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Editoriale di R. GAMBELLI del 23/12/2007 12:07:12
Cari amici Juventini

 

Chi Vi scrive è Riccardo Gambelli, come voi grande tifoso bianconero da sempre, da tutta la vita. Quello che mi differenzia da voi in questo momento è che io sono stato intercettato nella nuova Farsopoli, che allieta la fantasia degli italiani in questi giorni.
Mercoledì mattina, come consuetudine, accendo il telefonino verso le otto, notando immediatamente almeno 10-12 telefonate di persone che avevano trovato l’apparecchio spento. Richiamo il primo della lista, ironia della sorte, un amico che attualmente è direttore sportivo di una squadra di serie C, amico dai tempi che militava nel Siena, il quale mi avverte che il mio nome è pubblicato su Corriere e Gazzetta dello Sport, perché faccio parte delle intercettazioni di Moggi. Richiamo il secondo e il terzo amico che confermano il tutto.
La sensazione di quel momento è la stessa che provai quella notte di maggio del 1985, allo stadio Heysel, quando, dopo essermi gettato dal muro della zeta, assistevo alla carneficina che avveniva di fronte ai miei giovani occhi con le gambe paralizzate.
Anche mercoledì scorso le mie gambe non riuscivano a muoversi, tanto che non riuscivo a scendere dalla mia auto.
Il bello è arrivato verso le 12, quando il cinquantesimo amico chiamante, mi avvertiva che su www.repubblica.it si potevano trovare i testi integrali delle mie conversazioni con Luciano Moggi, accessoriate dalle mie generalità complete.
La sera a casa avevo persino paura ad accendere il computer: mi sentivo un delinquente. Cosa c’entro io con il mondo del Calcio? Sono solo un grande tifoso della Juve e basta.
La colpa mia è solo quella di essere amico di Luciano Moggi, una persona squisita, gradevole e simpatica dal quale ho la fortuna di ricevere la sua stima e di sentirlo e vederlo molto spesso. Conosco tutta la sua famiglia, la moglie, la sorella, le nipoti, i cugini, grazie a serate goliardiche che regolarmente facciamo nella sua casa di Monticiano. L’anno scorso, il giorno di Santo Stefano, mi ha invitato con mia moglie nella sua casa di Follonica. Il 26/12 è un giorno speciale, magico nel quale tutte le persone amano circondarsi di persone care. Fui estremamente onorato da quell’invito.
Per chi ancora non fosse a conoscenza del testo delle mie intercettazioni ricordo che riguardano delle lettere da me scritte.
La prima mi era stata richiesta da Gennaro Mazzei, ex designatore degli assistenti, anch’egli mio grande amico. Una lettera che voleva inviare a tutti i giornali e, quindi, anche a Libero dove lavora attualmente il nostro direttore. Gennaro voleva gridare al mondo la sua innocenza, visto che in altri ambienti non gli era stata la possibilità di poterlo fare.
La seconda lettera riguardava una mia risposta a Cannavò da pubblicare su Libero, il quale, come dice il Direttore, mi aveva praticamente dato del “coglione”.
Non posso e non voglio commentare, lasciando ognuno di voi libero di pensare e farsi delle idee al riguardo.
Questo, cari amici bianconeri, è il paese dove viviamo, una nazione nella quale una persona comune, come il sottoscritto, con dei figli, una casa, un mutuo da pagare, un lavoro serio (esercito nel mondo farmaceutico, ho dovuto giustificarmi anche con l’azienda), si può trovare sbattuto in prima pagina di tutti i quotidiani e siti web da un momento all’altro senza aver fatto niente di male.
Ma è soprattutto un paese dove è vietato essere amici di Luciano Moggi.
Cari amici juventini, adesso vi saluto gridando Forza Juve e sperando che la corte europea ci restituisca i due scudetti che gli accattoni interisti ci hanno rubato lo scorso anno.

Un abbraccio a tutti.

Riccardo Gambelli
 
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