Nell'agitazione degli ultimi giorni stanno sfuggendo alcune esternazioni di Gravina. L’uomo del «
è stato un errore ma nessuno ha sbagliato» col quale ha commentato Juve-Salernitana e quello che riteniamo il più grave errore del VAR dalla sua introduzione. Spero non via sia sfuggita una delle sue ultime uscite, in cui, in riferimento al ricorso al CONI che dovrà presentare la Juventus, testualmente afferma: «
Speriamo non ci si attacchi a vizi di forma».
Possiamo pensare che Gravina non conosca le regole, e già questo dovrebbe essere un problema, oppure siamo giustificati nel pensare ad un’uscita in malafede? Il CONI non entra nel merito, ma nella legittimità e nella forma. Quindi quale era l’intenzione di del presidente federale nell'usare queste parole? Quella di far passare la Juventus come sostanzialmente colpevole che si attacca a vizi di forma per ribaltare la sentenza?
C’è anche un'altra recente affermazione, che fa riflettere per i toni che sembrano molto accorati: «
Ma ci sono norme, ci sono regole e vanno applicate in modo rigoroso. Siamo molto preoccupati per questa situazione.
È arrivato il momento di mettere punti fermi in questo terreno che è molto minato». Un altro tentativo di far sembrare la Juve comunque colpevole di aver violato le norme? Sappiamo tutti che
ad oggi non c’è nessuna norma sulle plusvalenze! E siamo in grado di capire che i punti fermi che paventa Gravina, come norme specifiche, non possono avere valenza retroattiva (anche se non ci stupiremmo della creatività normativa della FIGC).
Inutile pensare di nascondere dietro finte battaglie etiche le ragioni che muovono questa campagna di comunicazione del presidente federale. La realtà è che la repressione della
Superlega ha sancito un’alleanza tra Gravina e Ceferin, con il primo che ha preso molto a cuore la linea dettata dal secondo. Il presidente della FIGC, più che proteggere gli interessi della Serie A, è sembrato sempre propenso a tutelare gli interessi della UEFA. Ed è facile intuire che una condanna della giustizia sportiva italiana faccia da trampolino ad una eventuale sanzione della confederazione europea.
Se qualcuno pensa che sia normale che il Presidente della FIGC, che non lascia la poltrona nemmeno dopo la mancata qualificazione ai mondiali della sua Nazionale, si schieri contro la squadra che da sempre traina il calcio che rappresenta, alzi la mano.
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