Di A. Pavanello Sezione VIII : gli anni della Juve operaia
Parte IV
L’attacco bianconero si rinforzò con l’arrivo del primo giocatore francese nella storia del club: si tratta di Nestor Combin, apprezzato per la potenza del suo tiro, tuttavia non avrà molta fortuna in maglia bianconera : 38 presenze e solamente 10 gol.
In panchina la novità fu l’arrivo del paraguaiano Heriberto Herrera, il tecnico del “Movimiento”, ovvero del gioco corale.
Nella squadra iniziò una guerra tra Sivori ed Herrera; l’argentino dalla classe innata, conosciuto pure per il suo carattere intemperante, si scontrò con il tecnico, fautore di una disciplina ferrea (famosa fu la frase lanciata da Herrera, per far capire che contava solamente il gruppo “per me Coramini e Sivori sono uguali”); alla fine “El Cabezon”, come era soprannominato Sivori, lascerà la Juventus alla fine della stagione, per approdare al Napoli.
Dopo un debutto piuttosto mediocre (con soli due punti in tre giornate), i bianconeri inanellarono una striscia di 4 gare, raccogliendo così le prime vittorie (su Mantova, Bologna e Genoa). Battuti dalla Fiorentina, gli uomini di HH2 (come venne ribattezzato dalla stampa, per evitare la confusione con l’altro Herrera, l’allenatore dell’Inter) ripresero a vincere già dalla domenica successiva, contro la Sampdoria e s’imposero largamente pure sul Torino “La Juventus ha pienamente meritato la vittoria […] Erano troppo sicuri del fatto loro proprio i granata e non hanno affatto riprodotto il loro grado di forma migliore […] I granata […] principalmente risultavano superati nella forma di velocità che è quella del pensiero, l’anticipo” (La Stampa).
La Juventus inanellò una serie di 9 gare senza mai perdere, superando anche le difficili gare con il Milan e soprattutto con l’Inter, lanciata all’assalto del campionato (che poi vincerà).
Nel girone di ritorno l’andamento della Juventus fu più altalenante, con i bianconeri che non riuscirono a inanellare delle strisce di risultati utili consecutivi.
Tra le vittorie più clamorose, specie per il punteggio, spicca quella sul Genoa, alla 24° giornata: i bianconeri, di fronte a dei rossoblu in crisi, dopo aver aperto le marcature con dall’Omodarme, si scatenarono nella ripresa, segnando 6 gol.
La squadra di Herrera vinse anche con la Lazio, ma perse le partite con Milan quella con l’Inter (che permise ai nerazzurri di scavalcare i cugini) “La Juventus ha dominato tanto a lungo da stravincere, ma l’Internazionale, molto semplicemente, ha vinto”, così scrisse Pozzo che a proposito dell’esclusione di Sivori aggiunse “sinceramente non abbiamo compreso la esclusione. Quando si esclude da una squadra un uomo di valore è perché si ha a disposizione o un elemento o un gruppo di elementi che […] possono fare miglior gioco. Questo miglior gioco la Juventus al momento attuale non lo sa, né lo può fare. Così non è rimasto che il sacrificio : sacrificio del giuoco e del risultato”.
I bianconeri finirono il girone con una vittoria e si classificarono al 4° posto, a pari punti con la Fiorentina.
La soddisfazione della stagione giunse dalla vittoria della quinta Coppa Italia : dopo aver battuto Alessandria, Brescia, Lecco, Bologna e Torino, i bianconeri giunsero alla finale contro l’Inter e fu Menichelli (che già aveva segnato nella semifinale) a regalare il trofeo alla vecchia Signora.
In Coppa delle Fiere, dopo aver eliminato ai trentaduesimi l’Union Saint-Gilloise (entrambi i match videro vittoriosi i bianconeri, anche se di misura), i bianconeri eliminarono anche lo Stade Français (dopo aver pareggiato 0-0 l’andata; decisivo fu il gol di da Costa al 49’).
Agli ottavi di finale, la Juventus affrontò il Lokomotiv Plovdiv e fu necessaria non solo una bella (i due incontri erano terminati in parità), ma addirittura i tempi supplementari per decretare il vincitore: i bianconeri, in vantaggio con Sivori, erano stati poi raggiunti e sarà ancora l’argentino a segnare il gol decisivo. A causa del numero di squadre iscritte inizialmente al torneo (48), ai quarti ne rimasero solo sei, per cui fu necessario il sorteggio: gli uomini di Heriberto Herrera furono così sorteggiati e passarono automaticamente alle semifinali, per affrontare l’Atletico Madrid, peraltro già battuto l’annata precedente. Il doppio confronto non lasciò spazio a sorprese, con i bianconeri che dominarono gli spagnoli per 3-1 in entrambe le gare.
Per la prima volta nella sua storia, la Juventus accedeva così a una finale di coppa europea: avversario il Ferencvaros dal prestigioso passato. La finale unica si svolse a Torino, ma questo non fu di alcuna utilità alla squadra: in una partita dominata più dalle difese che dagli attacchi, privata di Sivori, mai i bianconeri sembrarono poter anche solo dominare la partita. Furono soprattutto la stanchezza e l’esperienza dei magiari a fare la differenza e alla mezz’ora del secondo tempo il Ferencvaros segnò l’unico gol (ma decisivo) dell’incontro.
Nella Coppa Campioni, nuovo successo dell’Inter, mentre nella Coppa Coppe da registrare il successo del West Ham.
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I primi 100 anni della Juve. Il 1899
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