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Sabato 23.11.2024 ore 18,00
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Attualità di N. REDAZIONE del 02/07/2024 11:44:14
Euro 2024: il fallimento del calcio Italiano

 

Di Crazeology

Ancora una volta, senza nemmeno essere grandi profeti perché tutto era abbastanza chiaro da mesi, si è potuto certificare il fallimento del calcio italiano.
Euro 2024, che in tanti vedevano come un'opportunità di rilancio del brand calcistico italiano, è stato solo l'epitaffio sulla tomba.

Certo, qualcuno dirà che però l'europeo precedente è stato vinto proprio dagli azzurri, e quindi il fallimento non esiste.
Niente di più sbagliato. Lo scorso europeo è stato vinto con merito, per l'impegno profuso dai giocatori, ma grazie anche ad una bella dose di fortuna. È stata una casualità.
La realtà è che la squadra, anche quella, era abbastanza scadente. E le cose nel tempo non sono migliorate. Ricordiamo a tutti i gentili lettori, e anche a chi si trova in questa pagina web solo per tramare e spiottare cosa dicono i cattivissimi rancorosi Juventini, che L'Italia ha già saltato gli ultimi due mondiali di calcio (Russia 2018, Qatar 2022), e che fatta salva la vittoria meritata della Coppa Uefa dell'Atalanta, mediamente le squadre italiane negli ultimi15 anni non è che abbiano proprio dato spettacolo nei tornei internazionali.
Certo, qualche finale si è giocata, la Juve per esempio ne ha giocate due, l'Inter anche, ma sono lontanissimi gli anni in cui le nostre squadre in generale erano ogni anno le più temute in tutta Europa.

E tutto nasce da quel lontano 2006, dove il sistema calcio, invece di mandare a stendere l'ingegnerino Elkann amicone di Tronchetti e Moratti, e proseguire per la propria strada, ha deciso di realizzare la perversione che ogni anti-Juventino aveva sognato da sempre. Si è deciso di ammazzare la Juve per qualche tempo, in modo da far godere altri club.

Ma la Juve non è solo un club. La Juve è da sempre la storia del calcio italiano. Il calcio italiano si è sempre rispecchiato nella Juve e nei suoi campioni. La Juve era la pesante e potente capofila di un movimento. Era uno tra i club con il fatturato più grande in Europa. La Juve del 2006, forte, che spesso giocava finali europee, che stava per realizzare uno stadio autofinanziandosi, era l'esempio perfetto da seguire. La squadra da imitare, per gestione, competenza e lungimiranza. La locomotiva di tutto il movimento sportivo italiano. L'ultimo respiro di quella Juve è stato il mondiale 2006, che l'Italia ha vinto per merito, ma anche perché dentro quella squadra fortissima c'era una storia intera, oltreché tanti giocatori. C'era dentro una filosofia. Un modo di essere, di lottare, di esistere sul campo. Non a caso ha vinto la finale con fatica, perché anche dall'altra parte, ossia nella Francia, c'era un grosso pezzo di Juventinità.

Oggi, dopo quello che si è visto per anni e anni dentro e fuori dal campo (tribunali sportivi e civili compresi), e mentre tutti erano concentrati a uccidere quotidianamente la Juve, di colpo, a causa della vergognosa uscita della nazionalina da Euro 2024, tutti si accorgono che il calcio italiano non esiste più. Tutti tutti. I giornaloni, i giornalini, i media, le televisioni, i commentatori, gli ex-dirigenti, gli ex-allenatori, ecc. Compreso chi nel 2006 godeva della Juve in B. Tutti sanno. Tutti parlano. Tutti danno colpe. Tutti danno ricette. E vai col liscio.
Che bisogna riformare tutto. Che non funziona più niente. Che anche il calcio europeo è molto sofferente. Che si gioca troppo. Che bisogna riformare i campionati. Che i giovani sono sempre più disinteressati al calcio. Che c'è troppo tatticismo e poca fantasia. Che le scuole calcio forse vanno riviste. Che i giocatori sono troppo distratti da altre cose, come social, soldi, ecc. Che manca il carattere. Che i vertici si devono dimettere. Che il calcio in generale è indebitato fino al collo. Che la maggior parte dei club italiani non potrebbe iscriversi al campionato. Che i giocatori guadagnano troppo. Che la giustizia non è uguale per tutti. Ecc, ecc, ecc.

Bene. E' quello che l'Italietta invidiosetta delle mille parrocchiette sfigatelle si merita. La Juve è morta, adesso tocca a tutti gli altri morire.
Ma c'è di più. Pongo anche un'altra questione. I giovani molto sotto i 20 anni vogliono il grande calcio solo nella playstation. Le partite in tv li annoiano. Da alcune statistiche realizzate attraverso l'analisi dei dati numerici, si è notato che la soglia d'attenzione di un adolescente oggi è diventata molto molto più bassa che in passato. I dati sono molto attendibili, perché basta pensare a quanto dura un video su youtube, o altro social, e voler provare a misurare il numero di secondi che ci mette un adolescente a passare direttamente a quello dopo. In tanti ci stanno lavorando a questi dati, e non solo i pubblicitari, ma anche operatori di altri settori. Per esempio ci sono case discografiche che si stanno ponendo da tempo la questione della non realizzazione dei video musicali, soprattutto quando molto costosi, per promuovere i brani; perché se per un brano di 3/4 minuti, dopo meno di 20 secondi molti utenti sono già passati ad altro, allora potrebbe non valerne la pena. Idem con patate per il cinema e la televisione. Il mondo sta cambiando sotto i nostri occhi, ogni giorno un pochettino. E in tanti si interrogano, avanzano proposte, fanno tentativi, e cercano nuove strade per vivere. Invece il calcio di oggi, vecchio e sudicio, che puzza sempre di potentati che lo governano in funzione della poltrona e non del benessere del gioco, è ostaggio imprigionato nella mani di gente senza scrupoli, e senza nessuna competenza sulla realtà delle cose e del mondo in cui viviamo. Il calcio rischia tantissimo nei prossimi decenni.
La recente riforma dei tornei internazionali è a dir poco ridicola. Un papocchione indecente. Addirittura potrebbe persino peggiorare la situazione nel lungo periodo.
L'immagine migliore e più rappresentativa di tutto il torneo, e di come è ridotto il dio pallone, si è avuta proprio durante la partita dell'Italia contro la Svizzera.

Ad un certo punto, dopo il secondo gol, le telecamere si sono rivolte verso la tribuna, e hanno inquadrato una fila di personaggi seduti uno di fianco all'altro, tutti insieme:
La Russa, Gravina, Ceferin, Infantino, ecc.
Ovvio che, per chi come me ritiene che il 2006 sia stato l'inizio della lenta valanga che prosegue tutt'oggi, quei visi non sono da ritenersi gli iniziatori.
Però è interessante vedere come anche facce nuove e molto diverse, alla fin fine siano degni successori di chi c'è stato prima (Blatter, Platini, G. Rossi, ecc).
Stranamente, anche se tanti anni dopo, forse per ciò che rappresentano, quei soggetti hanno un loro peso simbolico analogo a quello dei predecessori.
In quella foto quindi, ci sono tutte le risposte: la casta.
La casta antiJuve, accecata dal potere e dall'orgoglio, che resta attaccata alla poltrona mentre tutto attorno il loro mondo crolla.

Un vecchio detto marinaresco diceva: "a nave rotta ogni vento è contrario". Ecco. Beccatevi anche questa figuraccia.
Ripeto: la Juve a suo tempo è morta, ma adesso tocca a tutti gli altri morire, tra mille sofferenze e lunghe agonie. Nessuna pietà.

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