini? Potrebbe parlare chiaramente del calcio per quello che è:
un gioco di interessi e di potere. Questo vale per chi aveva pensato alla Superlega e per chi, come il presidente dell'Uefa, cerca di bloccarne anche solo l’idea.
Da un pezzo non è più tempo per dichiarazioni di facciata e incongruenti con la realtà.
Il calcio è business e vive una profonda crisi. Chi aveva creduto nella Superlega, con un po' di coerenza in più rispetto a Ceferin, lo ha apertamente dichiarato, arrivando anche a parlare di fallimento generale qualora non si arrivi a questa soluzione. Dall’altra parte ci vengono raccontate storielle da libro Cuore, come la oramai famosa vecchietta che ha fermato per strada Ceferin chiedendogli di salvare il calcio. Questi racconti in stile De Amicis stridono con il Ceferin che va a braccetto con Al Khelaifi (proprietario del PSG) nel mentre gli vende i diritti televisivi per il Medioriente e per il Nord Africa.
Siamo consapevoli che una maggiore chiarezza, anche da parte di chi ancora crede nel progetto Super League, metterebbe a nudo certe condotte, ma Ceferin dovrebbe evitare certe uscite, perché
i tifosi, veri finanziatori del carrozzone, non sono così inconsapevoli come i padroni del vapore vogliono credere.
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