Torsello, Giudice della Corte d’Appello FIGC, ha rilasciato alcune dichiarazioni sulla giustizia sportiva tali da far sentire arcaici echi inquisitori. Ne riportiamo un estratto.
Sulla specificità della giustizia sportiva:
«Il codice di giustizia sportiva si adegua ai principi processuali generali, ma non come automatica trasposizione di questi istituti altrimenti perderebbe di peculiarità, come tempestività e speditezza coessenziali alla giustizia sportiva in quanto i processi devono essere veloci e immediati (certezza ai campionati, mercati atleti, agli appassionati). La tempestività pervade gli istituti ordinari: la certezza assoluta comporterebbe un rallentamento del procedimento sportivo, diversamente da quanto prevede il principio di tempestività. Il fine principale del giudice sportivo è quello di affermare i principi di lealtà e trasparenza e quindi gli organi devono considerare meno stringenti le regole formali rispetto a quelli sostanziali che incarnano questi valori. I nostri principi sono lealtà, probità e correttezza: al giudice va il potere di individuazione e punizione dei fatti in essere. I giudici sportivi possono riempire di contenuti questa clausola in bianco configurando come violazione del principio di lealtà e correttezza una condotta che non risulta autonomamente come fattispecie di illecito disciplinare. Questo istituto si spiega in chiave privatistica in virtù della volontà contrattuale degli associati».In sostanza Torsello ci dice: "Abbiamo dato 15 punti alla Juve senza certezza e senza illecito disciplinare. Rapidamente e su questioni di principio, poggiandoci su un dato aleatorio" e con pene afflittive incoerenti, accompagnate spesso da un pregiudizio costruito a livello mediatico che può generare un abominio giuridico che falsa la competizione (in questo caso chiaramente).
Insomma, una giustizia sportiva veloce ma non certa, forse nemmeno giusta, probabilmente sommaria e che può riempire a proprio piacimento contenuti di una clausola in bianco. La velocità non si basa sulle regole, in quanto l’opinione del giudice le può bypassare.
Forse a Torsello sfugge che la FIGC fa parte del CONI che si rifà a norme generali del giusto processo: «Il processo sportivo attua i principi della parità delle parti, del contraddittorio e gli altri principi del giusto processo» (l'art. 3 del CGS richiama l'art. 2 del Codice del CONI).
La cosa grave è che
la giustizia sportiva non è sempre veloce, altrimenti Torsello ci dovrebbe spiegare perché davanti ad una confessione come quella di Liguori nell’affare Osimhen nessuno ha preso posizione. In questo caso c’è poco da interpretare, c’è solo una confessione da verificare. Il giovane Liguori, con Manzi e Palmieri non sono stati nemmeno sentiti dalla giustizia sportiva. A Napoli hanno preso altri 6 mesi di tempo per trovare il modo di giustificare questa situazione e festeggiare tranquillamente lo scudetto.
La giustizia sportiva viaggia a due velocità e non è equa, è evidente. Se a questo aggiungiamo giudici con la sciarpa al collo, nemmeno capaci di evitare pubblicamente interventi da bimbominkia, il quadro che ne esce è desolante.
Il calcio va completamente rifondato: la giustizia sportiva da anni non è più credibile e mina la credibilità del movimento. Pagare questo calcio non è più ammissibile per ogni tifoso di buon senso. O cambiano o è giusto che fallisca completamente.
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