Che il mio "amore" calcistico per la Juventus si sia fermato nel maggio del 2006, credo non sia più mistero per nessuno. Come è altresì chiara la mia posizione nei confronti di quella "storia" nata nel 1897: difenderla dalle menzogne.
Ho trattato l'argomento
Gea parecchie volte, seguendo l'iter giudiziario e scrivendo a chiare lettere le conseguenze di quel procedimento, e torno a farlo, anche volentieri, perché evidentemente c'è ancora qualcuno che le cose non le ha ben capite, o forse, come capita da quattro anni a questa parte, lo schieramento del "colpevole a prescindere" è più vivo che mai.
Questa volta il "palcoscenico" lo calca tale
Stefano Argilli, ex capitano del Siena, per farci sapere, udite udite, che scoperchiare Calciopoli fu opera sua (con un’intervista ad Avvenire del 30 aprile 2006), e a distanza di quattro anni
Avvenire.it , è andato a scovarlo.
Un solo punto voglio evidenziare. Alla domanda:
"Ma era proprio la Gea la “madre” di tutti i mali del nostro calcio?", il difensore riminese risponde senza dubbi:
"La Gea è stato assodato che fosse il centro di potere nettamente più forte, quello che regolava le sorti delle società medio-piccole, arrivando praticamente a controllare tutto il sistema".Il Sig.Argilli deve tenere presente che la decima sezione del Tribunale di Roma
ha assolto tutti gli imputati, nel processo contro la Gea, dall'accusa di associazione a delinquere. La sentenza del Tribunale ha smontato e demolito l'accusa portata in aula dal pubblico ministero Luca Palamara, che si basava sul fatto che la Gea fosse un’associazione a delinquere di cui Moggi si serviva per controllare il mercato del calcio.
Domani ci sarà un nuovo "argilli", che si patenterà come conoscitore di sentenze e precursore di scandali, e quel domani io sarò ancora qui, a smontare e demolire ogni vergognosa bugia che toccherà quello che è stato il mio più grande "amore" calcistico: la Juventus.