C'è un folle personaggio che bazzica nel bar sotto il mio ufficio.
Sempre impeccabile, ben vestito, il fazzoletto nel taschino, si siede e sfoglia decine di documenti con il sole 24 ore a portata di mano.
Dispensa ogni tanto i suoi biglietti da visita:un giorno è avvocato dei tali, l'altro architetto tizio, l'altro ancora professore universitario.
In realtà non é altro che un poveraccio fuori di senno con biglietti fasulli stampati alla stazione, il sole24 ore dell'anno scorso e i fogli di carta che provengono dalla raccolta differenziata dei vari uffici della palazzina. Quel folle può anche strapparti un sorriso. E’ folle di natura, é un millantatore inconsapevole e talmente paradossale da risultare innocuo, talvolta pure divertente.

Ultimamente l'ho incontrato, in pausa pranzo. Stavo sfogliando distrattamente qualche pagina del giornale sportivo di famiglia e mi ero soffermato su una frase di Roberto Bettega: «ma noi siamo la Juve!».
Il falso professionista mi passa davanti con quel sorriso un po’ spaesato. Cosi, mentre addentavo un piatto di pasta, a dire il vero scotta, insipida e per giunta freddina, chissà perché mi é venuto spontaneo accostare quello strano ed impettito personaggio, alla Juve e a quella frase "giochiamo da Juve".

Tanto per farmi del male, ancor prima dei disastri di una digestione assai complicata dopo quella pasta, ho visto questa Juventus nell' immagine di quel falso professionista. Toglietele di dosso quella splendida maglia, levatele quelle due stelle, cancellatele quei due colori, rimane ben poco di più rispetto al togliere il fazzoletto ed il bel vestito, la cravatta ed il sole 24ore a quel bizzarro signore. Poco o nulla se non qualche speranza in più di rinsavire.

Vale la pensa tifare e soffrire? Vale la pena? Ormai ho fatto il callo a questa situazione!
Mi rimangono, come un qualsiasi romanista, qualsiasi laziale, qualsiasi tifosetto di altra squadra, il desiderio di non far gioire qualche avversario quando lo incontriamo o ancor peggio di considerare un big match la partita contro un qualsiasi Palermo, un Genoa o Napoli.
E mi rendo conto che questa trasformazione è un'ulteriore condanna, oltre a quella incancellabile della farsa, perché questa mutazione é l'esatto contrario di quanto, per tradizione e per dna calcistico, il tifoso Juventino è stato abituato a fare: vincere o lottare per farlo e accettare la sconfitta come un episodio fortuito o un anno andato male.
Mai mi sarei immaginato di provare soddisfazione nel tifare contro, anche quando l'avversario non si chiama " Juve"; Inter, Milan, Lazio, Viola, Napoli, Genoa e chi più ne ha più ne metta, quasi come voler vedere nella sconfitta dell'una o dell'altra squadra ( e quando giocano l'una contro l'altra mi verrebbe da sperare in una sconfitta di entrambe le squadre) una sorta di contrappasso rispetto all'odio che i tifosi ( e non solo) di quelle squadre hanno dimostrato e dimostrano nei nostri confronti.

Sarebbe stato immaginabile tutto ciò qualche anno fa? Sicuramente no, probabilmente, neppure mi sarei accorto che si giocava un Fiorentina-Napoli, o Genoa - Roma; probabilmente non avrei atteso un martedì di champions come se giocasse la Juve.
«Quanto ho goduto per quel 3-1» ha rivelato qualche giorno fa Lapo Elkann ( nb: non confondetelo con quel folle personaggio citato in precedenza): la frittata è fatta e ci mancava pure il paragone illustre. E' una gioia veder che pure Lapo, il folle con tatuato sul braccio il simbolo della Juve, tifa contro: una autentica consolazione. Ed io che quel simbolo l'ho tatuato nel cuore?

Aiutatemi, aiutatevi: vale la pena continuare a combattere anche solo per tornare a soffrire per ciò che amiamo? Non siamo nati per odiare.

Salvate il soldato Gala!
Salvate il soldato Juventino!