Hanno fatto scalpore nel post partita di Fiorentina-Napoli le dichiarazioni di Spalletti, che ai microfoni delle varie emittenti televisive ha affermato: «Il pubblico della Fiorentina si sa che offende dall’inizio alla fine. Con dei bambini vicino, una maleducazione che è una roba incredibile. Hanno dei bambini a due metri e continuano a dire ‘La tu’ mamma, La tu’ mamma…. Sono maleducati professionisti».

Durante la partita, Spalletti reagisce agli insulti e nel mentre si gira per parlare con il tifoso che stava inveendo ripetutamente contro di lui, lo stesso prova a schiaffeggiarlo. Poco prima, l’allenatore del Napoli era stato colpito da una bottiglietta lanciata dagli spalti.

Non riusciamo a spiegarci questa meraviglia, non riusciamo a capacitarci di come solo oggi si parli in un certo modo dei tifosi della Fiorentina. Sono anni che la Juve e i suoi tifosi e tesserati subiscono questo trattamento attraverso episodi che non sono riconducili solo ad un insulto e ad un coro, ma ad azioni gravi che dovevano essere condannate in modo serio e che invece, in un modo o nell’altro, vengono sempre minimizzate.

C’è di mezzo la Juve, non si riescono a trovare i responsabili di striscioni incitanti all’odio appesi in posti pubblici all’esterno dello stadio; non si identificano tifosi che si presentano allo stadio offendendo dei morti indossando delle magliette a favore di telecamere; i cori vergognosi vengono nascosti anche dalle emittenti televisive e la dirigenza fiorentina non fa mai nulla per alleggerire il clima verso il "nemico" Juventus, che però resta il loro salvacondotto per cessioni economicamente molto vantaggiose.

Allora di cosa ci si meraviglia? In qualche modo, quei tifosi, si sentono autorizzati ad offendere. Anche la Fiorentina dovrebbe prendere provvedimenti: quelli che oggi si meravigliano degli insulti, dovrebbero pretendere delle azioni decise volte ad evitare che si verifichino nuovamente. Chiunque sia l’avversario. Non basta identificare solo quel tifoso che ha provato a tirare un ceffone a Spalletti sapendo di essere ripreso dalle telecamere, si deve cercare di educare tutti gli altri, quelli che fanno da humus (sotto)culturale nel quale poi i singoli si sentono autorizzati ad agire.

Attaccare un uomo di sport non ha senso e non può essere giustificato da nessun discorso di rivalità calcistica, perché non ha nulla da dividere con certe dinamiche, senza distinzione di maglia. Allo stesso modo non deve essere giustificato il campionario di inciviltà sportiva troppo spesso esibito da più di una tifoseria.

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