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Sabato 23.11.2024 ore 18,00
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Attualità di F. ZAGARI del 25/03/2010 09:18:09
Senz’anima né faccia

 

Non si sa chi abbia “ucciso” la Juventus. Sono passati (quasi) quattro anni dal quel 7 maggio 2006, e a Napoli continua il processo che vede imputati Moggi e altri, quelli che avrebbero dovuto far parte di un’associazione a delinquere. Ovunque, nel mondo civile, questo sarebbe archiviato come un insuccesso delle autorità inquirenti. Qui invece lo si riesuma periodicamente, per esaltare la tenacia di chi condusse le indagini.
Ogni volta che Calciopoli torna agli onori della cronaca (con un profilo nettamente più basso rispetto alla Santa Inquisizione del 2006), automaticamente torna, in video e in pagina, la foto di Luciano Moggi. Ora è fuori dal giro, squalificato e radiato, ma di lui echeggia ancora una frase: “Mi avete tolto l’anima”.
Quel corpo senza anima ce lo sentiamo un po’ tutti (gli amanti della “Signora”), e dovrebbe sentirselo anche la giustizia sportiva, che ha saputo punire ferocemente, pur non essendo in grado di giudicare.
Chi, invece, dovrebbe parlare, come fece allora, tirando fuori da quel corpo l’anima bianconera (qualcuno disse che il Dna non è un’opinione), continua in silenzio il suo mandato, lasciandosi scivolare addosso le domande che molti bianconeri si sono fatti e si continuano a fare da quasi un lustro.
La presa di posizione di allora fu chiara: “Siamo vicini alla squadra”. Le successive dichiarazioni, mentre una Juventus vestita di azzurro dominava i mondiali tedeschi, furono ancora più nette: “Ricominceremo dai giovani”. Nel mezzo, un processo: quello della giustizia sportiva, che sancì, con il beneplacito della difesa, la fine di una storia nata nel 1897.
Appare alquanto anomalo, per i poco informati, capire come mai l’Avvocato Zaccone, il legale che difese (?) la Juventus nelle stanze dello stadio Olimpico di Roma, ritenne congrua la pena della serie B inflitta alla Juventus, dopo quanto emerso dall’aula 216 del Tribunale di Napoli. Come anomalo, sempre per i poco informati, appare il comportamento di John Elkann, allora prodigo di sorrisi e voglia di ricominciare (punendo e giudicando gli ex dirigenti bianconeri) e oggi silenzioso e nell’ombra, come se le parole del teste, Colonello Attilio Auricchio, riguardassero tutto tranne le vicende che hanno interessato la “sua” Juventus.
La domanda è: che senso ha? Perché il proprietario della Juventus ci mise la faccia quando era ancora tutto da verificare, sdegnandosi di una dirigenza che aveva, in dodici anni, vinto tutto quello che c’era da vincere sul campo, tenendo i bilanci sempre sotto controllo, mentre oggi, mercoledì 24 marzo 2010, e dopo il controesame delle difese al teste del pubblico ministero, non accenna una sola parola sul perché la sola Juventus venne attenzionata di indagine, del perché degli elementi indiziari condannarono la stessa, del perché alcune intercettazioni non furono trascritte nelle informative, del perché le modalità usate per l’indagine furono quelle di servirsi di articoli tratti dai quotidiani sportivi?
Perché non chiede una giusta giustizia per la “sua” Juventus, come stanno facendo determinati tifosi da quattro anni a questa parte?
Una società calcistica, come un cittadino comune, per il solo fatto di essere tale, può accettare d’essere ingiustamente sospettata e accusata, salvo riuscire a dimostrare in tempi brevi la propria innocenza. Subisce un danno, talora gravissimo, ma ciascuno di noi sa che può accadere. Quel che non dovrebbe accadere è che per il resto della vita si sia un oggetto nelle mani di chi non sa che pesci prendere, non sa che storie raccontare e, quindi, ricorre al tuo nome ed alla tua faccia quando gli fa comodo.
La giustizia campa d’accuse e ci lascia a digiuno di sentenze, il proprietario della Juventus continua a sorridere sperando che nessuno s’accorga di niente.
 
  IL NOSTRO SONDAGGIO
 
Dopo la Cassazione su Moggi, cosa dovrebbe fare ora la Juve?
 
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