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Attualità di G. GALAZZO del 11/04/2010 08:03:52
Lacrime

 

Vorrei che quegli occhi lucidi, divenuti poi gonfi di lacrime, rimanessero nel tempo impressi nella memoria.
Il pianto di una innocente creatura, alla quale i genitori avrebbero probabilmente voluto regalare una serata di festa, rappresenta a livello emotivo, il segnale della resa definitiva e senza speranza della Juve targata Elkann e Blanc.

Non credo che meritassero quel dolce viso, bagnato dalle lacrime come amaro epilogo, ma quel viso inconsapevolmente si contrappone alla loro vigliacca resa:
da una parte la bambina che piange vedendo Del Piero, Trezeguet e Camoranesi, eroi smarriti nel confronto con il passato, dall'altra, i principali autori dello scempio assenti e indegnamente fuggiti davanti all'orrore prodotto dalla loro creatura.

Meglio il mare della costa azzurra, per il manager francese, piuttosto che vedere le gesta di Cannavaro, Melo, Amauri, protagonisti della cavalcata verso gli inferi. Probabilmente meglio una sciata nelle nevi Svizzere per il rampollo che ha delegittimato l'amore per la Juve dalla storia della famiglia.
Il peggior vigliacco è colui che fugge dinnanzi ai propri crimini.

Non é certo il pianto di una piccola bambina che può scalfire il cuore di chi cuore non lo ha. Non è neppure certo che il pianto di quella piccola tifosa fosse figlio della delusione nell'aver visto un giocattolo rotto ( la Juve), quello stesso giocattolo che apparteneva a mamma o papà. A me piace pensarla cosi.

Quanti di noi sono stati, parecchi anni fa ( chi più chi meno), quella bambina? Lo sono stato io, nella prima finale di coppa campioni contro i "mostri olandesi", lo sono stato io, nel vecchio Marassi, umiliato per una sconfitta contro un Genoa "operaio", lo sono stato con Bettega ammalato.
Ma c'era un padre, un nonno al mio fianco, che poteva tranquillizzarmi: "dai, ninin, che la prossima la vinciamo"; e si vinceva la prossima e quella dopo e l'altra ancora e allora potevo sorridere e "Juve, Juve, Juve", potevo gridare. Un anno per l'altro, attraverso solo qualche giorno di lacrima.

Cosa può dire, oggi, un padre ad un bimbo cosi?
Non saprei, giuro non lo saprei e non tanto perche sono padre "di uno juventino mai nato”, ma come si potrebbe spiegare ad un bimbo che il gioco più bello non esiste più?
Come spiegargli che, una volta lisa e scolorita la maglia con su scritto "10 Del Piero", chissà quando mai potrà indossare nuovamente una maglia simile?
Come spiegargli che quella stessa maglia è sepolta da altri colori anche nelle bancarelle dei mercatini? Come spiegargli che quella maglia non vince più neppure ai giardino quando gioca con i suoi amichetti?

E cosi mi piacerebbe pensare che la protesta che incombe, che la battaglia che stiamo combattendo abbia come simbolo gli occhi gonfi di lacrime di quella piccola fanciulla, a nome di tutti quei piccoli Del Piero a cui stanno rubando il giocattolo che fu dei loro padri.

Vorrei che, sotto quel virtuale vessillo, tutti quei padri si unissero alla nostra battaglia per la verità, vorrei che grazie a quelle lacrime di bimbo, mescolate a quelle che hanno riempito le nostre prime rughe, affogassero tutti quelli che le hanno causate.
Non è la battaglia di chi rivuole il giocattolo è la battaglia per gli ideali.

Quando crescerà te ne sarà grato, Del Piero o meno.
 
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