L'Italia: terra di Santi, di poeti e di navigatori; ma anche di tifosi. Tifosi di calcio, la categoria peggiore, perché nessuno sport come il calcio veicola il peggio delle passioni umane e della faziosità delle varie parti sociali.
Fa tristezza che la categoria che dovrebbe essere quella più nobile fra tutte quelle umane, la politica, non faccia eccezione a tale regola; anzi.
Politici tifosi: in parlamento fra destra, sinistra e centro, così come nello sport.
Fa specie quindi sentir parlare di sport, o meglio: di calcio, un Ministro della Repubblica con toni che nulla hanno a che vedere con il concetto di lealtà sportiva.
Cari rancorosi di Lega Pro, la vecchia Serie C degli ex presidenti Cobolli e Gigli, se pensate che mi stia riferendo al Ministro della Difesa Ignazio La Russa, beh, si avete indovinato.
Domenica, il nostro, ancora inebriato dalla gioia per la conquista del "quarto" scudetto consecutivo della sua amata Inter, si è lasciato andare a quelle classiche dichiarazioni a caldo che di solito gli addetti ai lavori del pallone cercano di evitare, perché si sa che in tali frangenti possono uscire dalla bocca espressioni o concetti non proprio consoni o appropriati.
Ma tant'è: il padre di Geronimo è un siculo sanguigno, un politico di lotta prima e di governo poi e le emozioni le esterna, le cavalca e per questo non si nega.
Col rischio di dire stupidaggini.
Ce l'aveva col povero Siena che già retrocesso aveva avuto l'ardire di "resistere" (pardon: di erigere barricate, non sia mai che incappi in un misunderstanding politico...) per ben 57 minuti all'invincibile portaerei nerazzurra, il natante più onesto e "simppattico" d'Italia.
Sinceramente la partita non l'ho vista, quindi non so dirvi se la resistenza dei toscani sia stata così strenua come il Ministro sostiene; ma anche se lo fosse stata, non capisco dove stia lo scandalo.
In Inghilterra, patria dei diritti e delle moderne costituzioni liberali (studi La Russa, studi...), una squadra che nulla ha più da dire alla stagione che giochi sportivamente per ottenere un risultato contro un'altra impegnata nell'ottenere un traguardo è un fatto normale; anzi: in terra di Albione ci si stupirebbe del contrario, perché un atteggiamento remissivo o peggio accondiscendente verrebbe inteso come una grave violazione alla regolarità del torneo.
In Italia non è così. Un Ministro della Repubblica accusa tale squadra di essersi impegnata, di non aver fatto come la Lazio due settimane prima, che già praticamente salva ha giocato (parola grossa, eh?) in scioltezza e con poco impegno consentendo alla Nimitz dei Navigli un 2-0 imperioso con tutto lo stadio a festeggiare; e per "stadio" intendo l'Olimpico di Roma e per "tutto" intendo sia la parte laziale che quella interista; se vi pare normale.
Vorrei ricordarvi, cari miei rancorosi, che giusto un decennio fa la fù Juventus perse ai danni della Lazio uno scudetto nell'acquitrinio di Perugia, non solo perché l'arbitro più laziale d'Italia decise di giocare in tale acquitrinio, ma anche perché l'avversario, capitanato da Materazzi, guarda un pò, si impegnò anima e corpo in tale battaglia, pur non avendo da chiedere alcunché alla sua stagione.
Già, Materazzi; il punching ball preferito dal divino Zidane il mitico 5 Maggio, ai laziali che lo stavano umiliando sul campo, si rivolse in lacrime mendicando una vittoria, lui che gli aveva fatto vincere lo scudetto due anni prima.
Adesso sarete stanchi cari miei, per cui non vi tedierò oltre sulle esternazioni di un tifoso interista; tralascerò altri strafalcioni vari, tipo la giustificazione del gesto delle manette di Mou, oppure le offese in diretta al buon Zampini e a tutti noi juventini.
Ma per concludere questa mia una cosa all'Onorevole Ministro la vorrei dire: è di ieri la notizia tragica della morte di due nostri soldati in Afghanistan, soldati mandati in quella terra lontana da Lei e dal Governo di cui Lei fa parte; soldati che combattono e muoiono per ideali che si chiamano Patria, Libertà e Democrazia; per rispetto di chi difende quei valori da domattina riponga i vessilli dell'onesta calcistica e torni ad occuparsi di loro, come il suo ruolo Le compete.
Magari spiegando agli altri due rimasti feriti, ma vivi, che le battaglie della vita si combattono tutte, lealmente e fino in fondo, per gli Ideali e per la Patria e non per accattonare l'ennesimo titolo di cartone.
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