Di A. Pavanello
Sezione VI : l'invasione scandinava. Parte I Si potrebbe chiamare “invasione scandinava”, perché è ciò che coinvolse l’Italia e parte dell’Europa occidentale per la prima metà degli anni ’50: una vera e propria invasione di giocatori norvegesi, svedesi o anche danesi. La Juventus non ne fu immune, difatti acquistò Karl A. Hansen, dopo che aveva già preso John Hansen e Praest, anch’essi danesi. Rinaldo Martino, vuoi per la nostalgia, vuoi per le regole dell’epoca che non permettevano di utilizzare più di tre stranieri, ritornò in Argentina; venne inoltre acquistato dalla Lucchese Rino Ferrario, difensore che seguirà le orme di Parola, soprannominato “mobilia” dai tifosi per via di una costituzione fisica non propriamente gracile.
La Juventus celebrò l’inizio della nuova stagione con una goleada contro la Pro Patria 7-0) e inanellò dieci risultati utili consecutivi, prima di cadere contro il Como; tra le vittorie ve ne furono di larghe, come contro la Roma, il Bologna (“Cinque reti sono molte per una partita che è stata più o meno equilibrata in numero di attacchi ed andamento generale di gioco, ma sono una prova dell’incommensurabile valore della classe e dell’esperienza” scrisse Pozzo su La Stampa) o ancora il Torino.
Due settimane dopo la sconfitta col Como, la Juventus perse pure la partita con l’Inter, in lotta con il Milan e i bianconeri per la conquista del titolo.
Gli uomini di Carver però si ripresero e non persero più fino alla fine del girone d’andata (fu l’Inter a diventare campione d’inverno, approfittando di un calo del Milan) infliggendo pesanti punteggi a Novara, Padova ed Atalanta.
Nel girone di ritorno la Juventus, dopo una striscia di quattro risultati utili consecutivi, perse contro la Roma e, soprattutto, due settimane dopo contro il Milan, che già dalla 2° giornata aveva iniziato un filotto di vittorie consecutive (i rossoneri ne totalizzeranno 10); così scrisse Vittorio Pozzo sull’incontro “Dopo l’insuccesso di Roma, la clamorosa prova negativa di Milano, conferma, nei bianconeri, uno stato di cose che colpisce. La squadra si è affacciata al periodo cruciale del campionato con una parte notevole degli uomini […] in cattive condizioni di forma e con tutti i problemi di funzionamento collettivo che erano affiorati isolatamente in precedenza”.
Dopo la sconfitta, i bianconeri ebbero un altro passaggio a vuoto, interrotto solo dalla vittoria su Torino e Palermo. Perdendo contro l’Inter, la Juventus si allontanò dalla vetta e le quattro vittorie finali non servirono che a confermare il 3° posto dietro Milan (che vinse lo scudetto con una giornata di anticipo) ed Inter.
In campo internazionale, dopo la lunga parentesi dovuta alla scomparsa della Coppa Europa Centrale, la Juventus partecipò ad un torneo, la “Copa Rio” che si svolse in Brasile, a Rio de Janeiro. Tale torneo fu un abbozzo della futura Coppa Campioni e i partecipanti oltre ai bianconeri, furono, il Vasco da Gama, lo Sporting Lisbona, l’FK Austria, il Nacional CF, l’SE Palmeiras, l’Olympique Club Gymnaste de Nice e l’FK Crvena Zveda (Stella Rossa di Belgrado). La competizione riunì tutti i partecipanti Campioni nei rispettivi Paesi e suddivisi in vari gruppi.
La Juventus si ritrovò nel “gruppo Sao Paolo” con Palmeiras, Nizza e Stella Rossa di Belgrado; gli uomini di Carver vinsero tutti gli incontri e finirono il girone al primo posto. In semifinale i bianconeri ritrovarono l’Austria Vienna, vecchio avversario dell’epoca della Coppa Europa Centrale: sul 3-2 per la Juventus, venne assegnato un rigore agli avversari. I bianconeri protestarono e il clima divenne incandescente, in quanto il pubblico locale non aveva perdonato alla Juventus la vittoria contro il Palmeiras : vi fu invasione di pubblico e ai bianconeri non restò che difendersi (quel che appunto fecero Viola e Muccinelli, finendo addirittura in prigione!).
Si dovette così disputare la bella, vinta confortevolmente da Viola e compagni (3-1).
In finale i bianconeri affrontarono il Palmeiras a San Paolo. I locali s’imposero di misura all’andata e il match di ritorno non fu sufficiente a ribaltare le cose: in vantaggio con Praest fino alla fine del primo tempo, i bianconeri furono prima raggiunti a inizio della ripresa (particolarmente sfortunato Viola che aveva parato un tentativo insidioso, ma un altro giocatore segnò col portiere a terra); Boniperti ridiede speranza ai suoi compagni, ma al 32’ il pareggio del Palmeiras fissò il risultato sul 2-2 e gli attacchi della Juventus non riusciranno a modificare il risultato.
La stagione fu l’ultima per Jesse Carver che rilasciò un’intervista alla Gazzetta dello Sport con pesanti critiche alla dirigenza e ad alcuni giocatori (John Hansen, Muccinelli, Parola, Boniperti). Il 21 agosto si riunì il CdA della società ed il 25 dello stesso mese, venne inviata una raccomandata a Carver in cui vi fu la risoluzione del contratto. L’interim venne affidato alla coppia Combi-Bertolini.
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