Quando il danno è ormai consumato la Cassazione ha stabilito che la competenza a indagare e giudicare i fatti contestati con l’indagine “Prisma” condotta dalla Procura di Torino è del foro di Roma.
Non possiamo soffermarci sul disposto della Suprema Corte perché ancora non è nella nostra disponibilità, ma da cittadini e fruitori dello sport possiamo e dobbiamo commentare questo ulteriore episodio di una vicenda che getta discredito su certa magistratura con la sciarpa al collo e squalifica in modo netto alcuni inquirenti che non mostrano alcun amore per il diritto.
Infatti, prima ancora che di competenza territoriale
si dovrebbe tornare a rimarcare l’incompetenza etica di chi ha condotto l’indagine con malcelata sete giustizialista. Ciro Santoriello (sì, facciamo nome e cognome) ha forse pensato di rimediare a quella che qualunque tifoso antijuventino vive come un’ingiustizia della vita: le molte, troppe, vittorie bianconere. Sarebbe bastata la sola evidenza di trovarsi davanti un “magistrato tifoso” a dover far intervenire il Procuratore capo di Torino e, perché no, anche il Ministro della Giustizia per salvaguardare la credibilità della magistratura.
Nelle scorse settimane, con l’archiviazione disposta dalla Procura di Bologna per il caso Orsolini, si era già manifestata una certa disuguaglianza nella considerazione dei diversi pm su vicende identiche. Parafrasando un vecchio adagio potremmo dire
che per gli amici le leggi si applicano, per i nemici si interpretano; purtroppo la Juventus tra i molti nemici antijuventini annovera anche Ciro da Napoli.
A contorno di tutte le considerazioni che stiamo leggendo ce ne sono un paio che a nostro avviso meritano le riflessioni dei tifosi juventini. La prima riguarda la Procura federale e la giustizia sportiva in genere: i giudici della federazione presieduta da Gravina non hanno mostrato alcun indugio nel recepire le carte e i teoremi di Torino per sanzionare la Juventus (come al solito poco importa che manchi una verità processuale formatasi grazie al contraddittorio delle parti), non altrettanto hanno fatto per il caso Orsolini. In quest’ultima occasione non è riemerso il vecchio adagio che “per la speditezza propria dell’ordinamento sportivo… bla bla bla…”.
La seconda considerazione attiene al contegno processuale della società Juventus FC SpA: ancora una volta ha deposto le armi della difesa ad oltranza del buon nome della Juve in favore di un insensato accordo con la giustizia sportiva che siamo sicuri conteneva clausole tombali atte a precludere vie di risarcimento nel caso fosse acclarato l’infondatezza di tutti i teoremi di quello che adesso la Cassazione ha sancito essere un magistrato territorialmente incompetente.
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