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Attualità di N. REDAZIONE del 26/05/2022 11:28:43
Il progetto che la Juve si merita

 

Di L. Bottura

“Abbiamo un progetto e con Arrivabene, Cherubini, Nedved e lo staff ci stiamo lavorando” (Andrea Agnelli, 28 aprile 2022)

Ci staranno anche lavorando, a quel progetto: ma le teste sono tante, forse troppe, per ritrovarsi sempre tutte in perfetta sintonia. Eppure, la linea programmatica - dettata dal nostro amministratore delegato “ideale” - dovrebbe essere assolutamente chiara a tutti, riducendosi di fatto ad un’unica parola, ripetuta ormai da mesi: sostenibilità. È stata ribadita anche qualche giorno fa, in occasione del forum organizzato dal Corriere dello Sport - Il Calcio che l’Italia si merita - cui ha partecipato appunto anche Maurizio Arrivabene, le cui dichiarazioni saranno qui oggetto d’analisi.

Il concetto di sostenibilità, applicato a Juventus Football Club, riguarda essenzialmente i conti societari, che appaiono ora in rosso ma che presto dovranno risultare in ordine. “Basta scambi, a meno che non risultino molto vantaggiosi per il club”, poteva così scrivere la Gazzetta dello Sport nel dicembre 2021, illustrando il nuovo corso juventino, “basta inseguimento delle operazioni a tutti i costi, basta anche al ricorso ai parametri zero, che permettono di risparmiare sul cartellino ma obbligano a ricche commissioni ai procuratori” .

La ricerca della sostenibilità non sarebbe peraltro in contrasto - nelle intenzioni di Arrivabene - con l’aspirazione ad una maggior competitività. Certo: come già si diceva qualche mese addietro, “colpi di teatro” non ce ne potranno essere (per quanto l’affare Vlahovic abbia poi in qualche modo smentito quest’affermazione); ma investimenti importanti se ne faranno comunque ancora. Solo, si dovranno concentrare in “poche operazioni e mirate”, da farsi soprattutto in ottica futura.

Fin qui la teoria: la pratica rischia però d’essere altra cosa. In previsione della prossima sessione di mercato hanno infatti già cominciato a circolare nomi a dir poco “inquietanti”. Su tutti: Di Maria, Perisic e Pogba. Ora, non è che si vogliano mettere in discussione le doti dei suddetti dei giocatori, che andrebbero senz’altro ad elevare il tasso tecnico complessivo della squadra; trattasi però – in ogni caso - di parametri zero, con ingaggi economicamente rilevanti e con un’età che non permetterebbe certo di catalogarli come acquisti in prospettiva. Come conciliare allora tutto ciò con la sbandierata sostenibilità di cui sopra? “Col giusto mix tra giovani e calciatori d’esperienza”, conclude Arrivabene. Finendo così per sconfessare - almeno in parte - quel processo di ringiovanimento che da tempo la Società aveva ormai deciso d’intraprendere.

Si dice tuttavia che possa essere in realtà Massimiliano Allegri – che gode della fiducia incondizionata del Presidente – a spingere per avere in rosa giocatori già pronti, senza troppo badare a costi e a carte d’identità. Ed è proprio con la filosofia cortomusista propugnata dall’allenatore livornese che la strategia di Arrivabene andrebbe per altri versi a scontrarsi. Perché l’amministratore delegato sarebbe sensibile anche ad un altro concetto: quello di intrattenimento, che produce ricavi. Attrarre nuovi potenziali clienti - in particolare, le giovani generazioni, che per il modesto spettacolo offerto dall’odierna Serie A manifestano una certa indifferenza - sarebbe perciò importante. Ma per far questo, il prodotto dev’essere all’altezza: “l’intrattenimento che dobbiamo offrire può dare le basi per vendere il prodotto calcio Italia, dando una solidità che forse ci rende meno schiavi del raggiungimento obbligato del risultato”. Frase forse un po’ contorta, ma che potrebbe alludere al fatto che vincere possa anche non essere l’unica cosa che conta.

Ma ricordando improvvisamente il motto della Casa Madre, Arrivabene provvede a correggere immediatamente il tiro: “Vincere è l’unica cosa che conta? Certo…” per poi anche aggiungere: “…ma entrare in Champions League conta altrettanto”. In sostanza, un colpo al cerchio e uno alla botte, per non dare l’impressione di un progetto parso già zoppicante in partenza, troppo diluito nel tempo e ancor più vago negli obiettivi. Soprattutto sportivi, che da quel che s’è lasciato fin qui intendere paiono alquanto modesti.

Tanto è vero che al termine di una stagione senza trofei - la prima, dopo dieci anni di successi - tutte le teste coinvolte nel progetto non hanno esitato a dichiararsi soddisfatte del lavoro fin qui svolto e a complimentarsi vicendevolmente per essere riuscite comunque a raggiungere “quello che ci eravamo prefissati” (Maurizio Arrivabene, 11 maggio 2022).

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