E' di qualche tempo fa la notizia che ha sicuramente gettato nello sconforto tante amiche del forum; il gran sacerdote della Vida Loca, l'uomo il cui bacino nega le leggi della fisica, insomma quel pezzo di latinoamericano che risponde al nome di Ricky Martin, ha alfine confessato la propria omosessualità.
A dir la verità era un segreto di Pulcinella, io stesso sostenevo da anni che il bel tenebroso di "1-2-3 Maria" nascondesse questo segreto, e da anni mi beccavo insulti ed improperie dalle sue fans, che mi accusavano di parlare spinto dalla gelosia.
Questo tardivo "outing" del cantante, però, al di là del piacere sadico del "l'avevo detto, io!", mi ha lasciato alquanto amareggiato.
Chi scrive, infatti, se già prima non aveva grossa stima di Ricky Martin sotto l'aspetto musicale, ora ha perso anche quella -tanta o poca che fosse- per l'aspetto umano.
Altolà: io non ho alcun pregiudizio contro gli omosessuali. Sono convinto che chiunque abbia il sacrosanto ed inviolabile diritto di invitare chi preferisca sotto le proprie lenzuola. Al contrario, ho dei pregiudizi contro chi ha dei pregiudizi, se mi permettete il gioco di parole.
Proprio per questo non accetto la scelta di Ricky Martin di nascondere per tutti questi anni la sua omosessualità. Non l'ha fatto come un povero ragazzo che deve vivere con il terrore di essere messo all'angolo, di essere ripudiato dai genitori.
No, signori.
L'ha fatto a puro e semplice scopo di marketing; diciamoci la verità, musicalmente Ricky non è certo una cima, ma vale quanto un qualsiasi ragazzino di "Amici". Costruendosi un'immagine da macho sciupafemmine, invece, ha fatto leva sulla parte ormonale del pubblico femminile, diventando l'artefice di un successo planetario.
Ben diversamente da chi, dotato di ben altro talento e carisma, siede nel Gotha della musica senza aver mai nascosto la propria omosessualità, anzi, scherzandoci talvolta su; rido ancora fino alle lacrime pensando al grande Freddy Mercury in baffoni, minigonna e tette finte che passa l'aspirapolvere.
In nome del dio denaro, insomma, Ricky Martin ha ingannato il mondo; ma prima ancora ha tradito se stesso nella parte più intima della sua personalità.
Per tutto il tempo ha portato una "maschera", che oggi, arrivato al declino della sua carriera, può permettersi di lasciar cadere.
Una maschera come quella che, dopo anni, è caduta anche nel panorama della cosiddetta “informazione” italiota.
Pochi giorni fa, infatti, è stata resa pubblica la notizia di una nuova (?) importante
partnership tra la squadra degli Onesti e nientepopodimeno che la RCS Sport, leggasi la Gazzetta dello Sport. Innanzitutto ho seri e profondi dubbi sull'utilizzo improprio dell'aggettivo
“nuova” : sembrerebbero essersi tutti dimenticati di colpo (cosa che peraltro avviene spesso con le faccende che riguardano la Banda Mo-Ratti, vedasi l'epidemia di amnesie al Processo di Napoli...) i rapporti ormai consolidati da anni tra il gruppo editoriale RCS e la squadra di Milano.
Uno tra tutti, la collaborazione per la pubblicazione delle orribili
“medaglie celebrative dell'inter” e per la serie di DVD porno-horror
“La grande storia dell'inter” , opera in 11 volumi che ha fatto gongolare il cassiere di via Durini 438mila volte.
E pensare che, senza Farsopoli, per raccontare la storia dell'inter sarebbe bastato un floppy disk di quelli vecchi.
Ma d'altro canto, anche senza essere analisti contabili, a chiunque sarebbe bastato leggere una copia della “rosea” per rendersi conto che la linea editoriale, da anni, segue i dettami dell'Onesto per eccellenza.
Quello dei giornali “pilotati”, ahimè, è uno dei grossi mali della cosiddetta “informazione libera” del nostro paese.
Badate bene, non mi riferisco ai giornali “di partito” o ai cosiddetti “organi ufficiali”: solo un idiota potrebbe rimanere stupito dal fatto che, ad esempio, il Manifesto o la Padania abbiano un taglio editoriale che si rifà a quello del loro relativo partito politico di riferimento.
Vero è, però, che esistono quotidiani che si professano “liberi ed indipendenti” ma che, al contrario, sono palesemente schierati.
E questo è contrario ad ogni forma di onestà intellettuale o di deontologia professionale.
E' contrario all'ABC del mestiere di giornalista.
Significa indirizzare le masse subdolamente, creare ad arte un “sentimento popolare” che... beh, è inutile che vi racconti tutta la storia, tanto la conoscete già bene, no?
Ma c'è, casomai non bastasse, ben di più...
Durante gli interrogatori del
Processo di Napoli (dei quali, restando in tema, si sa qualcosa solo grazie al lavoro di GLMDJ, perchè i media di regime lo ignorano sistematicamente, salvo indignarsi a nove colonne quando viene fatto -a ragione- il nome di qualche dirigente ormai defunto) sono emerse situazioni per le quali l'unico aggettivo consono è allucinanti.
Fino ad ora abbiamo parlato di un giornale sportivo.
Uno di quelli che la gente dovrebbe leggere distrattamente alla mattina, mentre fa colazione con cappuccio e cornetto.
Uno di quelli che fanno a gara a sparare nomi di Fantamercato.
Uno di quelli che, al massimo, stimola discussioni su di un goal in fuorigioco.
E invece no.
Con sgomento scopriamo, grazie alle dichiarazioni del Colonnello Auricchio, che la “rosea”, è diventata di colpo
strumento d’indagine e, peggio ancora,
mezzo probatorio!
In pratica siamo passati dal “La Juve era colpevole perchè il sentimento popolare (dopo anni di tam tam mediatico) volle così”, che in Italia, paese che si vanta di essere la culla del Diritto, è già di per sé inconcepibile, al “
La Juve era colpevole perché c’era scritto sul giornale” !!!
Ora, ad anni di distanza, e con tutto quello che questi anni hanno significato per il popolo della Juve, questa notizia.
L'annuncio che chiude il cerchio certificando quello che noi sosteniamo da anni, venendo per questo accusati di essere dei visionari.
Cioè che tanto chi ha accusato quanto chi ha investigato, tanto il giudice quanto il carnefice, per finire con quello che ricompose la salma, erano solo mille identità, mille maschere dietro cui si nascondeva la stessa persona.