Di Crazeology L’invidia è una buona stoffa per confezionare una spia. (Victor Hugo)
Nelle scorse settimane i media hanno diffuso la notizia che presso la Procura di Perugia c’è in corso un’inchiesta riguardante una ampia violazione delle banche dati statali, alla ricerca di informazioni finanziarie, giudiziarie, ecc, effettuate da un membro della Guardia di Finanza, «senza alcun motivo di servizio». Questa sorta di dossieraggio, o raccolta di informazioni sensibili e private, vede tra gli spiati individui di vario tipo (politici, vip, ecc), ma anche alcuni personaggi del mondo Juve degli ultimi anni (Agnelli, Allegri, CR7, in particolare). E la ricerca di informazioni è stata sempre effettuata in momenti specifici e delicati.
Viene spontanea a questo punto una domanda da buttare sul tavolo: come mai la cosa non sorprende?
La risposta è semplicissima. Da più di 20 anni la Juventus subisce costantemente spionaggio legale e illegale, alla ricerca dei reati più fantasiosi, o alla ricerca di informazioni con cui si possa costruire uno sgambetto su misura per far cadere la zebra in qualche pasticcio. Tutto questo mentre la proprietà del club se ne frega altamente, e in qualche occasione ha tifato palesemente per gli accusatori a vario titolo. Una vergogna di proporzioni gigantesche, e una incapacità totale di proteggere e custodire con dedizione un patrimonio storico, sportivo, e aziendale, che meriterebbe invece grande rispetto e amore assoluto.
L’elenco dei pasticci spionistici anti-juve è lunghissimo, non c’è solo quest’ultimo da affiancare a quello classico e colossale Telecom-Sismi. Purtroppo tutti i processi (giudiziari, sportivi, mediatici, ecc), subiti dalla Juve negli anni, troppo spesso vedono anomalie di vario genere nella raccolta delle prove e delle informazioni. Andando a scavare per bene, in ogni vicenda spuntano dei seri dubbi su bontà, legittimità e legalità delle fonti. Per non parlare poi della qualità e attendibilità delle prove e della “sostanza” delle accuse, spesso posticce o campate in aria.
Ovviamente tutto questo non è solo un problema bianconero, ma anche di democrazia e di giustizia. Ricordiamoci che poi per colpire la Juve, in realtà vengono colpiti anche individui, ossia persone fisiche; eppure la questione della civiltà non interessa a nessuno, evidentemente.
Il modo becero, ignorante e da parrocchietta, in cui gli italiani guardano e seguono il calcio, ha creato un tanfo che è arrivato da tanto tempo a riempire il naso anche della classe dirigente, che dovrebbe invece vivere la propria professione (dirigenti aziendali, giornalisti, magistrati, politici, forze dell’ordine, ecc) con serietà, onestà e rispetto delle regole.
E invece ancora una volta notiamo che mentre a Torino (o in Olanda se preferite) si dorme della grossa con il consueto menefreghismo snob e spesso anche parecchio puzzolente, l’Italietta anti-Juventina continua a cercare modi per fare del male al club. L’ennesima conferma dei costanti complotti che il club deve subire. Del resto l’invidia è una brutta bestia.
Qualcuno dovrebbe avvertire l’Italia anti-Juventina, soprattutto quella che sta ai piani alti in generale, che lo sport italiano per intero esiste solo perché c’è la Juventus, che essendo la squadra più seguita, è quella che finanzia più di tutti direttamente e indirettamente tutto il carrozzone. Continuare ad aggredirla nell’idea che prima o poi possa morire, vuol dire avvelenare il pozzo da cui tutti bevono.
Che gli odiatori seriali e gli invidiosetti sfigatelli lo sappiano.
L’invidia che si nutre voracemente dell’idea che il bene della Juve voglia dire il male di tutti gli altri, è un sentimento irragionevole, tonto, definibile come una sciocchezza colossale.
La realtà è decisamente al contrario. Il male della Juve vuol dire il male di tutti gli altri, e il bene della Juve vuol dire il bene per tutti gli altri. Una Juve forte e vincente porta possibili successi e tanto tanto denaro per tutti gli altri e per l’intero sistema sport italiano (poltronisti professionisti compresi).
La crisi pesantissima del calcio italiano evidentemente in tanti non la vedono, ubriachi e accecati dall’odio; fatto quasi comprensibile per il tifosotto da bar, ma ai piani alti, nella classe dirigente, la consapevolezza dello stato attuale e la lungimiranza dovrebbero essere le fondamenta su cui costruire qualunque riflessione. E invece nisba.
Ora, visto l’incredibile comportamento del padrone interista della Juventus, gli anti-Juventini hanno vita semplice. Bene allora, che si continui pure così, cercando in ogni modo di uccidere la zebra “cattiva”, e il giorno della sua morte che si faccia una grande festa in piazza.
Poi dal giorno dopo si potrà giocare finalmente liberi e senza la Juve, ma solo più al parco sotto casa, dove l’erba spesso scarseggia, e dove ogni dribbling dovrà essere doppio, uno per l’avversario e uno per evitare di pestare la cacca di cane. Questo è il suicidio di massa che merita la nostra italietta antisportiva delle banane, intontita dal pallone sgonfio, fallito e taroccato. Personalmente sarò sicuramente ai bordi del campetto spelacchiato ad applaudire provocatoriamente i fenomenali campionissimi del nulla, e a consolarli col ghigno in faccia ogni volta che ne pesteranno una. Spiate pure, falliti.
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