In questi anni in ogni occasione in cui si è innescato il transito di una decisione da un grado all’altro della giustizia sportiva ci si è presentata un’espressione usata spesso in politica:
cane non mangia cane. Il vecchio adagio descrive bene una consapevolezza dettata dal naturale scetticismo verso i giudici dello sport.
Ieri abbiamo avuto l’ennesima dimostrazione dell’inaffidabilità intellettuale di una classe di “professionisti” che con cadenza disarmante decidono di giudicare e poi condannare la Juve. Una stima che non è solo per i giudici della federcalcio, ma anche per quelli sovraordinati del CONI, molti dei quali proprio dalla giustizia pallonara provengono.
Abbiamo constatato una volta di più che nei giudici sportivi non esiste nessuna remora a parlare quando si dovrebbe tacere. Un contegno più cauto avrebbe indotto una persona esperta come Sandulli ad evitare interviste, invece deve esser tanta la sicurezza di sé e la consapevolezza delle proprie indubbie qualità personali che è venuta meno quella necessaria etichetta che il nostro certamente possiede.
Commentando la penalizzazione inflitta alla Juve per le plusvalenze, Piero Sandulli, a noi già tristemente noto per i fatti di calciopoli (ricordate la storia della cravatta al circolo della caccia?), vicepresidente della seconda sezione del Collegio di Garanzia del Coni competente in materia di questioni disciplinari FIGC (la figlia Gabriella Palmieri Sandulli è presidente del collegio), in una intervista ha pensato bene di esternare che secondo lui c’è
« la possibilità che emergano altri filoni d’indagine e altri giudizi verranno a conoscere di ulteriori fattispecie e di altre posizioni. Leggendo la sentenza questa è l’opinione che se ne può trarre». In pratica il nostro, che vanta noti precedenti verso la Juventus, ha detto che potrebbero emergere ulteriori filoni di indagine (id est nuove condanne) a carico della società bianconera a causa della cosiddetta manovra stipendi. Facciamo notare che Sandulli non è il procuratore che sta imbastendo l’accusa, quindi non dovrebbe conoscere le ulteriori fattispecie. Afferma che la sua è un’opinione che trae dalle motivazioni della Corte Federale d’Appello, ma chi ci dice che non si sia fatto scappare qualcosa che serpeggia nell’ambiente giudiziario sportivo?
Per Malagò e Abodi va tutto bene? Il CONI tramite comunicato ha scritto che Sandulli ha parlato a titolo personale, e così facendo ha confermato l’intervista e il suo contenuto. La cosa in sé è inusuale, non ricordiamo precedenti analoghi; segno che ne sta venendo fuori una cosa talmente sporca da intorbidare le acque dalle parti del Comitato olimpico.
Non è il circolo della caccia, è quello dei giudici sportivi che danno addosso alla Juve. Una corporazione più chiusa di una porta blindata e in cui sembra vigere il motto “uno per tutti, tutti per uno e insieme contro la Juve”.
Vedremo se al CONI avranno la furbizia da escludere Piero Sandulli dal Collegio di garanzia, ma tanto al posto suo ci sarà uno con la stessa mission. Nel diritto penale una situazione del genere sarebbe motivo di ricusazione del giudice, ma nel diritto sportivo i giudici sono più coesi e cane non mangia cane.
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