Leggiamo dal Corriere dello Sport del 14 ottobre 2022, che il futuro della Juventus, da Allegri ad Agnelli, è ora in discussione e dipende da Elkann. La proprietà ha già immesso settecento milioni di euro con due aumenti di capitale negli ultimi anni, i bilanci sono in rosso con perdite record, e dallo scorso anno Madama è senza trofei.
Durante l'ultimo vernissage di Villar Perosa, Elkann rivolgendosi alla squadra e alla dirigenza al completo aveva detto:
«Sono più che fiducioso, sono convinto! La Juve sta attraversando un nuovo ciclo come è molte volte successo nella storia ormai centenaria che lega la mia famiglia alla maglia bianconera. Nel 2023 la mia famiglia festeggerà 100 anni di vita insieme alla Juventus, un record mondiale. La squadra è cambiata tantissimo, ma alla guida c’è un allenatore come Allegri che conosce bene il club e lo spirito di tenacia e concretezza che lo caratterizza». Quello che sta succedendo, accentuato dalla sconfitta storica con il Maccabi Haifa in Champions League, viaggia esattamente in senso contrario alle aspettative dell'azionista di maggioranza.
Ma noi vogliamo fare un passo indietro. Elkann, nel 2006, aveva una società invidiata ed emulata dai migliori team del mondo (ricordate le parole di Ferguson?), con una dirigenza che era riuscita a creare una squadra clamorosa (in pratica, la finale del mondiale 2006 fu una partita Juve A - Juve B), senza mai chiedere un euro alla proprietà. Ha acconsentito alla distruzione di quella società, ha voluto demolire oltre dodici anni di storia e di successi (tanto che ora tutti ora sono liberi di dire che dal 1994 al 2006 abbiamo vinto solo grazie alla “cupola creata da Moggi”), e adesso parla di “squadra all’altezza del passato”? I titoli e gli scudetti dei nove anni hanno arricchito l’albo, ma hanno coperto la più grande farsa sportiva della storia: calciopoli. Farsa resa tale dalla complicità della proprietà e che ha annichilito una Juve che difficilmente tornerà a quella competenza ed efficienza.
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