Rosario D'Onofrio, Procuratore capo dell'Associazione Italiana Arbitri, nei giorni scorsi, a seguito di una maxi operazione della Guardia di Finanza di Milano è stato arrestato con l'accusa di essere sostanzialmente un narcotrafficante. Un arresto che ha aperto un vaso di Pandora in seno al mondo arbitrale italiano: D’Onofrio era stato promosso a Procuratore nazionale nel 2021 mentre si trovava ai domiciliari dopo essere stato arrestato a maggio 2020 perché in possesso di 44 chili di marijuana.
L’AIA in una nota ufficiale ha sottolineato di non aver mai ricevuto da D’Onofrio alcuna comunicazione sull’arresto e di essere
«vittima di una gravissima e dolosa omissione di comunicazioni previste dal Regolamento associativo». La nota prosegue ricordando che
«l’Aia non ha a disposizione poteri istruttori per esercitare un’opera di controllo». La FIGC, che alcune fonti descrivono come "sconcertata", vuole capire come sia stata possibile la nomina di D’Onofrio mentre era già agli arresti domiciliari quando stava scontando una condanna a 2 anni e 8 mesi, 4. Il nostro inoltre, in pieno lockdown,
«con la divisa militare circolava per la Lombardia per effettuare consegne di sostanza stupefacente». È in atto un controllo sulla gestione del caso e non si esclude un commissariamento dell'AIA, anche perché
la FIGC aveva provato a far rimuovere D'Onofrio, ma l’AIA si era opposta. Ricordiamo che secondo fonti di stampa D'Onofrio non si è fatto mancare altre stupefacenti vicende, vanno ricordate infatti una falsa laurea in medicina, con la quale era riuscito a diventare dirigente medico nell'Esercito. Sospeso dalle Forze Armate proprio perché si fingeva medico e firmava documenti e certificati. Ma nel suo curriculum arbitrale spicca un episodio: da guardalinee aveva picchiato un dirigente di un club.
Precedenti che non hanno limitato carriera e nomina, addirittura in un organo di controllo disciplinare: nel suo ruolo AIA, giudicava se c’erano delle imprecisioni; illeciti sulle note spese; garantiva la correttezza del comportamento degli arbitri. Effettivamente qualcosa è sfuggito di mano.
In sostanza l’AIA non ha verificato credenziali e competenze del signor D'Onofrio prima di assegnargli un ruolo così importante. Lo ha assunto sulla fiducia e ora vorrebbe passare da vittima cercando di far credere di non aver modo di fare verifiche. Siamo veramente all’assurdo.
Sono passati già alcuni giorni dal deflagrare della notizia e dall’AIA nessuna presa di posizione ufficiale (tranne la nota sopra riportata).
Mancano ancora le dimissioni di Trentalange e di chi ha messo D’Onofrio in quel ruolo facendolo garante della legalità arbitrale. Il nuovo corso Trentalange, che doveva essere rivoluzionario, si sta rivelando un vero e proprio flop. Nessuno di quelli che occupano cariche in enti sportivi presenta le dimissioni dopo situazioni assurde. Ma l'esempio viene dato dal vertice della piramide: Gravina, nonostante l’Italia per la seconda volta consecutiva non si sia qualificata per i Mondiali, continua ad essere presidente della FIGC, quindi tutto sommato risulta normale che il presidente dell'associazione degli arbitri resti saldo sulla propria poltrona.
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