Immagino che molti di noi ricordino ancora il vecchio motivetto che attaccava con “la Rai sei tu…”. L’altra sera, facendo un po’ di zapping, per pochi secondi (il tempo di capire quale fosse l’argomento in questione e soprattutto come fosse trattato) il mio televisore si è sintonizzato sul terzo canale pubblico. In primo piano, c’era l’enorme
Galeazzi: con tutto l’impegno che negli anni a venire potrò dedicare a banchetti natalizi e pasquali, non credo che avrò mai la possibilità neppure remota di avvicinarmi alla sua mole elefantiaca. Evidentemente,
la Rai non sono, né mai potrò essere, io. L’obesità di Bisteccone, sposata ad una dizione tutt’altro che impeccabile, impedisce anche ai telespettatori armati delle migliori intenzioni di comprendere buona parte delle sue parole. E allora viene da chiedersi cosa ci stia a fare lì sopra quell’uomo, stipendiato con il nostro denaro. E il brutto è che, nel caso di Galeazzi, quando capita di comprendere qualche suo concetto, subito ci si rammarica di non avere perso pure quello.
Per fortuna che a fargli da spalla c’è quell’altro fenomeno di
Boniek! Povero Zibì, quando lo senti parlare di questioni sulle quali evidentemente ha poche idee e confuse, torna in mente la sua immagine, mentre era intento ad infilare nelle mutande il primo stipendio consegnatogli dall’Avvocato. Un episodio che ben descrive la semplicità del primo Boniek, quello che tutti gli juventini hanno amato e tifato. Poi quell’uomo è stato sostituito dal personaggio che tanto apprezza i salotti romani e tanto anela la luce dei riflettori, da prestarsi a figure meschine come quella rimediata l’altra sera durante la squallida trasmissione imbastita in quattro e quattr’otto per seminare un po’ di sana disinformazione sulle ultime novità farsopoliane.
Come già detto, sono bastati pochi secondi per capire il livello della trasmissione: del resto, visti i protagonisti in studio, cosa c’era da aspettarsi? Ma è stato solo in un secondo tempo, quando abbiamo potuto “apprezzare” il trattamento riservato all’
avvocato Prioreschi (grazie alla
registrazione messa a disposizione da GLMDJ), che la faziosità irritante di questi personaggi è stata definitivamente smascherata.
Che servizio pubblico è quello in cui si organizza una trasmissione a senso unico e, solo mentre scorrono i titoli di coda, si concede l’opportunità all’accusato di difendersi, mediante il suo avvocato? Che servizio pubblico è quello in cui si tagliano le parti delle interviste che non piacciono alla redazione? Che servizio pubblico è quello in cui si forniscono informazioni evidentemente sbagliate, inventandosi fatti inesistenti e omettendo notizie fondamentali? Che servizio pubblico è quello in cui si chiamano a parlare persone, non solo disinformate, ma che ammettono spudoratamente di fregarsene di informarsi? Una frase per tutte riassume il livello della disinformazione che ci propina la Rai.
Quando l’avvocato Prioreschi invita tutti a leggersi le carte processuali, prima di parlare di schede svizzere, Boniek gli risponde così: «Abbiamo altro da fare!» . Detto da uno che prende soldi (pubblici, vale la pena di ripeterlo fino alla nausea) per parlare proprio di quell’argomento è francamente vergognoso.
La speranza è sempre l’ultima a morire.
E allora non smetteremo di sperare che prima o poi la Rai si decida a fornire le informazioni con un minimo di professionalità, magari dando spazio a quel Beha che proprio sulla rete pubblica da molto tempo va controcorrente, dimostrando una preparazione ed una correttezza inusuali tra i suoi colleghi. Per il momento, a chi ci chiederà di seguire trasmissioni del tenore di quella dell’altra sera, risponderemo con le parole di Boniek: «Abbiamo altro da fare!».