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Sabato 23.11.2024 ore 18,00
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Attualità di N. REDAZIONE del 13/09/2024 08:11:08
L’unico progetto rimasto è Giuntoli

 

Di Crazeology

Non tanto tempo fa, nell’analizzare la situazione complessiva della Juventus, avevamo notato e anticipato che il progetto di John Elkann è non fare nessuno sforzo, non avere nessun progetto, e assumere qualcuno competente per la parte sportiva, non tanto per vincere, ma per non dover mettere altri soldi nel club. Giuntoli sta facendo quello che può, senza i soldini e l’aiuto del padrone. Se arriveranno grandi risultati, saranno un effetto non programmato e non voluto davvero dall’ingegnere. Certo, con l'atalantino forse si è andati lungo sulle cifre, e con alcune zavorre ci abbiamo perso qualcosa senza monetizzare granché, ma evidentemente non c'erano altre strade. Si è pensato anche molto ai conti del futuro, come in effetti voleva Elkann. Dubito si potesse fare di meglio in queste condizioni. Questo però evidenzia molto il problema di fondo della Juve, che non è tanto la gestione sportiva, quanto la mancanza di progetto complessivo. Tutto ciò che è stato fatto da Agnelli negli anni passati è finito nel cestino, sia cose utili e sia cose errate alle fondamenta. È una vera e propria dicotomia di gestione, scientemente organizzata, per la solita guerra famigliare da bambini dell’asilo della grigia famigliola ex-torinese, ora olandese. Molto facile da realizzare peraltro, soprattutto quando tifi per l’Inter come l’ingegnere gestionale exoriano di nostra conoscenza. Si continua a non cercare davvero nuovi modi per fatturare. Progetto Continassa, J Medical, alberghi, ecc, tutto fermo a ciò che c’è, senza passare allo step imprenditoriale successivo per crescere. Come avevamo già detto, ciò non basterebbe di certo a risollevare le sorti economiche del club raggiungendo i colossi europei, è provato dal punto di vista empirico che è impossibile, ma anche quei segmenti minori avrebbero la loro piccola importanza insieme a tutto il resto. La vera cartina tornasole di questa situazione però ce l’ha data di recente Scanavino in una intervista, quando ha toccato il tema più importante di tutti, ossia la penalizzazione subita, definendo il presidente Ferrero come lo “stratega” dell’atteggiamento patteggione al ribasso che tutti ricordiamo. Ergo, la qualità dei dirigenti attuali e di queste scelte la dice lunga sull’interesse di Elkann per la Juve, ossia meno di zero. Persino i vecchi ricorsi pastocchiati del cuginetto sono stati cestinati, e l’immagine del club cestinata come sempre insieme ad essi.

In tanti avranno notato le difficoltà nel trovare uno sponsor per la maglia degli ultimi mesi. Momentaneamente si è fatta una nobile scelta umanitaria in attesa di qualcosa di più redditizio. Ebbene, per conto mio, e da quel poco che mi è dato sapere da qualche mio test dialettico con imprenditori di professione, l’immagine del club ha parecchi sfregi, e le mancate difese legali e mediatiche lungo i decenni stanno procurando danni da diverso tempo. Questo è il risultato. Lo so, negli anni scorsi gli sponsor c’erano, e per una buona parte del mondo la Juve era sporca anche con CR7, ma essendo la squadra anche molto competitiva, in un modo o nell'altro investire sulla maglia portava ugualmente i suoi tornaconti. Oggi non tanto, c’è la visibilità del grande club, ma si esce da un altro disastro giuridico e mediatico, ed è palese a chiunque che è stato ridimensionato tutto il progetto. Il primo forte segnale è stato il non rinnovo di Jeep. Ma a questo primo dato importante, si aggiunge il fatto che la società e la proprietà, per l’appunto, come tutti ricordiamo bene, hanno tenuto per tanti mesi non solo un atteggiamento di ridimensionamento complessivo, ma anche di patteggiamento e di ammissione di tutte le colpe in Italia e in Europa. Chi investe però deve farlo oggi, immaginando ragionevolmente cosa avviene oggi e nel primo domani (1/2 anni). Metto i soldi o non li metto? Mi conviene o no? E se mi conviene, quanto meno per la visibilità minima conclamata del grande club, quanto mi conviene?

Poco. La Juve è un club divisivo. In tanti, troppi, la odiano. Gente a cui, già solo a bocce ferme, sarà difficile vendergli qualcosa. E non c'è nessuno che mette un freno a questi fatti/dicerie, che dir si voglia. Nemmeno i padroni, grossi industriali, grossi finanzieri ed editori potentissimi. Inoltre, anche all’estero, i semplici sportivi osservatori non tifosi, ormai considerano il club con occhi diversi dal passato, perché il chiacchiericcio sporco e le vicende legali hanno girato per il mondo. Quindi dipende anche dal progetto imprenditoriale di chi investe. Cosa si prefigge di ottenere, come minimo indispensabile, dall'investimento.

Se c'è tutta questa difficoltà a trovare lo sponsor, a questo punto è facile sostenere che in molti potenziali investitori ritengano che nemmeno quel minimo indispensabile ritorno economico sia garantito. Ed è molto grave. E poi c'è la concorrenza, ossia il ventaglio tra cui scegliere. La Juve non è l'unica possibilità per farsi pubblicità; ci sono mille altre squadre, ci sono tv, giornali, internet, ecc, ossia tipologie con meno effetti collaterali indesiderati.

So cosa state pensando, cari lettori: visto che è appena passato l’ennesimo lugubre anniversario del ritiro del ricorso al Tar del 31/08/2006, noi vecchi rancorosi ci stiamo ancora lamentando di Calciopoli? Nein!

Il punto non è tanto calciopoli, o le dicerie. Son passati quasi 20 anni. Il punto è che una volta ti accusano delle peggio cose e tu lasci correre, una volta non rubi ma ti prendi la colpa, una volta ti beccano a fare nulla e tu dici che sei colpevole in cambio di uno sconto di pena, ecc, ecc. La storia si ripete periodicamente, e i giornali di famiglia menano duro e scandiscono il ritmo per tutti gli altri. Il punto è che se la squadra gira e ottiene qualche buon risultato forse lo sponsor alla fine lo si trova, probabilmente, ma rendi le cose sempre più difficili, e allontani a prescindere già un certo numero di possibili investitori. Devi accontentarti di ciò che offrono quelli che rimangono. Questo atteggiamento tenuto per decenni ci ha portato dove siamo oggi. Una Juve “pulita”, anche molto ridimensionata come quella odierna, anche se in piena ricostruzione, in teoria uno sponsor lo troverebbe a mani basse, magari accontentandosi un po' sulle cifre. Certo, lo so, è ovvio, ci sono tanti fattori che influiscono, c'è la competitività sportiva, c'è il progetto, c'è il sex appeal, ma c'è anche l'immagine che hai e come la difendi/tuteli. Un investitore serio queste cose le deve considerare, per forza, prima di fare i conti della serva, sennò è un fessacchiottone. La questione è che qui le proposte erano pochissime e al ribasso, quasi inesistenti, ossia nessuno vuole tirare fuori manco più due spicci. Giustamente.
Il nome “Juventus” oggi spaventa. Si tira indietro Jeep, e mette fuori in scioltezza i soldi un altro? A queste condizioni? E chi è costui, Babbo Natale? E se poi scoppia un altro scandalo campato in aria? E se poi arriva qualche nuova condanna per qualsivoglia sciocchezza? Il rischio c'è, lo sanno anche i sassi. E se dovesse succedere, la Juve non si difenderà, come al solito. Sono almeno 25 anni che le cose vanno così.
Attenzione cari lettori, voi giustamente pensate istintivamente alla prima maglia, ma c'è anche tutto il resto (stadio, iniziative commerciali di vario genere, spazi pubblicitari, ecc); la Juve da anni ci sta rimettendo un mucchio di soldi, potenziali guadagni buttati a mare. Un conto è vendere uno spazio commerciale su un pannello pubblicitario con 2 interessati, un conto è venderlo con 15 interessati. C'è differenza su quello che ci si mette in tasca. Io imprenditore, devo affiancare il nome della mia azienda a quello di una squadra storicamente al centro di inchieste, e dicerie di tutti generi, e senza un progetto imprenditoriale vero. Una squadra che, in accordo con Uefa e Federazione italica, ha palesemente accettato accuse e condanne, in cambio di un piatto scadente di pasta e fagioli, e scelto di non essere competitiva per qualche anno. Oggi la Juve è solo Giuntoli, è lui l’unico progetto in cui sperare, tutto il resto è contorno quasi inutile. Attenzione, questo fino a quando non verrà inquisito o arrestato per aver tagliato di soppiatto l'orecchio di Van Gogh, o per aver ammazzato i due fratelli Kennedy.

Comprensibile dunque la curiosità e l’entusiasmo di molti tifosi per la giovane e fresca Juventus targata Giuntoli, ma a quelli come noi di GLMDJ, che abbiamo spirito critico e di osservazione, che abbiamo addosso le innumerevoli cicatrici del passato, presente, e futuro che si ripropongono periodicamente, viene spontaneo ragionare in questi termini: il boicottaggio continua, nessuno ha dimenticato niente, non c’è vittoria che potrà far archiviare la nostra voglia di giustizia. Saremo vicini alla squadra boicottando tutto, guarderemo i match utilizzando i sistemi grauiti alternativi. Tocca a noi questa volta appropriarci delle parole vergognose pronunciate da John Elkann nel maggio del 2006, dopo quel famoso Juve-Palermo giocata al defunto Delle Alpi, rieditandole al nostro scopo:

«Siamo vicini alla squadra e all'allenatore, oltreché al direttore sportivo. Della situazione strutturale orrenda del club, e della sua immagine devastata, continueremo a parlarne. Tutta la vicenda complessiva degli ultimi decenni infatti, non ci ha mai lasciato indifferenti, e visto che non ci sono le sedi opportune per discuterne e per risolverla, auspichiamo la vendita del club a qualcuno che abbia a cuore lo sport, la regolarità dei tornei, la Juventus e l’onorabilità che questa deve avere. La famiglia Agnelli è solo un lontano ricordo, oggi non esiste più. La famiglia Elkann invece non è mai esistita, se non per la seconda squadra di Milano a cui ha regalato con affetto e amicizia, direttamente e indirettamente, un certo numero di trofei e la seconda stella. Stella che, non dimentichiamocelo mai, ovviamente vale meno di quella da sceriffo, di plastica, comprata insieme alla pistoletta giocattolo, da un bambino che gioca agli indiani e i cowboy con gli amichetti nel cortile di casa».

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