L’ultima giornata di campionato ci fa disinnamorare ancor più del calcio e che probabilmente allontanerà chi ancora pensa di seguire una leale competizione.
Sapevamo sin dalla sua introduzione che il VAR non avrebbe risolto i problemi legati alle polemiche sulle decisioni arbitrali ed era prevedibile la strumentalizzazione che ne sarebbe seguita.
Le simulazioniLa più clamorosa rimane quella di Faraoni durante Juventus-Verona che porta all’annullamento del goal di Kean. Davide Faraoni ha 32 anni, è capitano del Verona, dopo essere stato sfiorato da un avversario, si getta a terra, pur conscio della presenza delle telecamere, si rialza immediatamente per vedere la fine dell’azione e, al gol avversario, stramazza a terra nuovamente mettendosi le mani sul volto. Pantomima che spinge l’arbitro, richiamato dal VAR, ad annullare la rete della Juventus. L'etica e l'antisportività del gesto viene legittimata dal gruppo arbitrale. Nessun provvedimento preso: una scelta diseducativa e che dà stimolo ad essere ripetuta. Perché non approfittarne ancora?
Il Procuratore Federale, sposando il comportamento antisportivo di Faraoni, ha proposto all’attenzione del Giudice sportivo, in quella stessa partita, il pugno di Gatti nei confronti di Djuric, invitandolo a usare le immagini televisive (cosa che non poteva nemmeno fare). Eppure, anche per evitare che in futuro qualche altro calciatore in vena di sportività lo ripeta, doveva essere punita la clamorosa simulazione, applicando semplicemente il regolamento della prova televisiva "anche" (solo) per Faraoni: «fatti di condotta violenta o gravemente antisportiva o concernenti l’uso di espressione blasfema non visti dall’arbitro o dal VAR».
È chiaro che la scriminante è stata data proprio dall'avversario del Verona: la Juventus.
L’antisportività come routineLa Juve a Monza viene raggiunta dai lombardi con un gol al 92’ e l’ex interista Gagliardini pensa di festeggiare sbeffeggiando Rabiot, che non risponde alla provocazione. Quando la partita sembra chiusa, al 94' un’azione caparbia dello stesso bianconero porta al gol vittoria di Madama.
Alla fine del match Adrien, pubblica un post su Instagram, con l’immagine dello sberleffo del giocatore del Monza, accompagnandolo con queste parole: «Impara sempre a rimanere umile perché, fin quando l’arbitro non ha fischiato la fine della partita, tutto è ancora possibile. Ricordati di questo». Incredibilmente Gagliardini, forse non conscio del fatto che le immagini siano state viste in mondovisione, replica scrivendo: «Le cose di campo rimangono in campo non sui social. Ciama la mama». È una situazione imbarazzante perché, dopo la brutta figura rimediata (nessuno può dire che quel gesto sia giustificabile), il riferimento alla mamma procuratore è ancora più imbarazzante.
Mi chiedo se questo atteggiamento non costituisca violazione del principio di lealtà e di conseguenza sanzionabile. Anche se anche in questo caso è uno juventino ad essere sbeffeggiato.
Il fatto che in entrambi i casi, ad essere colpiti dai gesti deprecabili, siano stati dei giocatori juventini, e questo va a braccetto con tutta la politica antijuventina accolta mediaticamente in modo positivo, non dovrebbe distogliere dalla loro antisportività.
Ci sono dei professionisti che evidentemente non sono sportivi e non sono educati ad un comportamento congruo che, in mancanza di punizioni regolamentari, possono dare stimolo, a chiunque, a ripetere gli stessi gesti.
Chi ne dovrebbe guadagnare da questo spettacolo di bassa lega?
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