Di Crazeology
Lontano è ormai il ricordo di Aldo Biscardi che gridava nel suo celebre programma “vogliamo la moviolingambo! vogliamo la moviolingambo!”. Lontano è ormai il ricordo di Maurizio Mosca che gridava in tv che i club non volevano la moviola in campo perché così potevano continuare a fare imbrogli sottobanco. Quanta nostalgia…
Personaggi di un mondo che fu, e che i più giovani ovviamente non conoscono, e non ne hanno potuto apprezzare la colorata fantasia e il loro teatrino costruito a tavolino a favore del tifosotto da bar. Li ricordo ormai con tanta tenerezza. Forse, chissà, anche perché gli anni passano e noi tutti invecchiamo… Rivangare e raccontare vecchie storie è un vizio che hanno i vecchi. Ma anche perché, onestamente, quando poi è nato il VAR, forse tutti noi tifosi/sportivi, con grande ingenuità, abbiamo pensato che le polemiche si sarebbero quasi del tutto estinte. Abbiamo pensato che in fondo questo tipo di personaggi, che hanno fatto le loro fortune proprio cavalcando situazioni di campo incerte e discutibili, e che velatamente alludevano a situazioni losche extracampo, di fondo potessero avere qualche ragione anche quando avevano torto. In fondo anche in altri sport si possono prendere decisioni rivedendo le immagini del “giocato”. Perché nel calcio no? I fatti calcistici degli ultimi anni però, hanno dato torto marcio a tutti.
La verità è che, anche portando ogni anno dei correttivi al regolamento e al sistema in generale, le polemiche non si placano e si rinnovano con una puntualità disarmante e imbarazzante. La storia si ripete. Gli errori arbitrali si susseguono, e chiunque si sente autorizzato a gridare al complotto. Il VAR non ha risolto assolutamente nulla. Il punto chiave però non è il VAR, e la sua applicazione pasticciata e in costante cambiamento. Il problema risiede nel sistema sport italiano. Lungimiranza, efficienza, competenza, trasparenza, autorevolezza e moralità che mancano in molti personaggi di vari enti preposti, e anche nei singoli club. Politica, Federazione, CONI, Lega Calcio, AIA, Club, e via discorrendo.
La distanza di appetibilità e qualità del nostro sistema calcio, agli occhi dei tifosi di tutto il mondo, rispetto agli altri grandi campionati, è aumentata a dismisura. Siamo in caduta libera da diversi anni proprio per le solite questioni di potere e di interessi dei singoli a scapito di tutto il resto. Nessuno fa il bene di questo sport. Anzi, in troppi avvelenano periodicamente, consciamente o inconsciamente, la fonte da cui tutti si abbeverano, allo scopo di evitare che un nemico giurato possa bere un bicchiere in più di un altro. È una situazione che ricorda molto i cambiamenti climatici del globo e l’inquinamento a cui è costantemente sottoposto. Tutti o quasi sono disposti ad ammettere che esiste un grosso problema, ma nessuno è disposto davvero a fare la sua parte per tentare di arginarlo o risolverlo. Perché bisognerebbe rinunciare a troppe cose a cui ogni individuo dei paesi occidentali, e non solo, si è abituato. Il treno impazzito corre veloce verso il burrone, dove rotaie non ce ne sono più.
Al grande capo indiano Toro Seduto, viene attribuita (erroneamente o no, poco importa) una frase riflessiva sull’uomo bianco: “Quando avranno inquinato l'ultimo fiume, abbattuto l'ultimo albero, preso l'ultimo bisonte, pescato l'ultimo pesce, solo allora si accorgeranno di non poter mangiare il denaro accumulato nelle loro banche”. Ecco, nel calcio Italiano sembra esserci una situazione similare. Negli enti preposti nessuno si rende conto che il calcio italiano sta viaggiando a tutta velocità verso il nulla. Un giorno non ci sarà più un campionato vero da giocare. Se non uno da paese del terzo mondo, forse. Se non si cambia rotta, VAR o non VAR, rischiamo un grande tuffo nel vuoto. L’orchestra suona mentre la nave affonda. A quel punto non ci sarà più una poltrona di potere su cui sedersi. Io ve l’ho detto, poi voi fate pure come vi pare.
Diceva bene il mio vecchio vicino quando noi da ragazzini giocavamo in cortile durante le ore della siesta. Si affacciava alla finestra e gridava: “Mo scendo e ve lo buco ‘sto pallone!”
|