«Colpi bassi, video rubati, frasi estrapolate dai contesti e post sui social da usare nel momento opportuno. Il clima attorno ai giudici legati (direttamente o indirettamente) al “caso Juve” preoccupa le istituzioni e gli stessi magistrati. Più di qualcuno ha subito delle minacce di morte». Questo virgolettato è estratto dal Corriere Dello Sport del 23 febbraio 2023.
Siamo davanti ad un articolo surreale. Mi è difficile comprendere come si possa definire “video rubati”, le registrazioni di eventi pubblici disponibili su YouTube. Anche la doglianza dell’estrapolazione di frasi dal loro contesto è irridente: non sono forse le selezioni di frasi decontestualizzate dalle intercettazioni il modus operandi (sleale) di chi ciba il sentimento popolare?
Santoriello si è esposto in un modo che non denota grande professionalità e che non lo rende super parters. Non servono accuse o minacce, deve solo farsi da parte o, in alternativa, devono chiedergli di fare il classico passo indietro per questo processo.
Lamentare l’uso dei post pubblicati sui social è al pari un po’ pecoreccia, per due motivi: il primo è che i social sono fatti per essere luogo di condivisione appunto; il secondo, conseguenza del primo, è che un professionista che dovrebbe essere colto e aver studiato, dovrebbe avere accortezza, previdenza e morigeratezza superiore al quivis del populo (come può esserlo ad esempio un tifoso).
La figura del Giudice dovrebbe rappresentare integrità, proprio per il ruolo che occupa. I commenti che alcuni Giudici del CONI, hanno pubblicato sui social, lasciando la lettura aperta a tutti, è la dimostrazione della loro inadeguatezza. Se l’autore dell’articolo ha avuto modo di leggere quei commenti, potrà convenire che non è solo una dimostrazione di tifo (non hanno scritto semplicemente ”forza Napoli” o “forza Inter”), ma hanno preso una netta, maleducata, frivola, posizione antijuve, rafforzata da epiteti e immagini da veri e propri bimbominkia.
I «colpi bassi» cui si riferisce l’autore di quel pezzo, in realtà non sono null’altro che le ricerche (neanche tanto approfondite) che molti tifosi juventini hanno fatto sul web facendo emergere i grossi limiti di chi si trova ad occupare certi ruoli nel mondo della giustizia sportiva e penale. Il tifoso non deve ricostruire la realtà (fattuale men che meno processuale) e tantomeno permettersi di formulare un giudizio. Quest’ultimo è compito dei giudici, sia inquirenti che giudicanti, eppure quando si parla e si indaga sulla Juve i suoi tifosi dimostrano di essere molto più capaci di ricostruire fatti e ancorandosi alla realtà risultano essere molto più credibili e seri di giudici con sciarpa al collo e atteggiamenti che farebbero vergognare un adolescente.
Dovrebbe preoccupare invece la pubblicazione di intercettazioni che da mesi vengono proposte da vari media, tagliuzzate e decontestualizzate, in violazione della privacy dei singoli ed in spregio del segreto istruttorio; la totale mancanza di professionalità di chi occupa un ruolo di garante per la giustizia (che sia ordinaria o sportiva); lo stato del calcio italiano aggrappato all’odio verso una squadra e la totale disaffezione dei tifosi verso un sport che solo qualche anno fa, era vanto per il nostro Paese.
Un tentativo malriuscito quello del Corriere dello Sport, nella convinzione di poter spostare le attenzioni giocando ancora sull’onda del moto antiJuve. Ma il quotidiano e la sua redazione ha trascurato che da calciopoli in poi moltissimi tra noi hanno acquisito la consapevolezza di un certo modo mediatico di agire. Il tutto al netto di una ovvia e ferma condanna di qualsiasi post incivile da parte di uno o più tifosi, a cui però va riconosciuto di essere solo in sintonia con la posizione di chi dice che quello che in altri contesti è condannabile, nel calcio invece «è tollerabile» (Santalucia – ANM).
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