Giulemanidallajuve
 
 
 
 
 
 
 
  Spot TV
 
 
 
 
 
 
 
Juventus
Sabato 23.11.2024 ore 18,00
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Attualità di S. FEDERICI del 03/04/2010 14:47:11
La "Repubblica" del pre-Giudizio

 

Nel giornalismo si usa dire che la notizia vera c’è "non quando il cane morde il padrone", ma piuttosto "nel caso del padrone che morde il cane".
Gli opinionisti sportivi del quotidiano la Repubblica, dall’alto della rispettabilità della testata su cui si vantano di scrivere, sembrano volere ignorare uno dei principio basilari del giornalismo; ma pure insistono nel fornire un’informazione parziale e distorta.
Notizia recente è che Massimo Moratti, Giacinto Facchetti e Adriano Galliani erano soliti avere colloqui telefonici con l’ex Designatore arbitrale Paolo Bergamo. La rivelazione proviene dall’avvocato Prioreschi, del collegio difensivo di Luciano Moggi.
L’intero scandalo Calciopoli è stato basato sulla pubblicazione (che è avvenuta in maniera illegittima) di alcune telefonate tra Luciano Moggi (ma non solo) e gli ex Designatori Bergamo e Pairetto; nonché su molte altre intercettazioni che concernevano colloqui tra personaggi del mondo calcistico, federale e arbitrale e di alcune società.
A questo chiacchiericcio telefonico (la cui valenza penale deve ancora essere dimostrata, visto che esiste il principio costituzionale di non colpevolezza) sembravano essere estranei altri importanti personaggi del mondo del calcio italiano .
Infatti l’Italia intera era sta rassicurata nientemeno che dal dr. Giuseppe Narducci, PM dell’inchiesta su Calciopoli, il quale il 27 ottobre 2008 (come riporta l’ANSA) nel corso della prima udienza , davanti al G.U.P. Eduardo De Gregorio, del processo per 11 imputati di Calciopoli col rito abbreviato, il quale aveva dichiarato “Piaccia o non piaccia agli imputati non ci sono mai telefonate tra Bergamo o Pairetto con il signor Moratti, o con il signor Sensi o con il signor Campedelli, presidente del Chievo.” E pure " Nelle migliaia di intercettazioni, ci sono solo quelle persone (gli attuali imputati, ndr), perché solo quelle colloquiavano con i poteri del calcio''. Mettendo da parte il simpatico Campedelli e lo scomparso ex presidente romanista, dobbiamo constatare che il dr. Narducci ha detto in un dibattimento di processo penale una cosa che non corrisponde al vero. E questa circostanza potrebbe innanzitutto offrire uno spunto ai giornalisti di Repubblica.

Maurizio Crosetti, in suo articolo apparso su Repubblica il 02 aprile, scrive invece che “calciopoli non è un 'invenzione mediatica”. Il Gruppo Editoriale L’Espresso, proprietario di Repubblica, ha pubblicato un libro di grande successo intitolato “IL LIBRO NERO DEL CALCIO - 2006 - Tutte le intercettazioni, telefonata per telefonata”. Tale libro ha contribuito non poco a provocare grande indignazione nell’opinione pubblica, se non altro perché nel titolo si accomunava, con un’assonanza di cattivo gusto, il mondo del calcio a quello delle dittature che hanno sterminato decine di milioni di persone.
Anziché rallegrarsi per l’opportunità di poter pubblicare un appendice di aggiornamento alla precedente edizione, contenente le numerose telefonate che i Carabinieri comandati dal Ten Col. Auricchio e la Procura di Napoli non hanno mai ascoltato, e che ora i difensori di Luciano Moggi stanno per esibire nel dibattimento in corso, (riguardanti appunti altri nuovi importanti personaggi deondo del calcio finora estranei allo scandalo) Crosetti inspiegabilmente appare indignato. La circostanza appare di difficile comprensione.

Maurizio Crosetti prosegue il suo articolo affermando che “non è giusto fingere di dimenticare l'enorme massa di fango e pattume emersi dall'inchiesta”. Gli italiani hanno visto il fango nella tragica vicenda di Sarno, e il pattume lo ha testimoniato il mondo intero mentre seppelliva la splendida città di Napoli. In molti, tra quelli che hanno letto o sentito DAVVERO le trascrizioni delle intercettazioni di Calciopoli, il fango e pattume di cui scrive il giornalista non lo vedono proprio.

Poi il noto giornalista prosegue scrivendo che “Fino a prova contraria (se esiste esibitela), Calciopoli resta la pagina più nera e vergognosa nella storia del calcio italiano anche più dello scandalo scommesse”. E qui, si può notare come l’opinionista dispensi una sua personale classifica non ufficiale e non riconosciuta; inoltre pare doveroso ricordare che le sentenze della giustizia sportive di Calciopoli potrebbero ancora essere revocate e le sentenze penali definitive non sono state ancora emesse. Vi è solamente una sentenza di primo grado basata su un rito abbreviato che ha visto condannati solo 4 degli imputati, mentre altri 7 di loro sono stati assolti (mica un gran risultato per la Pubblica accusa…).

Il giornalista di Repubblica ammonisce infine noi tifosi juventini che “prima di chiedere indietro gli scudetti occorre forse rispettare il lavoro dei tribunali”.
Su questo Sito Maurizio Crosetti avrà notato come si rispetti il lavoro del Tribunale al punto tale da trascrivere riga per riga il contenuto del dibattimento del processo di Calciopoli. Certamente anche Crosetti rispetterà - come tutti - il lavoro dei Tribunali, ma non potrà non convenire che il processo di Napoli su Calciopoli, seppur rispettabile, ora non interessi particolarmente il mondo mediatico, che ha preferito dare ampio risalto solamente alla fase dell’indagine…
Quello che è doveroso respingere sono le successive affermazioni del giornalista, secondo il quale Calciopoli: “ha rivelato una rete di collegamenti delinquenziali che ruotano attorno al controllo e alla designazione di alcuni arbitri” E ancora “le designazioni pilotate, le schede telefoniche,le moviole televisive truccate , insomma la CUPOLA”.
Sembra che in questo passaggio sia invece lo stesso Crosetti a non rispettare “il lavoro del Tribunale”, anzi quello di un Corte di Appello. Per essere precisi quella di Roma, che ha già sentenziato nel 2007 (!) che il sorteggio arbitrale non era truccato, condannando un giornalista (Gianfranco Teotino) per diffamazione, avendo egli sostenuto la sola tesi della manipolabilità del sorteggio arbitrale.

Forse non ci sarà eleganza nell’insistere sugli scudetti finti come afferma Crosetti. Infatti un giornalista di grande popolarità e successo urlò in televisione nel maggio 2006, in una nota trasmissione calcistica: “91 punti! 91 punti, teste di (…)”, e fece poi seguire a tale lapidaria dichiarazione un’affermazione offensiva, irriguardosa, irripetibile e da censurare.
Chi scrive si limita solamente ed esclusivamente a ribadirle: “91 PUNTI! 91 PUNTI!
 
  IL NOSTRO SONDAGGIO
 
Dopo la Cassazione su Moggi, cosa dovrebbe fare ora la Juve?
 
  TU CON NOI
   
 
   
 
  AREA ASSOCIATI
   
 
 
 
  DOSSIER
   
 
   
 
  LETTURE CONSIGLIATE
   
 
   
 
   
 
  SEMPRE CON NOI
   
 
   
 
Use of this we site is subject to our