Una premessa: nel sistema calcio Italia, gestito da basse logiche politiche, tutto può succedere, per cui, analizzare la situazione attuale in punta di principio e di regolamento essere del tutto inutile.
Anche per il filone stipendi (partnership comprese) che riguarda la Juventus, Chinè ha fatto ricorso all’articolo 4 del codice di giustizia sportiva, un paravento dietro al quale la giustizia sportiva si copre per potersi muovere più liberamente (arbitrariamente) e così cercare di corroborare un impianto accusatorio che sembra molto blando.
La Procura federale, anche per il filone stipendi, non contesta alla Juventus la violazione dell'art.31 (illeciti amministrativi/economici), ma il più generico articolo 4, che racchiude tutto ciò che non è previsto dal norme più puntuali del CGS. L'illecito amministrativo infatti, se provato, è regolato dall'art 31 che prevede solo sanzioni pecuniarie, a meno che non sia dimostrato che l'illecito serva ad iscriversi al campionato. E non è questo che può essere contestato alla Juventus. Quindi, come è possibile che nella sostanza si contestino presunte violazioni contabili e non ci sia riferimento all’art 31?
Questo schema accusatorio è stato utilizzato anche nel primo filone, quello legato alle plusvalenze, la Juve, imputata per l'art.31, viene penalizzata a seguito di revocazione applicando l'art. 4. Questo è uno dei punti su cui poggia il ricorso al CONI della Juventus.
La pronuncia del 19 aprile, il giorno in cui si discuterà il ricorso della Juventus al Collegio di Garanzia, sembra a tutti gli effetti uno spartiacque per comprendere come si evolverà questa triste pagina della giustizia sportiva italiana. Sembra che Chinè voglia decidere quanti punti chiedere per il filone stipendi in base a come si esprimerà il CONI su quello legato alle plusvalenze. Questa idea, palesata dallo stesso Procuratore quando parla di una Juve fuori dalle Coppe e dietro alla Roma, tutto sembra tranne che l’applicazione di principi di diritto sportivo: un bramoso giustizialismo che è all’opposto del concetto di giustizia. Un abominio giuridico.
Un atteggiamento persecutorio che viene confermato anche dalla questione partnership nella quale la Juve è accusata di aver firmato con Atalanta, Bologna, Cagliari, Sampdoria, Sassuolo e Udinese dei memorandum segreti mai depositati in Lega. Ci chiediamo perché sul banco degli imputati c’è solo la società bianconera. Dicono che l’unica magistratura ordinaria ad aver chiuso le proprie indagini sia quella di Torino, mentre le altre “territorialmente competenti” hanno richiesto i documenti dell’inchiesta Prisma soltanto il 24 febbraio e stanno ancora studiando le carte. Per evitare di avviare un processo senza avere il quadro completo, la procura della FIGC ha deciso quindi di procedere innanzitutto con la Juventus e di attendere, per le altre, gli sviluppi dei pm. E se le altre fossero tutte assolte per cosa pagherebbe la Juve? Come possono avere un quadro completo su un aspetto che prevede la “collaborazione” di altre partner?
Questo modo di operare lascia molti dubbi e nessuna fiducia sul lavoro della giustizia sportiva. Si sta esagerando e esasperando il tifo, dando il la a episodi molto pericolosi, ma su questo torneremo in un altro pezzo.
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