di Crazeology"
Se io sono una leggenda, allora perché sono così sola?" - (Judy Garland)
Adesso è ufficiale: la stagione è finita. Mettiamo da parte tutte le tristezze sportive per un attimo. E’ arrivato il momento di fare qualche riflessione e di porsi qualche domanda importante ed esistenziale. Cari lettori, seguite con freddezza, calma, serenità e un bel po’ di pazienza, il lungo ragionamento qui sotto.
In questi mesi i media spesso si sono concentrati sull’inchiesta “Prisma” portata avanti dalla procura di Torino a scapito della Juventus, e lo schema operativo è sempre il solito: pubblicazione di intercettazioni con l’inchiesta ancora aperta e senza che il tribunale batta ciglio, accuse, indiscrezioni, interpretazioni, ricostruzioni di possibili scenari con punizioni esemplari, moralismo d’accatto, e via dicendo.
Tutto ciò ovviamente a senso unico e solo per una squadra perché, come tutti sanno, tutto il resto del mondo sportivo gode di limpidezza a prescindere certificata. E senza contare che l’operato finanziario del club in questione, viene costantemente visionato e controllato a diversi livelli da organi/enti specializzati e terzi. Ciò non vuol dire che non vi possano essere delle irregolarità più o meno gravi, sia chiaro, vedremo; suona strano però che da una decina di anni ci sia sempre e solo una squadra che ha un bersaglio appiccicato alla schiena. Detto questo, se la Juve ha delle colpe è giusto che paghi. A livello sportivo sembra tutto archiviato e dimenticato, a livello penale si vedrà.
E suona altrettanto strano che Exor e dirigenza Juventus mai difendano adeguatamente con le unghie e con i denti, sia nei tribunali e sia dal punto di vista mediatico, l’operato del club a tutti i livelli. Vogliamo poi, mentre ci siamo, parlare del fatto che, per una pura casualità, ogni volta che nella sua storia il club viene gestito dal ramo Umbertiano della famiglia, appaiano puntualmente dal nulla inchieste, inchiestine, scandali e scandaletti, che minano la buona sorte della dirigenza di turno e venga conseguentemente auspicato dal "pueblo bue sportivo" un doveroso e sano cambiamento? Basta studiarsi un po’ la storia della Juve fin dalla fine della prima presidenza di Umberto Agnelli agli inizi degli anni ‘60 del secolo scorso.
Comunque sia, tornando a noi: no. Non è di tutte queste cose secondo me, di cui oggi bisogna parlare. Il dito indica, ma è la luna che bisogna guardare.
L’inchiesta “Prisma” insieme alla fine, di fatto, del ciclo con gestione capeggiata da Andrea Agnelli degli ultimi anni, sono l’emblema, il simbolo, del momento storico societario epocale che stiamo vivendo. E questo al di là del futuro della dirigenza attuale, che in teoria, per volere di John Elkann, forse potrebbe anche rimanere al suo posto al di là delle inchieste e dei non-risultati sportivi. Chi può saperlo? La questione di fondo è un'altra. E’ necessario riflettere attentamente e contestualizzare ciò che sta accadendo, e poi incastonare questa specifica fase nella storia del club e nella situazione generale del calcio nazionale e internazionale. La questione è semplice: il progetto di una Juventus, che da colosso del calcio nazionale poteva diventare un colosso del calcio internazionale, è miseramente fallito. L’idea gestionale di Agnelli, quella con la quale ha cominciato il suo percorso, era l’unica via possibile e percorribile per provare a sviluppare un progetto di forte competitività e auto sostenibilità. Lo so. Era un progetto ambizioso, ma era doveroso provarci almeno una seconda volta (la prima volta lo fecero Giraudo e Moggi, poi buttati giù dalla finestra dai proprietari stessi del club, snob, invidiosetti e intelligentoni). La questione "vittorie-costi sostenibili" infatti è antica, e risale alla fine degli anni 80 e all'inizio degli anni 90 (dopo l'ingresso di Berlusconi nel mondo del pallone). Proprio dalle discussioni sul tema svoltesi in seno alla famiglia nacque poi la gestione Giraudo-Moggi-Bettega.
Solo che il calcio ora, nel 2022, non è più quello di 15/20/30 anni fa. Ora sarebbe difficile anche per i più bravi di sempre. Ora vi sono alcuni club europei che senza nessun tipo di ostacolo, buttano al vento centinaia di milioni come nel monopoli, comprando decine di campioni, figurine, e tutto ciò che c’è di davvero interessante sul mercato e fornendo ai molto "bencapitati" ingaggi da capogiro. Per competere con questi pazzi qua, l’unico modo è fare la stessa cosa. Ora, al di là del fatto che si abbia fisicamente la possibilità economica per farlo, e la Exor ce l’ha (quanto meno in linea teorica e molto semplicistica), non ha nessun senso razionale farlo. Chi scrive sa perfettamente che c’è un certo tipo di tifoseria che vorrebbe un comportamento di questo tipo. Sarò chiaro: è una follia. Exor è un grande e solido gruppo finanziario che controlla decine e decine di aziende direttamente e indirettamente, ed è responsabile del futuro lavorativo di migliaia e migliaia di persone in giro per il mondo. Se produci davvero, se lavori davvero, se ti confronti tutti i giorni con l’economia vera, buttare ogni anno soldi senza freni in un inceneritore rotondo di pelle è da fessi e irresponsabili. Certo, lo so, ai bei tempi di Gianni e Umberto ogni tanto arrivava qualche bel regalino per noi piccoli sognatori (Platini, Baggio, Sivori, Charles, ecc), ma si trattava di momentanee passionali follie economiche con un perimetro preciso, chiaro e non illimitato. Già con Moggi e Giraudo i tempi erano cambiati e la gestione economica doveva quadrare senza sbavature, tanto che per stare in piedi i due ex dirigenti hanno dovuto vendere Baggio, Vialli, Zidane, Inzaghi, Vieri, Henry, ecc. Ora, quest’ultima fase (Agnelli, CR7, ecc), e i fatti della relativa inchiesta in corso, dimostrano, dal punto di vista empirico, che è sostanzialmente impossibile, soprattutto grazie forse anche al colpevole ritardo accumulato nel post 2006, riallinearsi dal punto di vista finanziario ai grandi club europei. Certo, c’è stato il covid, certo, ci sono stati troppi errori e pastocchi di gestione di diverso tipo, ma di fondo il club ha lavorato tantissimo ed è migliorato tantissimo fatturando sempre di più, ma anche se tutto avesse funzionato ancora meglio, è nell’ordine delle cose che ci siano delle fasi colpevolmente o incolpevolmente negative nella vita di ogni cosa, e se per attenuarle/sostenerle/rimodularle/ripartire bisogna competere con PSG, MCity, ecc, campa cavallo. Inoltre il campionato italiano, grazie anche ai soliti poltronissimi trafficoni d’Italy che rendono le competizioni sportive italiche una barzelletta, ormai è tra i meno seguiti, e anche sui diritti televisivi le cose non vanno bene come altrove. Competere è diventato troppo difficile.
Qualcuno dirà che forse con una dirigenza più competente nel giro di poco si potrà tornare a vincere. Certo, forse in Italia si, ma l’idea di un vero colosso europeo ad oggi è irrealizzabile. Al momento mancano proprio le basi. Persino se la Juventus alzasse una Coppa Campioni. Sarebbe un caso unico, una tantum. Colosso europeo è un'altra cosa. Colosso Europeo significa stare sempre, ogni anno, tra le prime 4/6 squadre più forti, e giocarsi sempre il titolo continentale con buone prospettive, quanto meno ad inizio stagione. Una grande dirigenza non basta, perché ci sono i competitor spendaccioni, le promesse mancate, gli infortuni, gli imprevisti, gli errori fisiologici, ecc. Qualche lettore dirà che però se partisse la Superlega allora… No. La Superlega probabilmente inflazionerebbe ancora di più il mercato, perché tutti potrebbero spendere ancora di più. E qualcuno, i soliti noti, molto più degli altri. E’ vero che alcuni club nel progetto vorrebbero inserire una specie di salary cap (tetto salariale) per contenere le spese, ma ci sarebbero altri club che probabilmente elargirebbero ugualmente stipendi supplementari sottobanco, o simili, pur di accaparrarsi i top players. Purtroppo per l’Ingegnere Elkann, è arrivato il momento di decidere cosa fare di questo asset costoso e improduttivo del gruppo. Cederlo a qualche pazzoide che in cantina ha una zecca personale? Fonderlo con qualcos’altro e trovare un nuovo modo per finanziarlo costantemente? In quanto ricordo di famiglia, accontentarsi e lasciarlo nel suo brodo per intervenire solo ogni tanto per tappare qualche buco, anche senza nessun nuovo trofeo significativo in bacheca? Provocazione: ha senso poi continuare a tenersi sul groppone un club di cui ne viene costantemente e scientemente devastata l’immagine e l’onorabilità senza che a nessuno della Torino bene freghi nulla? Senza dimenticare che in qualche caso è stata addirittura la dirigenza juventina stessa a tenere comportamenti molto discutibili, come nel caso Suarez. Tornando al vil denaro; la Juventus è la Juventus per la sua storia sportiva e per tutto quello che ha vinto. Senza iniezioni frequenti di liquidità è difficile anche competere nel torneuccio italico. Anche gli ultimi 10 anni sono stati “costosi” nonostante i tanti trofei vinti. Mentre i tifosi, avvolti nella nebbia delle vicende degli ultimi mesi, si interrogano su nuovi possibili scenari e nomi presidenziali (Elkann, Nasi, Christillin, Del Piero, Agnelli, Cobolli, Moratti, Tronchetti, ecc), la realtà è che l’impennata è finita. Ok, gli ultimi tre nomi citati sono una provocazione piccante, ma non campata in aria, perché gli interisti in questione ci ricordano la vicenda calciopoli, su cui Exor non ha mosso un dito, anzi, lo ha fatto in senso opposto simpatizzando per il clan milanese.
Battutacce a parte, detto tutto ciò, la storia gobba come l’abbiamo conosciuta finora è finita. Siamo in una nuova era geologico-sportiva. La “famiglia” sembra ormai obsoleta nel suo operare/gestire. Legata ancora a schemi operativi simil-Fiat che non sono “vintage”, ma solo vecchi e a tratti sgangherati. Ora se si vuole essere lungimiranti, e non si vogliono buttare soldi a camionate nel club ogni due anni, deve cominciare qualcosa di diverso. Servono idee fresche, innovative. Però, non solo all’interno del gruppo Exor non sembrano esserci manco lontanamente le risorse umane e mentali per costruire una nuova sfida, un nuovo progetto, che porti il club nuovamente sul tetto del mondo, ma anche a volersi dare coraggio e speranza con esempi virtuosi tipo Atalanta degli anni scorsi o simili, la realtà è che non basta una buona gestione per essere competitivi ai massimi livelli per lunghissimi periodi. E comunque non è una grande annata o un periodo medio lungo che fa la differenza tra una bella storia e una leggenda. E’ la costanza nei decenni ad essere il top che costruisce le leggende.
Bisogna pensare e costruire in funzione della nuova era geologico-sportiva che stiamo vivendo. La Juventus ora deve diventare un’altra cosa. E può anche essere che per farlo debba addirittura tagliare il cordone ombelicale nato nel 1923. Oppure con altra soluzione ancora. Chissà... Tocca a John Elkann decidere cosa, quando, come e con chi. E che gli piaccia o meno dovrà, come per altre questioni del passato (in particolare per quanto successo a tutti i livelli dal 2004 al 2011) rendere conto alla storia e a Dio del suo operato. La festa è finita. La Juvexor che conoscevamo è finita. Poi per qualche folle come chi scrive, la vera Juventus è addirittura finita e morta il 31/08/2006, ma quella è un’altra faccenda ancora. Allora per accontentare tutti, mettiamola così, in queste settimane, comunque sia, è stato trovato defunto pure il suo recente e solo nazionalmente vincente fantasma (2011-2021). Ed ora, palla all'ingegnere.
Voglio proprio vedere cosa è in grado di fare. Le premesse odierne; ossia la probabile riconferma di Agnelli (che invece sarebbe da ri-mandare a giocare a golf immediatamente); o la eventuale scelta di uno dei nomi dei “raccomandati” elencati poco sopra per sostituirlo; l’ingresso di Arrivabene con il compito di rimodulare i costi fissi verso il basso; il quadriennale profumatamente esagerato ad Allegri che secondo i Torinesi di Exor dovrebbe garantire i massimi risultati col minimo sforzo (sforzo economico, atletico e qualitativamente pallonaro) ecc, ecc; sembrano ancora legate ad un modo di pensare piccolo e provinciale tipico della Fiat dei bei tempi. Al momento insomma c’è poco da stare allegri, perché progetti all’orizzonte non se ne vedono, si naviga a vista, e come al solito si ambisce a tornare, forse, un giorno, i re del piccolo torneuccio puzzolente d’Italy. Pensa un po’ in che mani siamo…
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Per diventare una leggenda devi essere morto o molto vecchio... " - (Christopher Lee)
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