Dalle pagine del Corriere Dello Sport di qualche giorno fa, leggiamo la risposta di Gullit alla domanda sul trasferimento di Vlahovic dalla Fiorentina alla Juventus:
«Vlahovic alla Juve? Per me è stato una sorta di déjà vu, come quando la Juve acquistò dai viola Roberto Baggio. La peggior cosa che puoi fare da giocatore della Fiorentina è trasferirti alla Juventus. Lo dice la storia: ieri come oggi, i tifosi fiorentini non sono contenti. Ho sentito che c'era la possibilità che Vlahovic andasse in Inghilterra, ma le formazioni che lo volevano, non sono riuscite a convincerlo. Lui voleva restare in Italia perché da voi si sente a casa. Per la Juve è stato un grande colpo perché si è assicurata per tanti anni un grande attaccante. Congratulazioni». Con tutto il rispetto per l’ex fuoriclasse olandese, queste sono
dichiarazioni senza senso rilasciate ad un giornale con
pubblico di riferimento anti juventino. In realtà in casi come questo la cosa peggiore è far ricadere le responsabilità sul solo giocatore come se la sua cessione non avesse comportato anche un grosso introito per le casse della società viola.
Come se la Fiorentina, in prospettiva, potesse garantire un percorso di crescita e di possibili traguardi come quelli raggiungibili alla Juventus. A tal proposito è il caso di ricordare che fra qualche giorno Vlahovic esordirà in Champions League.
E chi deve rispettare i tifosi viola se non la loro stessa società? La Fiorentina dovrebbe programmare una crescita costante che garantisca ai campioni un percorso che non sia quello di vivacchiare a metà classifica dell'ex "campionato più bello del mondo". In quest'ottica anche i riferimenti storici andrebbero fatti nel modo corretto: per Baggio il trasferimento ha comportato il raggiungimento del pallone d’oro e il coronamento della sua carriera. Nonostante sia sempre rimasto nell'affetto di entrambe le tifoserie.
Non vorrei leggere dichiarazioni, soprattutto da parte di coloro che come Gullit hanno la possibilità di arrivare al grande pubblico dei tifosi, che alimentano una sorta di
diseducazione verso questo sport in cambio di facili consensi (nel caso di Gullit crediamo che chi ne ha pubblicato le parole le abbia anche strumentalizzate). Sono i protagonisti presenti e passati di questo sport che dovrebbero essere da esempio e veicolare concetti che non siano necessariamente
negativi circa le scelte di un giovane campione con voglia di crescere e migliorarsi e desideroso di una diversa prospettiva di carriera.
Serve coraggio, quel coraggio che non porta ad applausi facili ma che sia utile per una crescita generale della cultura sportiva.
Iscriviti alnostro Gruppo Facebook!
La nostra pagina twitter
Commenta con noi sul forum!