Di CrazeologyParliamo di JuveQuando solo qualche anno fa la Procura della Repubblica di Torino si occupò del tifo organizzato bianconero, molti media anti-Juventini, con la solita boria e la solita viscida bava alla bocca, raccontavano di una società probabilmente collusa o compromessa con mafie e collaborante con un certo malaffare. Ma già dalle notizie che filtravano dagli atti del tribunale era molto chiaro che la Juve fosse parte lesa, e che persino chi svolgeva le indagini, ossia la DIGOS stessa, coadiuvasse il club nel prendere le decisioni più appropriate.
E infatti è finita formalmente proprio così; nonostante i pseudo-servizi giornalistici di tono scandalistico, nelle aule di giustizia vere si è capito che la dirigenza della Juventus cercava di non avere contatti diretti con certi personaggi e che in qualche modo cercasse di arginare intromissioni attraverso barriere strategiche ad hoc con persone di fiducia che facessero da filtro. Quella dirigenza cercava di mantenere un certo distacco ed evitare il più possibile di aiutare o promuovere, anche solo indirettamente, qualunque tipo di attività criminale, tra mille pressioni e disagi di ogni tipo.
Questa decisione, questo comportamento, in realtà si era già radicato anche in anni molto precedenti, addirittura con in sella ancora la Triade; questo atteggiamento di distacco di quella dirigenza in quegli anni lontani, infatti non piacque affatto a tutti i gruppi organizzati. Ricordiamo ai gentili e affezionati lettori, che già prima dello scandalo farlocco di calciopoli del 2006, alcuni elementi del tifo sapevano cosa stava per succedere e preparavano il terreno. E addirittura nella tarda primavera e nell’inizio estate, esploso lo scandalo, a Milano alcuni membri molto rappresentativi del tifo organizzato arrivarono a risse e coltelli, proprio perché c’era chi era contento di togliersi dalle balle Moggi e Giraudo ad ogni costo, e chi invece riteneva che nonostante l’antipatia dovuta a questo distacco, la Juve meritasse comunque una sacralità, un amore incondizionato, una vicinanza e una difesa ad oltranza da parte del tifo.
L’unico vero buco dell’inchiesta di Torino infatti, è stato il periodo di Cobolli e Blanc, ai quali la Procura avrebbe dovuto chiedere, dopo averli convocati per interrogarli a dovere, come mai il tifo bianconero più sanguigno e rumoroso, nel 2006 ha accettato così di buon grado la propria squadra del cuore in serie B. Quale tipologia di argomenti ha utilizzato il club per addolcire l’animo tempestoso del tifo organizzato gobbo? Chissà come hanno fatto... E chissà perché la Procura non lo ha chiesto…
Parliamo di Inter e MilanDetto tutto questo, solo nelle ultime settimane, nonostante fosse tutto chiaro da tempo immemore, e nonostante siano arrivati alla Procura di Milano da tanto tempo tutti gli imput (persino dal magistrato, procuratore, Gratteri, uno dei più impegnati alla lotta alla ‘ndrangheta), è finalmente esplosa l’inchiesta sul tifo organizzato delle due milanesi. Finalmente è stata scoperta l’acqua calda anche al Tribunale di Milano. Ciò che sta venendo fuori da quelle inchieste però è gravissimo. Non ci sono solo gli omicidi, le risse, i pestaggi strategici, i biglietti, i parcheggi, i concerti, la droga, gli intrallazzi economici extra-calcio con società costruite ad hoc, ecc, ma si intravede un atteggiamento delle società molto diverso da quello avuto dalla Juventus. Quando personaggi esterni al club riescono ad arrivare serenamente a giocatori, allenatori, dirigenti, e via dicendo, senza nessuna resistenza vera, per potere formulare qualunque tipo di richiesta, vuol dire che qualcosa non funziona.
Qualcosa puzza ed è andato a male. E le decisioni prese nel tempo dal club, comprese le assunzioni di specifici dipendenti, l’assunzione di avvocati per difendere determinate persone nei tribunali veri, ecc, ecc, la dicono lunga sulla gravità della situazione. Per la giustizia sportiva, che dorme della grossa come sempre quando si tratta di specifici club, in realtà ci sarebbe solo una sanzione da applicare, ossia la radiazione.
Che, sia chiaro, sarebbe anche un dramma, perché come al solito è paradossale e assurdo che il comportamento sbagliato di persone fisiche possa determinare la morte di persone giuridiche. Un club, qualunque esso sia, è solo un nome, una struttura, un’idea, non è mai davvero colpevole; colpevoli semmai sono le persone che lo amministrano e che dentro ci lavorano a vario titolo. Ma le regole, pur se anacronistiche, sarebbero queste, in teoria, e noi Juventini lo sappiamo meglio di chiunque.
Ma per le due milanesi, una soprattutto, troppa è la commistione che si è creata nel tempo, tra aree che dovrebbe restare sempre esterne e aree interne al club. A questa tonnellata di marciume si aggiunge anche il fatto che, come al solito, la magistratura meneghina tende a svolgere le indagini con la maglia di tifo addosso, e che probabilmente, a parte i capi ultrà già arrestati, le società e i rispettivi membri non verranno toccate da punizioni particolari. Pure i magistrati tifano, e pure loro lo fanno spegnendo qualunque inibizione, senso di equità, senso di giustizia, e sano ideale dello sport. Quindi si ripresenta l’equazione perfetta a cui ormai siamo abituati da sempre, ossia che come non ci si può aspettare penalità e squalifiche sportive di sorta, così non ci si può aspettare che un tribunale vero apra le due società come due scatolette di tonno.
Sono due società che sono diventate intoccabili a prescindere, qualunque sia lo stato finanziario e patrimoniale, qualunque siano gli eventuali illeciti penali o solo sportivi di cui potenzialmente possono essere responsabili. Ora pare che siano partite delle inchieste anche a Roma, per le due romane, dove si evidenziano grossomodo le stesse problematiche di fondo. Eppure nulla cambierà, arriveranno i camion con la sabbia a coprire tutto, si continueranno ad iscrivere tutte al campionato, e continuerà la sceneggiata del solito campionatino sporco del rigorino, del var strategico, dei pasticci e della solita banana split per tifosotti ignorantelli da spennare. Ignorantelli al punto tale che non solo si fanno prendere in giro, piangono e gioiscono per partite e tornei già scritti a tavolino, immaginari, scenografici, ma lo fanno pure pagando il botto dovuto agli attoruncoli scarsi, che neanche tanto sottobanco stringono le mani di persone che bisognerebbe mettere in gabbia per sempre e buttare via la chiave. Qui dentro ci sono un bel po’ (e neanche tutti) i motivi per cui quel matto di Crazeology scrive da anni che non ci sono campionati regolari da decenni, che tutte le classifiche sono state alterate da fatti sporchi interni ed esterni al calcio, e che se fossero state assegnate a tempo debito le giuste punizioni a tutti, probabilmente oggi nel Bananeto della Bassa Europa esisterebbe solo più il calcio dilettantistico. Non solo, ma quel matto di Crazeology scrive da sempre pure che l’unico periodo forse un filo più regolare degli ultimi 30 anni, sono stati i 12 anni della Triade, la quale in qualche modo controbilanciava un po’ i poteri del sistema calcio, e gli dava un equilibrio molto migliore di quello attuale, e non per i risultati di campo, ma solo per semplice contrappeso di potere. Quei due grandi dirigenti lo facevano tra mille difficoltà, contro tutto e contro tutti, e ne hanno entrambi pagato le conseguenze.
ConclusioneL’ironia in tutto questo sapete qual è? Che nel 2006, proprio per la mancanza improvvisa di quel contrappeso, non è solo la Juventus ad essere morta, ma tutto il calcio italiano, che da quel momento è definitivamente caduto totalmente nelle fogne.
Lo so, è una magra consolazione, ma ricordatevi che quando una cosa diventa troppo marcia, ad un certo punto diventa immangiabile per tutti. Però chi da tempo continua a boicottare questo letamaio, almeno non si fa prendere in giro e non ci rimette soldi propri.
Una piccola ma doverosa raccomandazione di chiusura per tutti i lettori.
Che nessuno racconti all’ingegnerino padroncino della Juventus che la sua vera squadra del cuore, quella col blu al posto del bianco, è talmente coinvolta nell’inchiesta di Milano che andrebbe, per l’ennesima volta, buttata al secchio. Lo conosco, ci rimarrebbe male, poi comincia a fare i capricci, digiuna, mette il muso, non vuole andare a scuola, piagnucola tutta la notte, disturba il vicinato, e mi tocca requisirgli la targa onorifica di “onestone ad honorem” che ha appesa orgogliosamente in cameretta. E se proprio diventa troppo intrattabile, magari mi trovo costretto anche a diseredarlo. Che io quando mi scappano i cinque minuti, perdo la pazienza e mi cade come un velo bianconero davanti agli occhi e…
COMMENTA CON NOI!La nostra pagina
FACEBOOKLa nostra pagina
TWITTERLa nostra pagina
INSTAGRAMLa nostra pagina
TELEGRAM