Quando l'errore è buono e giusto, ovverosia quando:
«C’è stato un errore ma nessuno ha sbagliato» . la frase pronunciata da Gravina dopo il clamoroso annullamento del regolarissimo gol vittoria di Milik nel finale di Juve-Salernitana.
L'errore più colossale del VAR da quando è stato introdotto, giustificato dal presidente federale con parole che Fantozzi equiparerebbe alla corazzata Potemkin.
Lo stesso filone cui ha attinto Abodi, il ministro dello Sport:
«Indebolire il calcio è un danno per tutto il sistema sportivo italiano». Il ministro pronuncia queste frasi come se fosse estraneo alla vita dello sport, come se non potesse incidere nella politica dello stesso, come se nell’ultimo anno fosse stato lontano dalle vicende che lo hanno investito.
Dovrebbe comprendere che anche permettere di riscrivere una classifica ad una giustizia sportiva con esponenti che nel tempo perso si divertono a fare i bimbominkia sui social, porta a conseguenze inevitabili. Dovrebbe capire da segnali chiari come la diminuzione di abbonamenti alle pay tv e il conseguente minor valore rinegoziato per i diritti tv; la costante presa in giro ai tifosi, con inchieste finalizzate a penalizzare una sola realtà per ritorni personali (Juve – Ceferin – Gravina), non è il miglior spot per il calcio italiano. Dovrebbe capire che il fallimento della nazionale italiana, con la mancata qualificazione ai mondiali per ben due volte, qualche responsabile ce lo avrà. O si vuole addebitare il fallimento a Svezia e Macedonia?
Pesa anche non prendere mai decisioni e procrastinare le soluzioni dei problemi. E chi dovrebbe intervenire se non il massimo esponente dello sport?
Il calcio italiano non ha più la dignità di uno sport, la giustizia sportiva è una barzelletta, chi la rappresenta non può più essere considerato imparziale. Non si parla mai, concretamente di sostituire i vertici con personaggi professionalmente e personalmente più credibili. Si promettono invece riforme che non prendono mai forma.
Insomma, chi è causa del proprio mal, caro Abodi, pianga sé stesso.
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